sport Archives - La Storia di Castel Bolognese https://www.castelbolognese.org/tag/sport/ Mon, 05 Sep 2022 20:08:21 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Un castellano alla guida dei riolesi “volanti” https://www.castelbolognese.org/miscellanea/un-castellano-alla-guida-dei-riolesi-volanti/ https://www.castelbolognese.org/miscellanea/un-castellano-alla-guida-dei-riolesi-volanti/#comments Fri, 09 Apr 2021 19:32:42 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=9024 di Sante Garofani Negli anni “70 a Riolo Bagni (rinomata stazione di cura e soggiorno) d’estate, c’era lo “struscio” di corso Matteotti, il mitico dancing “La Lanterna”, il concorso canoro per voci nuove “Anemone d’oro” e le Terme, con puntuale massiccia invasione pacifica di villeggianti. Il progetto Correva l’anno 1971 …

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di Sante Garofani

Negli anni “70 a Riolo Bagni (rinomata stazione di cura e soggiorno) d’estate, c’era lo “struscio” di corso Matteotti, il mitico dancing “La Lanterna”, il concorso canoro per voci nuove “Anemone d’oro” e le Terme, con puntuale massiccia invasione pacifica di villeggianti.

Il progetto

Correva l’anno 1971 quando un lungimirante imprenditore riolese, Giuseppe CASADIO (detto Pignò), contitolare con il cugino Elio PASINI dell’azienda F.A.S. * (Fabbrica Articoli Stampati), pensò in quell’estate di realizzare una pista di pattinaggio nella zona Rio Vecchio (ora sede di Acqualand), nei terreni di sua proprietà, sottostanti la sua abitazione di via Senio, 2.

(*) produceva ogni genere di articoli in lamiera stampata come cavatappi per bibite, pattini a rotelle per bambini (quelli allungabili) e una vasta gamma di prodotti e giocattoli d’importazione, nonché le prime racchette da tennis in legno laminato multistrato.

La realizzazione

Per attuare questo progetto, Casadio si avvalse della consulenza di un esperto e competente istruttore di pattinaggio artistico imolese, Cesare Grandi e di un suo dipendente, Iorio Bertozzi, che in seguito sarà responsabile – vendita pattini.
La FAS chiuse per ferie e bisognava fare in fretta per completare l’opera prima della riapertura aziendale. Fu un susseguirsi di lavori ben coordinati. Venne steso il getto di cemento dove successivamente i piastrellisti avrebbero posato le mattonelle di graniglia, levigate quanto bastava per non essere troppo scivolose. Fu realizzato il bar e il punto noleggio pattini. Contemporaneamente gli elettricisti, Tattini & figlio, installarono i fari che avrebbero illuminato la pista in notturna. Curiosità: per accorciare i tempi si tese la rete di protezione utilizzando l’auto di Pignò, una potente Opel Admiral con cambio automatico (modello come foto sotto).

La strada che collegava la riolese con la pista dei pattini (via Rio Vecchio) partiva dal “botteghino” di fronte al bar pizzeria “I Pini”. Era quasi completamente sterrata, l’asfalto comunale terminava all’ex pensione Leandra (ora casa per anziani) e poi null’altro che ghiaia e polvere. Solo l’anno successivo il comune ne allargò la carreggiata e l’asfaltò completamente.
Le macchine, in arrivo alla pista, parcheggiavano a lato fiume in una ex cava per l’estrazione della ghiaia. In seguito la forte pendenza esistente venne colmata per riportare quello spazio a livello strada.

L’inaugurazione avvenne un pomeriggio di inizio settembre del 1971 (forse sabato 4 o domenica 5). Il sito venne chiamato ufficialmente Ranch Park, ma sul cartellone apparve stampato erroneamente “Parc”, cosa che generò non pochi “mal di pancia”. Nessuna cerimonia, nastro da tagliare e personalità istituzionali, ma per l’occasione venne organizzata una grande esibizione di pattinaggio artistico con atleti di caratura nazionale dei gruppi CAMST (Campioni d’Italia), Bononia e ASBI UISP di Imola. Qui immortalata in due rari documenti fotografici di grande valore storico.

Dopo la manifestazione tutto lo staff (atleti compresi) furono invitati a cena a villa Casadio e fino a notte, con una vista panoramica da sogno, festeggiarono con musica, prosciutto, piadina e buon vino.

La pista era lunga 40 metri e larga 20. In seguito venne allungata di altri 10 metri (lato Acqualand) riservata ai principianti e bambini. Era circondata da una palizzata alta circa 1 metro e 20 cm. con alla base assi di legno longitudinali per attutire i colpi dei pattinatori in erba, che cercavano disperatamente quell’appiglio per non cadere. Era dotata di un bar con relativi bagni (gestito dalla moglie di Renato Bacchilega detto Malgàz), del punto noleggio pattini con annesso magazzino (gestito da Enea Grandi padre di Cesare e da Renato con suo figlio), di prospicienti sedili dedicati ad indossare in tranquillità i pattini prima di entrare nel vortice della pista. Una tettoia, per proteggere i clienti dal sole, venne costruita solo l’anno successivo. Giovani alberi, ombrelloni, panchine e sedie pieghevoli in legno erano disseminati ovunque intorno a quel rettangolo.

Quattro altoparlanti, fissati sui pali dell’illuminazione (si pattinava poco oltre la mezzanotte), trasmettevano gli annunci per il pubblico e la musica direttamente gettonata nel jukebox del bar.
50 lire una canzone, tre 100 lire. Il caffè costava 80 lire, il ghiacciolo 30, rigorosamente Sammontana. Il biglietto orario per il noleggio dei pattini costava 300 lire. Chi invece ne era proprietario pagava solo 300 lire e poteva restare in pista tutto il tempo che desiderava. Immancabile il calcio balilla, il tavolo da ping-pong ed attrazioni a gettone per i più piccini.

Le frequentazioni

Quasi tutti gli ospiti estivi dei 50 tra alberghi, pensioni ed affittacamere, di pomeriggio e sera, facevano meta fissa in quella nuova attrazione. A pochi metri dal Senio, in estate, si poteva godere di un fresco ristoratore, ma in certe giornate di vento anche dell’olezzo proveniente dall’allevamento poco distante Pollo-Poggiolino. I più “scafati” sui pattini facevano le corse, giocavano a strega, riparandosi dietro i malcapitati principianti, facevano il “cariolino” ed i più temerari, con pista semi vuota, il salto delle sedie, ma la speranza era di farsi notare per poi “agganciare” la ragazza che saliva a pattinare, insegnarle i primi rudimenti e magari chiederle di andare a fare due passi al parco delle terme. Particolare: per rendere più aderenti le ruote in legno si usava furbescamente bagnarle. L’effetto per la tenuta in curva era temporaneo, ma unico. La musica dagli altoparlanti, mescolata al rollio continuo di ruote e cuscinetti, non si fermava mai, tutti gettonavano il brano preferito: Bertè, Battisti, Baglioni, i Delirium, i Bee Gees, i Credence C. Revival ed i Pooh.

La produzione FAS

Visto il successo la FAS iniziò a produrre una nuova linea di pattini da velocità e artistico (ad uso dilettantistico e competitivo), inizialmente solo per il noleggio. In seguito furono poi messi in vendita e gli acquisti aumentarono esponenzialmente. Nonostante la supremazia sul mercato della pesarese Boiani con il modello “Star Master”, in poco tempo quasi tutti i giovani di Riolo e dintorni possedevano un paio di pattini FAS (costo medio £.18.000).

La nuova produzione FAS inizio anni ’70

Improvvisamente la notorietà di questa pista dilagò ad Imola (già con una importante tradizione), a Faenza, Lugo, Castel Bolognese e Casola Valsenio. Alla sera arrivavano intere compagnie di giovani da tutti i paesi vicini, sfoggiando le loro maxi moto, all’epoca per lo più giapponesi, ed i ragazzini restavano a guardarle incantati. L’auto che andava per la maggiore era la Mini Minor, sogno di chi era in odore di patente. La pista raggiunse il massimo del suo splendore tra il 1972 e il 1975. Al di là dei vari campanilismi, nacquero amicizie indissolubili ed amori di un’estate, alcuni rivelatisi poi duraturi.

Le rivoluzionarie modifiche tecniche FAS (a cura di Cesare Grandi)

Se si osserva il depliant FAS, che mostrava la gamma allora disponibile, si può notare come si presentava questo nuovo pattino non più a morsetto, ma con le scarpe avvitate sulle piastre.
Era il risultato di un’idea del forlivese Federico Guardigli (7 volte campione del mondo di pattinaggio su strada) che Pignò aveva incontrato per avviare questa nuova produzione. Le piastre, in alluminio fuse in conchiglia dalla Tazzari di Imola, venivano finite con una verniciatura a forno in un primo tempo di color azzurrino poi definitivamente verdi

La prima crociera FAS
Lo stesso per le crociere, insomma una visione di pattino non proprio professionale. La piastra inoltre era chiusa sotto e dava l’impressione di una trave pesante mentre la verniciatura allungava notevolmente i tempi di produzione delle piastre stesse. Vennero modificate le conchiglie in modo che le piastre si presentassero aperte sotto con i due tiranti visibili che davano un notevole senso di snellezza.

La crociera ridisegnata
Altra modifica riguardò le crociere che furono irrobustite con fazzoletti di rinforzo triangolari e dotate di sgancio rapido con levetta al posto delle linguette elastiche che il più delle volte si deformavano per lo sforzo e saltavano via. Altra cura particolare fu rivolta allo snodo del perno della crociera e della sede nella piastra che assunsero la forma sferica rendendo minimo il gioco sugli sterzi e il doppio gommino.

Un discorso a parte meritano le ruote da strada che crediamo valga la pena di ricordare.
Lo stampatore delle ruote era a Milano e produsse uno stampo pilota per iniezione che sfornava una sola ruota alla volta affinché fosse perfettamente concentrica con le sedi per i cuscinetti. Iniziammo la sperimentazione ordinando alcuni treni di ruote con una prima mescola di materiale plastico. Il giorno dopo giungevano a Riolo col corriere e verso sera ci si incontrava con il forlivese Zecchi tipografo del depliant e Guardigli. Troppo dure, scivolavano senza possibilità di dare spinta. Telefonata a Milano e dopo pochi giorni altri treni di ruote e altro test. Troppo morbide una fatica boia a farle andare avanti. A farla breve dopo cinque o sei tentativi finalmente la ruota perfetta, che collaudammo per almeno 100 chilometri con usure trascurabili. Il percorso dove venivano effettuati i test era la strada di Villagrappa che partiva dalla via Emilia di fronte allo stabilimento della Becchi fino a Castrocaro. Federico Guardigli oltre a essere un grande atleta era persona molto affabile e genuina, un vero romagnolo, sempre disponibile a dare una mano o un consiglio e un vero amico. A volte la sera ci veniva a trovare a Riolo con altri pattinatori della sua squadra e a quel punto non ce n’era più per nessuno, la pista si svuotava, ma tutti rimanevano a guardare con grande ammirazione e sorpresa la folle velocità di quegli scalmanati in una competizione di alto livello. Le ruote erano di acero, di diametro piccolissimo per essere col baricentro il più in basso possibile, i cuscinetti secchi come le foglie in autunno. venivano detersi con una goccia di olio per macchina da cucire.
Una ventina di minuti che Pignò tollerava, poi tutto ritornava tranquillo per gli ospiti paganti.
Ben presto i nuovi prodotti FAS incrementarono la loro presenza sui campi di gara e diversi campioni di pattinaggio venivano a trovarci in FAS con le richieste più svariate. Non abbiamo mai detto di no perché ogni idea era buona per ulteriori sviluppi ed innovazioni.
Ci venne a trovare la campionessa Annalisa Massazza di Milano accompagnata dal suo fidanzato Giovanni Pettenella campione di ciclismo sulla pista. Il pattino che preparammo per lei aveva le ruote anteriori piccole e quelle posteriori grandi come le auto di F1, il piede stava così inclinato in avanti quasi a dare più spinta.

La piastra alleggerita
Preparammo anche 5 paia di pattini super alleggeriti e con la piastra ridotta a due circonferenze unite dai tiranti, le crociere avevano il perno eccentrico per permettere la taratura degli sterzi secondo il piede dell’atleta ma soprattutto le viti del gommino ribassate e completamente forate: molti grammi in meno! Non meno importanti le scarpe della Chester, comode come pantofole!

Il perno eccentrico
Purtroppo uno di questi eccentrici si ruppe mentre il Marelli era in testa alla 5 Campanili, una classica di alto pregio che ogni atleta avrebbe ambito vincere.
Fortunatamente quel giorno il furgoncino della FAS non era presente sul campo di gara altrimenti…
Altra esperienza ai campionati italiani di pattinaggio artistico a Siena. Ricordate le ruote da strada che erano troppo dure? Bene, le facemmo provare ad una ragazza per gli esercizi obbligatori: scorrevano lisce come l’olio, al punto che in molti ce le chiedevano e vendemmo tutte quelle che avevamo a disposizione. Iniziarono le gare, tutto perfetto, poi a un certo punto le ragazze non stavano più sui cerchi del tracciato e incominciarono a scivolare questa volta come se fossero state sull’olio. Morale, sul tracciato si era depositato un velo plastico lasciato da quelle ruote che crearono non pochi problemi all’organizzazione. Da quel giorno furono bandite dalle piste le ruote in materiale plastico, tranne le famose Waldeck tedesche, che però erano costosissime.

Nasce il gruppo sportivo

Venne creata una squadra riolese di pattinaggio, in seno alla UISP Vallesenio. Allenatore del gruppo velocità era il castellano Sergio Garofani. Una quindicina di ragazzi fantastici con una sola presenza femminile, mascotte del gruppo, Donatella Casadio figlia di Pignò. Di norma l’allenamento consisteva nel partire dal Bar Firenze, di fronte alle terme, fino a raggiungere Villa Vezzano e ritorno. Privi all’epoca di caschetti e dispositivi di protezione, ma con le ruote verdi adatte alla strada, sviluppate dalla FAS per guadagnare in aderenza, sicurezza e avere minor consumo (vedi foto sotto).

Diversi trofei e medaglie furono raccolti in manifestazioni e competizioni paesane sul territorio, sia singolarmente che di squadra. Unica nel suo genere resta la mitica Riolo T. – Casola V. e ritorno (24 km. totali). Il massimo però fu raggiunto con la partecipazione ai Campionati Italiani UISP di Poggio Renatico 16 -17 settembre 1972. La Vallesenio, agli esordi, giunse 16a tra le 16 società presenti (presenti 400 atleti). Per la trasferta si utilizzò il mitico Volkswagen T1 a nove posti, con i colori societari (bianco giallo e rosso), condotto da Sergio Garofani.

Tessere di alcuni degli atleti di quel periodo

Giuseppe Casadio e la moglie Carla il 25/26 maggio 1974 a Gardone Riviera,
giorno in cui la FAS riceve il premio AIPE

Il lento declino

Come sempre succede ogni cosa è figlia del suo tempo. Accadde che a Lugo costruirono una pista. A Faenza, in zona Santa Lucia, ne realizzarono un’altra quasi il doppio di quella di Riolo. L’effetto novità cominciò a perdere la sua valenza. Molti di quei giovani cominciarono a frequentare le scuole superiori fuori paese, altri entrarono nel mondo del lavoro, altri ancora partirono per il servizio di leva, alcuni si sposarono. Successivamente poi la regolamentazione dell’accesso alle cure termali con il SSN (1989) subì delle importanti restrizioni. Cosi che a fine anni ’90 Casadio passò di mano la società e nel 2002 la mitica pista, tra il generale disinteresse, venne asfaltata per fare posto ad pista per kart elettrici, mantenendo però il perimetro originario.

Rievocazioni storiche

In ben tre occasioni quei ragazzi di un tempo hanno rievocato quegl’anni, soprattutto grazie all’appassionato e coinvolgente lavoro di Mauro Fraschetti.
Pattini di allora, gelosamente custoditi, riesumati. Una piccola pista affittata, poco distante da quella di un tempo. Musica anni ’70 e pizzata finale. Un po’ di nostalgia, ma tanta spensieratezza ed allegria nel ritrovarsi dopo decenni.

Le 3 locandine delle rievocazioni

SI RINGRAZIANO PER IL PREZIOSO ED ESSENZIALE CONTRIBUTO STORICO, DOCUMENTALE E FOTOGRAFICO:
– Cesare Grandi
– Mauro Fraschetti
– Donatella Casadio
– Paola Casadio
– Eugenio Bassetti
– Sergio Garofani
– Claudio Giovannini
– Massimo Fesce
– Marcello Amorati
– Francesco Valli
– Gianfranco Mongardi e Carla Geminiani

La pagina, pubblicata nell’aprile 2021, è sempre aperta a modifiche ed integrazioni e quindi sarà sempre possibile ovviare ad eventuali errori ed omissioni (non intenzionali). Nuovi contributi saranno i benvenuti.

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Sante Garofani, Un castellano alla guida dei riolesi “volanti”, in https://www.castelbolognese.org

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Quando a Castel Bolognese sfrecciavano i kart… https://www.castelbolognese.org/miscellanea/quando-a-castel-bolognese-sfrecciavano-i-kart/ https://www.castelbolognese.org/miscellanea/quando-a-castel-bolognese-sfrecciavano-i-kart/#respond Thu, 28 Feb 2019 22:55:28 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=6888 di Andrea Soglia Risalgono oramai a 40 anni fa ed oltre due manifestazioni kartistiche che trasformarono alcune strade di Castel Bolognese in un piccolo circuito automobilistico. Furono organizzate dal Karting Club Imola (KCI), di cui facevano parte anche diversi piloti castellani. Mentre di una di queste manifestazioni abbiamo solo vaghe …

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di Andrea Soglia

Risalgono oramai a 40 anni fa ed oltre due manifestazioni kartistiche che trasformarono alcune strade di Castel Bolognese in un piccolo circuito automobilistico. Furono organizzate dal Karting Club Imola (KCI), di cui facevano parte anche diversi piloti castellani.
Mentre di una di queste manifestazioni abbiamo solo vaghe notizie e una fotografia, dell’altra, che era stata probabilmente la 1a gara in assoluto disputata a Castello, abbiamo la data esatta e informazioni maggiori. Si trattava della gara “sociale”, aperta cioè solo ai membri del Club.
Era il 28 maggio 1978. Con apposita licenza rilasciata dal comune di Castel Bolognese a Salvatore Tamburri, che collaborava all’organizzazione, venivano “concesse” per le gare, dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00 le seguenti vie comunali: Gramsci, XII Aprile, Ghinotta, Bagnaresi e Piazza Nicola da Castelbolognese (dove all’epoca ancora non esisteva il Monumento Nazionale ai Caduti per la Bonifica dei Campi Minati). All’allestimento del circuito, su cui furono disposte numerose balle di paglia, collaborarono diverse ditte, fra cui la castellana CARMI, che già era stata fra i promotori del 2° Trofeo Città di Imola, gara nazionale organizzata sempre dal KCI e tenutasi in una porzione dell’Autodromo di Imola il 6 giugno 1976.
Dal materiale ritrovato abbiamo notizia di almeno due gare svoltesi il 28 maggio 1978: una nella classe 100 cc e l’altra nella classe 125 cc.
Vi proponiamo quanto finora scovato negli archivi di varie persone, nella speranza di poter presto implementare questa pagina con notizie più dettagliate e altre fotografie. Per intanto speriamo di aver soddisfatto la curiosità di Fabio Bellini che da bambino fu spettatore delle gare e che ha sollecitato la creazione di questa pagina.
Ringraziamo per il materiale fornito e la gentile collaborazione: Agostino Rossi, Paola Mirri, Marco Sangiorgi, Massimo Stefani, Annalisa Baldisserri e Romano Sangiorgi (oggi rinomato collezionista di trattori d’epoca).

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, Quando a Castel Bolognese sfrecciavano i kart…, in https://www.castelbolognese.org

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L’Unione Sportiva Castel Bolognese, il ciclismo “eroico” e la coppa Val Senio dal 1912 ai giorni nostri https://www.castelbolognese.org/miscellanea/lunione-sportiva-castel-bolognese-il-ciclismo-eroico-e-la-coppa-val-senio-dal-1912-ai-giorni-nostri/ https://www.castelbolognese.org/miscellanea/lunione-sportiva-castel-bolognese-il-ciclismo-eroico-e-la-coppa-val-senio-dal-1912-ai-giorni-nostri/#respond Sun, 05 Jun 2016 22:05:15 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=5473 a cura di Andrea Soglia Ore 5 circa di domenica 16 maggio 1909. Da Castel Bolognese stanno transitando i corridori del primo giro ciclistico d’Italia. E’ questa la seconda tappa (la Bologna-Chieti di Km. 375 vinta da Cuniolo) della più grande manifestazione ciclistica nazionale alla sua edizione numero uno. Dentro …

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a cura di Andrea Soglia

Ore 5 circa di domenica 16 maggio 1909. Da Castel Bolognese stanno transitando i corridori del primo giro ciclistico d’Italia. E’ questa la seconda tappa (la Bologna-Chieti di Km. 375 vinta da Cuniolo) della più grande manifestazione ciclistica nazionale alla sua edizione numero uno.
Dentro al paese ai bordi della via Emilia, una piccola folla più per curiosità che per scopo di “tifo”, è così radunata a quell’insolita ora mattutina per vedere quei “matti” sulle due ruote.
Sta di fatto che quel passaggio dei “girini” — malgrado l’indifferenza palesata allo scarno annuncio della corsa — sollevò in paese una ondata di entusiasmo sulle ali del quale venne fondata a Castel Bolognese l’Unione Sportiva.
Ne furono promotori Amos Bargero (1880-1946), Angelo Biancini (1872-1950), Giacomo Bosi (1884-1965), Enzo Brunetti (1893-1922), Tomaso Montevecchi (1875-1936), Giovanni Piancastelli (1892-1917), Francesco Santandrea (1893-1969), Mario Santandrea (1891-1994), Franco Tosi (1895-1968) e Aurelio Villa (1895-1970).
La nuova Società si interessò quasi esclusivamente di ciclismo e di turismo, organizzò gare, controllò passaggi di corridori e fu collaboratrice preziosa nel “raid” aereo 1911 de “il Resto del Carlino”.

unione_sportiva_1911

Eccezionale fotografia che ritrae alcuni membri dell’Unione Sportiva Castel Bolognese al seguito del Giro di Romagna del 1911. Siamo alle porte di Lugo. Al volante della sua Diatto, Angelo Biancini (Angiulita d’Bartulmì) coi baffi bianchi di polvere. Vicino a lui Strazza, fotografo della Stampa Sportiva di Torino; con gli occhiali scuri e seduto su una latta di benzina Mario Santandrea; Italo Biancini; Luigi Ganna di Varese, vincitore del 1. Giro d’Italia 1909, caduto mentre era nel gruppo di testa, con una vistosa ferita alla tempia destra, ha uno pneumatico a tracolla. Sul predellino la sua bicicletta (una Atala)


La prima edizione della coppa Val Senio

La gara più importante organizzata dalla U.S.C.B. fu la “Coppa Val di Senio”, svoltasi il 25 agosto 1912 sul percorso Castel Bolognese, Solarolo, Lugo, Alfonsine, Bagnacavallo, Faenza, Castel Bolognese, Imola, Riolo, Palazzuolo, Riolo, Castel Bolognese per un totale di 160 km. Gli iscritti, per un totale di 40, comprendevano oltre a ciclisti locali molti ciclisti professionisti di elevata fama. I partenti effettivi furono 33 e gli arrivati 20. All’elenco dei partecipanti, pubblicato su Il Lamone del 25 agosto 1925 e qui trascritto (non si escludono alcuni errori nei cognomi, ndr), si aggiunse, probabilmente all’ultimo momento, Costante Girardengo, il futuro Campionissimo:

1) Sirilli Aurelio, Ravenna; 2) Tampieri Antonio, Solarolo; 3) Zoli Romeo, Faenza; 4) Drei Francesco, Riolo; 5) Zanchetta Gino, Padova; 6) Amedei (i.e. Amadei) Primo, Castel Bolognese; 7) Pagnoni Bruno, Alfonsine; 8) Dradi Fedele, Alfonsine; 9) Barlottini Assuero, Verona; 10) Fabrizi Alberto, Bologna; 11) Geminiani Giovanni, Lugo; 12) Calderoni Giovanni, Lugo; 13) Casadio Aderito, Lugo; 14) Farina Antonio, Sant’Agata; 15) Cantoni Antonio, Imola; 16) Cantoni Armando, Imola; 17) Agostoni Ugo, Milano; 18) Ricci Dante, Ferrara; 19) Zini Cesare, Bologna; 20) Montanari Menotti, Voltana; 21) Ghironi Emilio, Milano; 22) Cervi Giovanni, Ferrara; 23) Faccani Ugo, Alfonsine; 24) Ansaloni Alfredo, Imola; 25) Bordin Lauro, Rovigo; 26) Barsiza Giovanni, Padova; 27) Molon Luigi, Monselice; 28) Calzolari Alfonso, Bologna; 29) Gamberini Ildebrando, Bologna; 30) Benassi Aldo, Bologna; 31) Santi Alfredo, Faenza; 32) Vesi Adalmo, Forlì; 33) Piatesi Giorgio, Massalombarda; 34) Como Remo, Genova; 35) Garavaglia Gaetano, Milano; 36) De Michiel Antonio, Padova; 37) Cortesia Ezio, Spezia; 38) Tibiletti Alfredo, Varese; 39) Oriani Carlo, Milano

La corsa si svolse senza incidenti e fu un clamoroso successo per la nostra Unione Sportiva. Eccone una breve cronaca tratta da Il Piccolo dell’1 settembre 1912:

“La partenza ordinatissima venne data alle 11,30 e venne salutata dal Corpo Bandistico e da numerosa folla accorsa. A Solarolo arrivò primo Girardengo, a Lugo Molon. Il percorso nella bassa pianura fu fatto a 30 chilom. all’ora. A Castel Bolognese vinse il traguardo Tibiletti; a Imola Bordin; a Palazzuolo e a Casola Valsenio una nuova vittoria di Girardengo.
L’arrivo a Castel Bolognese avvenne fra due file immense di popolo acclamante lungo il bel viale della Stazione. Arrivò primo in volata Cervi di Ferrara, ad una ruota Agostoni, Cortesia e Girardengo, 5. Oriani, 6. Garavaglia, 7. Zini, 8. Dradi, 9. Bordin, 10. De Michiel, 11. Calzolari, 12. Calderoni, 13. Drei, 14. Como Remo, 15. Molon, 16. Sirilli che fece una magnifica corsa, ma perseguitato dalle guigne, 17. Barlottini, 18. Fabrizi, 19. Amadei, 20. Zoli.
La media fu di 29 chilometri all’ora”

Alla cronaca de Il Piccolo aggiungiamo, come riportato da Il Lamone, che Girardengo (che il giornale chiamava erroneamente Pilardengo) fu danneggiato sullo spunto finale dalla caduta di una motocicletta. Senza questo ostacolo, forse, il futuro Campionissimo avrebbe potuto siglare a Castel Bolognese una delle sue primissime vittorie.
Degno di cronaca è quanto anche ci è stato tramandato sulla lotta per l’ultimo posto dell’ordine di arrivo. Infatti per l’ultimo classificato era in palio la Coppa Ginori, offerta dalla sezione giovanile Arti e Mestieri della Unione Sportiva Castel Bolognese. Se la voleva accapparare Primo Amadei detto Braghì, classe 1892, da poco tempo residente a Castel Bolognese, considerato il pioniere del ciclismo castellano. Ma il faentino Romeo Zoli, furbescamente, attese sotto a un ponte il passaggio di Amadei e si piazzò così all’ultimo posto. La sezione giovanile dell’U.S.C.B. fu anche immortalata in una foto dal sapore molto goliardico come lo spirito del premio da essa offerto.
Da La Stampa di Torino invece scopriamo che alla partenza fungeva da starter Ezio Corlaita, vincitore di due tappe al Giro d’Italia del 1911, ed era pure presente Luigi Ganna.

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Il ciclista Lauro Bordin, ritratto con la maglia della Senior-Polack in una cartolina distribuita a Castel Bolognese durante la corsa. Il 27 agosto 1912 Zeffirina Santandrea spedì la cartolina al fratello Francesco, in quel momento assente dal paese (collezione Fortunata Santandrea)

Ezio Corlaita, starter d'eccezione della corsa (collezione Fortunata Santandrea)

Ezio Corlaita, starter d’eccezione della corsa
(collezione Fortunata Santandrea)

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La sezione giovanile Arti e Mestieri della Unione Sportiva Castel Bolognese, che fece omaggio della Coppa Ginori all’ultimo classificato. Da sinistra (prima fila in alto): Vincenzo Minardi, Alessandro Scardovi, Pasquale Piancastelli, Enzo Brunetti, Gianni Piancastelli. Seconda fila: Arnaldo Morelli, Francesco Tosi, Cecchino Santandrea, Gianni Tampieri, Cecchino Caroli, Francesco Morini, Armando Bellosi, Gianitèn Zecchini, Mario Galeati. Terza fila: Giovanni Martini, Rosolino Zaccherini, Luigi Dall’Oppio, Sante Garofani.

Le edizioni successive della coppa Val Senio in epoca fascista

Il successo della prima edizione rimase senza seguito. Ben presto gli eventi storici presero il sopravvento e in prossimità dello scoppio della Prima guerra mondiale l’Unione Sportiva Castel Bolognese si sciolse volontariamente cedendo in beneficenza i propri ricavati.
La coppa Val Senio fu ripresa negli anni 1931, 1933 e 1935. Ad organizzarla furono le forze armate fasciste. Quella del 4 giugno 1933 fu indetta dalla 71a Legione “Manfreda” della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ed era riservata esclusivamente agli appartenenti alla M. V. S. N. del XVII Gruppo Legioni Faenza, Ravenna, Forlì.
Il percorso, lungo 130 km, era il seguente: Castel Bolognese, Faenza, Brisighella, Riolo Bagni, Castel Bolognese, Stradone Lugo, Ponte Felisio, Solarolo, Castel Bolognese, Riolo Bagni, Mazzolano, Bergullo, Imola, Massalombarda, S. Agata sul Santerno, Lugo, Barbiano, Castel Bolognese (arrivo: Viale Stazione).
La Coppa Valsenio veniva assegnata alla squadra che aveva piazzato il maggior numero di atleti nei primi dieci e fu vinta dalla 71a Legione Manfreda organizzatrice dell’evento. La classifica individuale fu vinta da Baldisserri Giulio da Bagnara che, alla media di 33 km orari precedette nell’ordine: 2. Vespignani Giacomo, Faenza; 3. Casadio Giuseppe, Cotignola; 4. Ferrucci Francesco; 5. Mercatali Antonio, Forlì; 6. Paganelli Acro; 7. Tanesini Giuseppe; 8. Ghetti Domenico; 9. Ragazzini Bruno; 10. Semprini Mario; 11. Battistini Giordano; 12. Bosi Amedeo; 13. Giacometti Rosolino; 14. Cicognani Dino; 15. Pelliconi Elio; 16. Bazzanti Guido; 17. Cornacchia Vincenzo; 18. Pasini Primo.

Anche la Coppa del 1935 fu organizzata dalla 71a Legione “Manfreda” e si tenne la domenica 25 agosto. Potevano partecipare i Legionari dell’Emilia e della Romagna, i Giovani Fascisti ed anche semplici dilettanti. Il percorso, con partenza da Castel Bolognese alla porta del Molino, toccò Faenza, Brisighella, Marradi, Monte Carnevale, Palazzuolo, Casola Valsenio, Riolo, Castel Bolognese, Solarolo, Bagnara per poi arrivare lungo il viale della Stazione di Castel Bolognese. I partenti furono 47 e i chilometri totali percorsi furono 110 nel tempo di 3H25′ alla media di 32,190 km/h. La classifica fu la seguente: 1) Pellacani Aldo (Unione sportiva Crevalcore; 2) Ceroni Giorgio di Roma; 3) Balducci Bruno di Fiume Abbandonato; 4) Farolfi Guerrino di Faenza; 5) Baruzzi Alfredo di Imola; 6) Zanelli Lino di Imola; 7) Savini Giuseppe di Lugo; 8) Bedeschi Pietro; 9) Pasini Bruno; 10) Poletti Dante; 11) Alboni Giuseppe; 12) Fabbri Verardo; 13) Rambaldi; 14) Ciovagnoni; 15) Tassinari; 16) Berti; 17) Bassetti; 18) Trambetti; 19) Dalfiume; 20) Albani; 21) Gambetti. Rambaldi e Dalfiume furono poi tolti dall’ordine d’arrivo per essersi fatti trainare da vetture al seguito.

coppavalsenio1933

4 giugno 1933: la partenza della Coppa Val Senio alla Porta del Molino

La coppa Val Senio nel dopoguerra

La quinta edizione della coppa Val Senio, 1a della nuova serie, fu disputata solo dopo la guerra, il 18 luglio 1948, 4 giorni dopo l’attentato a Palmiro Togliatti, in un clima di convivenza civile molto cambiato. Ad organizzarla, come nel 1912, l’Unione Sportiva Castel Bolognese. La gara, riservata ai dilettanti senior e junior, aveva il patrocinio del quotidiano sportivo “Stadio” e si svolgeva su un percorso di circa 140 km: Castel Bolognese (viale Stazione), Imola, Mordano, Bagnara, Solarolo, Castel Bolognese (Via Provinciale Lugo, via S. Croce, viale Stazione), Faenza, Brisighella, Marradi, Palazzuolo, Casola Valsenio, Riolo Bagni, Brisighella, Faenza, Castel Bolognese (via Pascoli (oggi via Lughese, ndr), via S. Croce, viale Stazione). Si aggiudicava la Coppa la società sportiva con il maggior numero di classificati nei primi cinque arrivati oppure in assenza di ciò, al primo assoluto. Vinse Dante Rivola dell’U.S Imolese che completò il percorso (120 km effettivi) alla media di 34.550 km orari precedendo Panazza dell’U.S. Corbari e Giuseppe Minardi della U.S. Solarolese.
Dal 1948 in poi, salvo alcune interruzioni negli anni ’50 e ’60, la Coppa Val Senio è stata organizzata annualmente, e nel 2018 è giunta alla 65. edizione, riservata alla categoria juniores F.C.I. L’organizzazione è a cura dell’Unione Ciclistica Castel Bolognese, che nel 2016 ha festeggiato i 50 anni di attività.

Albo d’oro della corsa

(si ringrazia il sig. Mario Zauli per l’aiuto nel completare i dati):

1912 CERVI GIOVANNI
1931 CASADIO GIUSEPPE
1933 BALDISSERRI GIULIO
1935 PELLACANI ANTONIO
1948 RIVOLA DANTE (1)
1949 MONDINI GIORGIO
1950 GNANI ITALO
1951 GRALDI DECIO
1952 CIAPINI VASCO
1953 DALL’AGATA GILBERTO
1959 FONTANELLI CESARE
1961 ANTONIACCI UMBERTO
1966 BAZZARO SERGIO
1967 FLAMINI GIAN PAOLO
1968 MAGNANI WALTER
1969 NARDI GIANNI
1970 VIOLANTE GIACOMO
1971 CASADEI ERMETE
1972 SAMURE GIORGIO
1973 GARDINI SILVANO
1974 VELTRO GIUSEPPE
1975 MARTINELLI GIUSEPPE
1976 DI FEDERICO LUCIO
1977 VALLATI EGIDIO
1978 PATUELLI FABIO
1979 ROSSI MAURIZIO
1980 LAGHI FABIO
1981 CELLINI DAVIDE
1982 CORRADOSSI STEFANO
1983 DAZZANI WILLIAM
1984 ARGENTINI MAURO
1987 BENZI ANTONIO
1988 TURRINI ANDREA
1989 SCHIAVINA SAMUELE
1990 ZATTONI GILBERTO
1991 TOZZO FEDERICO
1992 FARNETI FLAVIO
1993 MENGONI ANDREA
1994 FERRARETTO MASSIMO
1995 TURRICCHIA MASSIMO
1996 LAGHI ENRICO
1997 PEDRIERI MAURIZIO
1998 GALLERANI NICOLA
1999 FALZARANO RAFFAELE
2000 CAPPONCELLI PAOLO
2001 VALGIUSTI MAICOL
2002 MONTANARI ENRICO
2003 CANZINI ABRAM
2004 GIACOMIN ANDREA
2005 CARUSO DAMIANO
2006 GIGLIO MICHELE
2007 D’AMBROSIO ALESSIO
2008 BALYKIN IVAN
2009 CEOLAN LUCA
2010 MUGNAINI ANDREA
2011 OLIVETTO LORENZO
2012 VIGILANTE ANTONIO
2013 GRODZICKI CEZARY
2014 AFFINI EDOARDO
2015 MOZZATO LUCA
2016 BATTISTELLA SAMUELE
2017 LEONI ALBERTO
2018 KAJAMINI JONATHAN

(1) Il nome del vincitore di questa edizione lo abbiamo desunto dalla cronaca pubblicata su Il Socialista del 29 luglio 1948. Secondo l’elenco fornitoci dal sig. Mario Zauli il vincitore sarebbe MEDRI ANTONIO. Ci riserviamo di indagare sulla discrepanza e rettificare eventuali errori.

Il podio della Coppa Val Senio 2018: da sinistra Matteo Squarzon (3. classificato), Jonathan Kajamini (vincitore) e Davide Pinardi (2. classificato) (si ringrazia Stefano Scopece per aver concesso la pubblicazione della foto su castelbolognese.org)

Bibliografia:
-Elio Bambi (a cura di), Calcio castellano
-Castelbolognese nelle immagini del passato
-Castelbolognese nelle immagini del passato: appendice di Mario Santandrea
-Il Lamone, 22, 25 e 29 agosto 1912
-La Stampa, 26 agosto 1912
-Il Socialista, 22 e 29 agosto 1912, 29 luglio 1948
-Il Piccolo, 1 settembre 1912
-Lettura sportiva, 14 settembre 1912
-La Santa Milizia, 10 giugno 1933 e 7 settembre 1935
-Sette Sere, 14 giugno 2008

Si ringrazia Fortunata Santandrea per alcune delle foto pubblicate su questa pagina

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia (a cura di), L’Unione Sportiva Castel Bolognese, il ciclismo “eroico” e la coppa Val Senio dal 1912 ai giorni nostri, in https://www.castelbolognese.org

Pagina pubblicata il 6 giugno 2016. Ultimo aggiornamento del 14 giugno 2018

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Quando in piazza si giocava al “pallone”: curiosità di Castel Bolognese nel ‘700 https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/quando-in-piazza-si-giocava-al-pallone-curiosita-di-castel-bolognese-nel-700/ https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/quando-in-piazza-si-giocava-al-pallone-curiosita-di-castel-bolognese-nel-700/#respond Sun, 06 Sep 2015 20:07:01 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=4660 Da molti anni, ad inizio settembre, la piazza di Castel Bolognese diventa luogo di tutti gli sportivi castellani, che animano la Settimana dello Sport con esibizioni relative a moltissime discipline sportive. Nel ‘600 e nel ‘700, però, la piazza era addirittura sede fissa del gioco del pallone col bracciale, diffusosi …

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gioco_ballone

Gabriel Bella (1730-1785): particolare di “Gioco del ballone in Campo dei Gesuiti” a Venezia.
Tratto dal sito: venicexplorer.net

Da molti anni, ad inizio settembre, la piazza di Castel Bolognese diventa luogo di tutti gli sportivi castellani, che animano la Settimana dello Sport con esibizioni relative a moltissime discipline sportive.
Nel ‘600 e nel ‘700, però, la piazza era addirittura sede fissa del gioco del pallone col bracciale, diffusosi in Italia già nel XVI secolo e divenuto così popolare da essere considerato il primo sport nazionale dell’Italia unita.
La nostra piazza, all’epoca di dimensioni molto più ridotte dell’attuale (si veda la figura in fondo al testo), si prestava perfettamente, essendo stretta e lunga, a divenire campo da gioco. Si pensi infatti che attualmente il gioco si pratica negli sferisteri dove il terreno di gioco è di 16 metri per 86 ed è delimitato su uno dei lati lunghi da un muro d’appoggio. E’ assai probabile che parte di questo muro d’appoggio, nel nostro caso, fosse la facciata del convento dei francescani (oggi Palazzo Mengoni) e ciò creò non pochi problemi fra i giocatori (alcuni dei quali sacerdoti!) e i frati minori conventuali, assieme al fatto che si giocava nei pressi della chiesa di San Francesco.

bando_1683

Il bando del 1683

Sono giunti sino a noi i documenti relativi a tre occasioni di “scontro” tra giocatori e autorità religiose del paese. Nel novembre del 1683 il cardinale legato Girolamo Castaldi intervenne con pubblico bando “per rimediare all’abuso introdotto di Giocare al Pallone avanti le Chiese in Castel Bolognese”. Forse il problema poteva essere legato anche ad altre chiese, ma, come già anticipato, è probabile che ci si riferisse in particolare alla chiesa di San Francesco. Con il bando si vietava il gioco quando le chiese erano aperte e quando si celebravano messe e “divini ufficii” e si minacciavano pene pecuniarie e corporali ai trasgressori (lire 25 e 3 tratti di corda).
Forse a seguito di ciò luoghi e orari del gioco vennero maggiormente regolamentati, anche se la popolarità del gioco (come accade oggi giorno per il calcio) portava le autorità ad essere più tolleranti, anche forse per l’impotenza a frenare pratiche tanto diffuse. Ne consegue che gli inconvenienti si ripresentavano con una certa frequenza.
Grazie alla verbalizzazione di una protesta scritta dei giocatori negli atti consigliari di Castel Bolognese, abbiamo dettagliate notizie di un “incidente” avvenuto il giovedì 3 luglio 1750, dopo pranzo. Mentre il gioco era in corso sulla piazza, nel “pubblico sito”, un pallone passò sopra i tetti entrando nel cortile del convento dei francescani, mentre un altro, centrando un finestrone, probabilmente aperto, era penetrato nel convento. I frati chiusero tutte le porte, negando poi, per mezzo del Padre Guardiano, la restituzione dei due palloni ad una delegazione di quattro giocatori presentatisi al convento.
La protesta dei giocatori rilevava che i frati non volevano rendere i palloni per rappresaglia, lamentando danni ai coppi dei tetti del convento, togliendo così il diritto pubblico al gioco. Nessun danno, aggiungevano essi, era stato mai segnalato dagli abitanti dei molti edifici adiacenti che dimostravano anzi di gradire l’”onesto divertimento”, che ipotizziamo quindi avvenisse alla presenza di non pochi spettatori. Nella parte finale del testo della protesta essi lamentavano l’affronto ricevuto e lo “ius pubblico violato” e concludevano quindi con la supplica di segnalare il fatto al cardinale legato e al priore generale dell’ordine dei frati.
La verbalizzazione riporta anche i nomi dei 15 firmatari della protesta, che pare opportuno citare:

Francesco Poggi
Don Simone Gambarini
Simon Giuseppe Sangiorgi
Don Matteo Barbieri
Don Giovanni Antonio Marandoli (o Marondoli)
Giovanni Battista Barbieri
Don Carl’Antonio Cerroni
Don Filippo Costa
Marco Marchetti
Francesco Capra
Don Tommaso Ceroni
Giambattista Sangiorgi
Francesco Antonio Gambarini
Don Giovanni Carlo Bragaldi
Don Antonio Maria Barbieri

Se il seguito di questa storia non ci è noto (ma sicuramente la faccenda si risolse positivamente), altri problemi si ripresentarono puntualmente qualche decennio dopo.
Un bando identico a quello del 1683 venne emesso dal cardinale legato Ignazio Gaetano Boncompagni Ludovisi il 14 giugno 1784: a distanza di cento anni inalterate erano le pene per i trasgressori, fossero essi i giocatori, il pallonaro ed “altri che prestassero opera in detto gioco”.
Le dispute con i frati erano destinate a terminare pochi anni dopo con la soppressione del convento avvenuta alla fine del ‘700. Sono pochissime, comunque, le tracce successive della storia del pallone col bracciale a Castel Bolognese. Un certo Bodini, giocatore di pallone di Castel Bolognese, evidentemente abbastanza stimato nel campo, viene segnalato fra i carbonari di inizio ‘800: è presumibile che potesse trattarsi di Giuseppe Budini, già carbonaro e poi affiliato alla Giovine Italia di Mazzini. Anche Carlo Didimi da Treia (MC), uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, prese parte alle attività clandestine risorgimentali, favorito nei contatti con i cospiratori dai suoi continui spostamenti legati al gioco.
Di sicuro il gioco del pallone, che tuttora sopravvive con lunga tradizione nella vicina Faenza, scomparve da Castel Bolognese prima del XX secolo, durante il quale si diffuse rapidamente e con grande successo il gioco del calcio.

Andrea Soglia

parboni

Piazza Maggiore (ora Piazza Bernardi) nella prima metà dell’800 in un’incisione del Parboni. Sulla destra è riconoscibile la chiesa di San Francesco; al posto dell’attuale Palazzo Mengoni c’era il convento dei frati minori conventuali.

Si ringrazia Beatrice Borgiani per la gentile collaborazione

Fonti documentarie:
-Archivio Comunale Castel Bolognese, n. 38, campioni in corio bubolo nigro, reg. 15 (1744-1751)
-Biblioteca comunale dell’Archiginnasio Bologna, Raccolta Bandi Merlani, bando R.M. XXVIII antica 444 e bando R.M. LXIII antica 160 (consultati sul sito www.archiginnasio.it)

Bibliografia:
-Pietro Costa, Un paese di Romagna: Castelbolognese nel Settecento, Imola, Galeati, 1974
-Augusto Pierantoni, I carbonari dello Stato Pontificio ricercati dalle inquisizioni austriache nel regno lombardo-veneto (1817-1825), Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1910
-Leone Cungi, Artisti degli sferisteri: fatti e personaggi del gioco del pallone col bracciale, Faenza, 2007

Sitografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Pallone_col_bracciale
https://it.wikipedia.org/wiki/Tratto_di_corda
http://www.disfidadelbracciale.it/didimi.html

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, Quando in piazza si giocava al “pallone”, in https://www.castelbolognese.org

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