Giovanni Damasceno Bragaldi (1763-1829)
La figura di questo nostro concittadino è posta in risalto nella storia castellana soprattutto per le sue virtù di uomo e di onesto amministratore oltre che di studioso, tanto più che ebbe a vivere in un periodo tormentato, pieno di contrasti e di grandi avvenimenti. Nacque il 15 Novembre 1763 da Vincenzo e da Teresa Poggi. Rimasto orfano del padre a tre anni, ebbe per tutori don Francesco Contoli e il conte Alessandro Ginnasi. Dal seminario di Faenza proseguì gli studi di legge a Bologna, a Firenze ed a Roma, studi che abbandonò per dedicarsi alle attività pubbliche. Resse l’amministrazione comunale per un lungo periodo col titolo di console, di podestà e di presidente a seconda del regime a cui era sottoposto il paese. Dai comandi francesi ebbe incarichi importanti che lo fecero conoscere in tutta la Repubblica Cisalpina e in Francia.
La sua adesione ai principii repubblicani partiva da una valutazione storica degli avvenimenti della Roma antica e della Francia del 1789 per giungere ad una soluzione unitaria della nazione italiana, con soldati italiani. Benvoluto da Napoleone fu da questi nominato membro del Comitato consulente federativo con sede a Milano e, successivamente, membro del Collegio degli juniori, o Corpo legislativo della Repubblica Cisalpina, succeduta alle due Repubbliche Cispadana e Transpadana, in rappresentanza del Dipartimento del Lamone e di Faenza, assieme al concittadino Luigi Tassinari. Fece parte dell’Accademia dei Filopatridi, sorta a Savignano nel 1801, con l’intento di associare alla classicità l’interesse della storia patria.
Quando l’esercito austro-russo battè i francesi, il Bragaldi dovette rifugiarsi a Modena per sfuggire alle persecuzioni, ma dopo la vittoria di Marengo e la ricostituzione della Repubblica Cisalpina, ebbe l’incarico di rappresentare la guardia nazionale di Bologna al Congresso di Lione (15 Dicembre 1801 – 26 Gennaio 1802). Nominato viceprefetto del distretto di Imola, lasciò il posto per coprirne altro più importante a Bologna e poi a Milano.
A quei tempi Castelbolognese apparteneva alla provincia di Bologna ed il Bragaldi si adoperò molto affinchè non ne fosse distaccato come era, invece, avvenuto nel 1794.
Il suo nome appare più volte nei libri di storia castellana e queste citazioni ci permettono di comprendere quale intenso lavoro egli abbia svolto in favore del paese. Per illustrare anche il suo fermo carattere ricordiamo che il 31 Dicembre 1813, quando ormai il periodo napoleonico era praticamente chiuso, non permise l’entrata in paese di un gruppo di volontari al servizio dell’Austria e dell’Inghilterra, nonostante le minacce dell’ufficiale austriaco che lo comandava. Il Bragaldi non intimidito dalla tracotanza di costui, gli dichiarò che avrebbe ordinato alla guardia nazionale di far fuoco, ben conoscendo lo stampo di quegli armati e l’intenzione di voler restaurare anche a Castelbolognese il governo pontificio.
Ritornato al potere il papa, al Bragaldi vennero assegnati incarichi pubblici fino a quando non si ritirò da ogni attività, dopo il 1825. Nonostante la sua fervida opera nel campo amministrativo, ebbe modo di dedicarsi alle lettere lasciando alcuni lavori poetici, fra i quali i sonetti “Il pianto paterno” in memoria del figlio Vincenzo e “Abacuch”. Ebbe per amici il Monti, il Perticari, lo Strocchi, il Montalti e il Pindemonte. Morì il 17 Febbraio 1829.
Castelbolognese lo ha ricordato ed onorato dedicandogli una via del paese, esponendo un suo busto nel pronao dell’Ospedale ed un suo ritratto negli uffici dello stesso. E’ sepolto, assieme al figlio scomparso prematuramente e alla moglie Anna Rosetti nel tempietto che sorge nell’attuale parco della villa Gottarelli.
Castel Bolognese, Ospedale Civile: busto di Giovanni Damasceno Bragaldi,
opera dello scultore Torrigiani.
Testo tratto da: “Un paese di Romagna: Castelbolognese fra due battaglie: 1797-1945” Pietro Costa. Imola, Galeati, 1971.
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