Francesco Zaniboni: una vita spesa nel volontariato
di Paolo Grandi
“Nello stand è tutto pronto: avvicinatevi e gustate le nostre specialità”. Questa, tra le tante, era una delle frasi più amate da Francesco per invogliare gli avventori della Sagra di Pentecoste a gustare le rinomate specialità gastronomiche. Lui era così: semplice nei suoi gesti e nella sua parlata ma con un cuore ed una passione grandissima in ciò che faceva.
Francesco era uno dei tanti fratelli Zaniboni, famiglia della campagna imolese che vide molti suoi figli trasferirsi a Castel Bolognese negli anni ’50-’60 del secolo scorso: Ugo, Gian Carlo, Francesco, Giuseppe tanto per ricordarne alcuni. Dopo aver fatto il camionista in giovane età, assieme alla moglie Giovanna impiantò un piccolo laboratorio di maglieria al piano terra della sua casa dando lavoro non solo ad alcune operaie ma anche ad alcune massaie che a casa propria, con le apposite macchine, lavoravano a cottimo nelle ore libere dalle faccende domestiche.
Conclusasi poi questa avventura, in quanto il costo del lavoro non rendeva più competitivo il manufatto italiano, si trasformò in commerciante ambulante di abbigliamento, capi di maglieria ed altro girando i mercati della zona e non mancando mai quello del venerdì a Castel Bolognese ove, in un primo momento, lo ricordo sistemato all’inizio di Via Ginnasi, poi in Piazza Fanti quasi di fronte all’ingresso della Banca di Credito Cooperativo.
Seppur non di origine castellana, si era subito ambientato in città ed aveva iniziato a frequentare la Pro Loco di Castel Bolognese, di cui divenne Presidente nel 1975, mantenendo la carica per oltre vent’anni e diventandone successivamente il Presidente Onorario. Era una Pro Loco giovane, nata appena nove anni prima, così come la Sagra di Pentecoste nella formula odierna. Durante la sua presidenza la Sagra è maturata, è cresciuta e si è trasformata in quella bella festa cittadina che, a dire il vero, pur con i tanti difetti che possa avere, ci manca, portata via da questo nemico che è il COVID-19. Io ne sono testimone diretto, avendo svolto il compito di Segretario della Pro Loco dal 1976 al 2000 e quindi lavorando fianco a fianco con Francesco per anni. Raccolta una Sagra di tre giorni, s’è trasformata in una kermesse di cinque giorni, dando maggiore importanza alla tradizione, alla riscoperta degli antichi mestieri, tramutando così la sfilata dei carri di Pentecoste, dedicandole tra l’altro un’intera serata: quella del venerdì. Ed il tutto contemperando le esigenze della Sagra con quelle delle cerimonie religiose che si svolgono nella chiesa di San Francesco, fianco a fianco alla Sagra. Anche nei momenti più difficili di questa convivenza, specie nei primi anni ’80, la sua figura di Presidente era una garanzia per l’Autorità religiosa.
Ma la sua passione per la Pro Loco non si limitava ad un’algida presidenza. Per ogni manifestazione era il primo ad entrare in azione assieme agli altri componenti del Consiglio che era sempre coeso ed in perfetta sintonia con lui; dalle sue mani d’oro, perché Francesco aveva una passione per i lavori in ferro, uscì addirittura lo stand smontabile da utilizzare tra i portici ed il chiostro comunale durante la Sagra di Pentecoste per ospitare cucine e banchi di mescita, ideato e disegnato sulla falsariga del proprio chiosco di vendita al mercato, pure quello autocostruito.
Come non ricordarlo onnipresente durante i giorni della Sagra, con un complimento, un sorriso o una battuta verso tutto il personale dello stand gastronomico; poi lo vedevi rimanere lì in piazza fino a tarda notte per scongiurare eventuali atti vandalici, in attesa della vigilanza. Ma la domenica ed il lunedì mattina di Pentecoste non mancava mai alle solenni Processioni.
Ed ecco un altro aspetto del Francesco che tutti abbiamo conosciuto ed apprezzato: la sua solida fede cattolica che gli veniva dall’esempio della famiglia e che ha sempre condiviso con la moglie ed i tre figli. Una fede rinforzata dalla corrispondenza con la sorella Suor Agnese e con le frequenti visite a Mons. Giovanni Proni suo “padre spirituale” e corroborata dalle numerose opere. Non c’era lavoro in Parrocchia che non lo vedesse protagonista: ricordo l’impegno per il rivestimento in legno (tuttora presente) nelle due sale adibite a Circolo Parrocchiale; circolo che per qualche anno gestì assieme a Giovanna. Un locale sano ove pullulavano i giovani che assieme agli anziani lo rendevano vivace e pieno di attività.
L’ultimo impegno di Francesco fu la candidatura al diaconato che, tuttavia, si fermò all’accolitato per via dell’assistenza continua richiesta dalla feroce malattia che lo ha privato qualche anno fa della adorata Giovanna. Ammalatosi anche lui da qualche tempo, anche per via del COVID ormai raramente lo si vedeva per Castel Bolognese o in chiesa e solo nelle feste principali.
Ci sarà una Pro Loco Lassù? Chissà… Ma se c’è sono sicuro che ti hanno già chiamato a farne parte.
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, Francesco Zaniboni: una vita spesa nel volontariato, in https://www.castelbolognese.org
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