Girolamo Pallantieri (1510?-1591)
Di lui ci parla diffusamente l’Emiliani che ne colloca la nascita “sull’incominciare del secolo decimosesto, e forse nell’anno 1510”. Il padre fu tal Filippo di cui finora non sono emerse altre notizie. In giovane età, continua lo scrittore castellano, “vestì l’abito del prete secolare e, fino dai primordi della sua vita ecclesiastica, fu amato e stimato dai suoi superiori, immediati e non immediati, perchè tutti ben tosto conobbero in lui svegliatezza d’ingegno e fermo proposito d’erudirsi, onde potersi poi rendere utile in qualche modo agli uomini. E tale commendevole, raro desiderio, con piena e giusta soddisfazione di Girolamo, e con sommo vantaggio e gloria dei suoi concittadini, riuscì alla fine appagato oltre ogni dire, poichè il Pallantieri dallo studio suo paziente, assiduo e lungo, trasse un profitto maggiore della speranza; il quale profitto poi a lui procurò presto la fama di dottor Teologo e di elegantissimo Poeta, e gli aprì la via a nobili cariche ed a ben meritati onori. Quella sua fama di dotto uomo gli procurò anche l’amicizia sincera di molti illustri letterati suoi coetanei, non quella di altri personaggi, e più specialmente quella del Duca Ferrante Gonzaga (1507-1577), e lo rese pur meritevole di essere ascritto a più Accademie Letterarie, e segnatamente a quella rinomatissima degli Innominati di Parma, nella quale portò il nome di Solingo Confuso, come ci viene detto dal Fantuzzi sulla testimonianza del Quadrio ed all’altra, più rinomata e ancora più estesa, degli Arcadi, nella quale venne distinto col nome pastorale di Pallanzio, come rilevasi da un suo sonetto, dedicato a Pan antico dio dell’Arcadia”.
Il fiorire delle accademie risale al Rinascimento, iniziando dalla seconda meta del XVI secolo. In esse i cultori di un’arte si ritrovavano per discutere,confrontarsi, creare; alcune accademie letterarie, sulla spinta della riscoperta dei classici greci e latini, avevano adottato il vezzo di ricrearvi la vita idilliaca, agreste e bucolica idealizzata dagli scrittori greci. La nostra letteratura si affollò pertanto di pastori e pastorelle, ninfe e fauni, dei e semidei, celebrati in prosa ed in versi, così come degli stessi personaggi si cantò nelle opere liriche di quel tempo. L’Accademia degli Innominati di Parma, nata nel 1574, ebbe sino al 1608 come Principe Ranuccio I Farnese (1569-1622).
Girolamo Pallantieri, continua l’Emiliani, “lasciò molti e stimati componimenti lirici, parecchi dei quali si trovano nella Raccolta per Donne Romane di Muzio Manfredi”, un poeta cesenate del XVI secolo, conosciuto col nome pastorale di Edreo, che scrisse varie opere in verso e in prosa, il dramma boschereccio “Semiramide”, “Cento Madrigali” e “Cento donne cantate”; parecchi suoi sonetti si leggono in un’altra raccolta di versi, pubblicata in morte di Cristina Racchi-Lunardi. Il Pallantieri produsse “Odi, Inni, ed Egloghe Piscatorie e Pastorali, le quali ultime dall’Autore furono dedicate a don Ranuccio Farnese signore di Parma. Tradusse pure in italiano diverse cose, fra le quali van ricordati, per il loro indiscutibile pregio letterario, il Poemetto “Gli Amori infelici di Leandro ed Hero”, traduzione che il Pallantieri dedicò alla Marchesa di Vasto e le Bucoliche di Virgilio, la quale difficile e faticosa traduzione contiene tanti versi italiani quanti ne ha l’originale latino, e dall’Arciprete Pallantieri, per sottrarla al pericolo di perdita, fu consegnata al ricordato poeta Muzio Manfredi suo intimo ed ottimo amico, che poi lo pubblicò per la prima volta in Bologna nel 1603, dedicandola al Principe Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato”. In realtà la prima edizione delle Bucoliche curate dal Manfredi sembra essere stata nel 1593.
Girolamo Pallantieri ebbe la fama di buon teologo; fu parroco dapprima al Borello (1564) “indi Arciprete di Castel Bolognese dal 1571 il qual posto egli tenne con soddisfazione dei Parrocchiani, fino all’anno 1591, che fu l’ultimo della sua vita”. Padre Serafino Gaddoni tuttavia annota che il 20 ottobre 1576 Girolamo Pallantieri sarebbe stato relegato nel Convento dell’Osservanza a Imola. La causa di questo arresto, che il Gaddoni ignora, potrebbe essere ricercata ancora una volta nella biografia di Emiliani che dice: “Scrisse inoltre alcune satire in volgare ed in latino, che il nostro Padre Agostino Garavini (1540-1614) dice condite di sale” e che potrebbero aver infastidito qualche Autorità. Nessun ritratto si conserva in Castel Bolognese dell’illustre Sacerdote. Parlano di lui, tuttavia, le pagine di poesia che di seguito si trascrivono:
A PANE
Antico Dio dell’Arcadia
Silvestre Dio, che de le Gregge, e insieme
De’ lor Maestri in prato hai cura, e in bosco:
Or, ch’a condur dal Latin suolo, al Tosco
Queste altrui capre ha il cor Palantio, e teme;
Deh! se del suo pensier ti preme,
In sè torto sentier, spinoso, e fosco,
Nè mai più tocco, a morsi lung. e tosco,
Scorgigli il più, rispondi a la sua speme.
Che s’egli, o Pan, del malagevol preso
Cammin, l’irto drappel cantando al suono
De le sue Canne, al fin puù trarre illeso;
Promette inchino a te con umil core,
Di darlo a gloria tua, poi lieto in dono
De i più gentili al più gentil Pastore
A MUZIO MANFREDI
il cui nome pastorale è Edreo
Scorto da bel desio, la Greggia altiera
Del Pastor d’Ocno, a l’alme onde Toscane
Dal Tebro, io trassi già per vie sì strane,
Ch’a pena, stanco, al fin ne giunsi a sera.
Ma perchè tosto non languisca, o pera,
Di darla a un gran Pastor promisi a Pane:
E ‘l fier destin le mie luci lontane
Poi tenne ognor da la selvaggia schiera;
a te la mando, Edreo, ch’al Savio in riva,
Tuo patrio fiume, illustri in versi ornati
Le Reggie, le Città, le Ville, e i Boschi.
Or tu, mentr’io Solingo i giorni foschi
Varco del patrio suol tra i vepri ingrati;
Lei dona a chi del don più degno or viva.
Copertina de La Bucolica di Virgilio, tradotta da Girolamo Pallantieri. La traduzione contiene tanti versi italiani quanti ne ha l’originale latino: essa fu pubblicata a Bologna dal poeta Muzio Manfredi, amico del Pallantieri, e dedicata a Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova.
Bibliografia: EMILIANI G., “Cenni storici e biografici di Castel Bolognese”, ms, Biblioteca Comunale di Castel Bolognese.
Paolo Grandi
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