Giambattista Masetti (1792-1827)
Nacque da Giambattista Masetti persicetano, e da Teresa Sandelli di Bologna a’10 gennaio 1792 in Castel Bolognese, ove il padre suo esercitava la medicina a stipendii del comune. Morto questo, quattro dì dopo il suo nascere, ne prese amorosa cura l’avo paterno Giacomo, recandolo seco in Persiceto: e spento esso, succedè al pietoso incarico lo zio Dionigi che raccolse in casa il bambinello e diligentemente ne presedette alla educazione. II fanciullo intese in patria all’aritmetica ed agli elementi della lingua nostra. E giunto al, terzo lustro passò a Bologna , ove pose tale studio alla filosofia all’algebra e geometria, da uscire dalla università nel 1810 col grado di perito agrimensore. Qui egli avrebbe potuto darsi al pratico esercizio dell’arte appresa, se il genio, non lo avesse tratto irresistibilmente a donarsi tutto alle matematiche. Tornò quindi spontaneo alla università, e udite a grande fervore le sapienti voci dei Guglielmini , de’ Venturoli e del Magistrini, fu indi a tre anni meritato di laurea in classe d’ingegnere architetto. Nè cessando egli, perchè tolto alle scuole , da’ profondi suoi studi, venne in tal fama che ben presto nominossi a ripetere in Bologna le dottrine della cattedra di matematica applicata; e soddisfece in ciò sì bene a discepoli, a professori, e a presidi, che in temporanea assenza del Venturoli venne scelto a farne le veci; e quando nel 1817 onoratissimi ufficii chiamarono il Venturoli a Roma, non altri a lui sostituissi che il Masetti, che sette anni insegnò con tale frutto e lodi , che rinunziata nel 1824 dal Venturoli la cattedra, questa stabilmente conferivasi a lui che la tenne fino agli estremi del viver suo. Che se una morte immatura gli vietò porger lungo aiuto a quanti concorrevano ad udirlo, egli a perpetuo ed universal giovamento de’ studiosi scrisse e pubblicò non pochi dotti e diligenti lavori. E prima a perfezionare i Molini da grano pubblicava un metodo teorico-pratico , con appendice sulla Coclea d’Archimede. Seguiva a questi un Saggio sull’Equilibreo delle volte di tutto sesto ovali e piane. Risolveva Problemi di voltimetria in una Memoria letta all’Istituto bolognese agli otto gennaio 1818, e quindi un Problema agrimensorio sulla rettificazione de’ confini.
La Ricerca ed analisi di quattro nuove curve algebriche dipendenti dalla parabola e dal circolo veniva a luce poco prima d’altre Ricerche analitiche d’alcune formole atte a determinare la dimensione de’ muri sostenenti la spinta delle terre. Queste formarono altra Memoria che lesse all’instituto nellaa tornata de’ venti gennaio 1820. Indirizzava poi al Venturoli una Lettera sul pendolo idrometrico; e dava un’Appendice al suo lavoro sulla spinta delle terre. Produceva appresso le Memorie della misura delle acque correnti per le bocche di derivazione , e per gli alvei di corso equabili. -Dello stato prossimo al moto di una curva rigida qualunque che ravvolgendosi intorno a un punto fisso solleva un dato peso. Appariva pure a questi tempi l’opuscolo Descrizione esame e teoria di tutti i tachimetri idraulici fin ora conosciuti; ma l’opera Dell’origine e formazione del Canal Naviglio di Bologna accrebbe lustro all’Italia, formando uno de’ squarci più utili ed istruttivi dell’architettura idraulica , e ne dissero le lodi non solo i nostri Giornali, ma gli oltramontani ancora giudici sì spesso ingiusti di quanto appartiene a questa gloriosa Italia. Ancora diede in luce il Masetti un Trattato teorico sperimentate delle ruote idrauliche , e de’ molini da grano, e da pestare; cui tennero dietro due volumi di note ed aggiunte agli Elementi di meccanica e d idraulica del professor Giuseppe Venturoli, ne’ quali spiega i passi meno ovvii dell’autore, dimostra i problemi che trovansi soltanto accennati , e porge qua e lì teorie or modificate ed or aggiunte a rendere il libro del Venturoli più copioso e d’importanza maggiore. Ma sortito avendo una salute inferma e vacillante che fino dal nascere il travagliò per tutta la vita, e la quale non valsero mai ad infrenare o ristabilire nè metodo il più regolare, nè provide cure di medic’arte , rotto avendo alfine in mortal malattia , il tolse di soli 36 anni a’ 18 ottobre 1827, lasciando in doloroso pianto la giovane moglie e tre figliuoletti.
GIANFRANCESCO RAMBELLI
Testo tratto da: De Tipaldo, Emilio, Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti… Vol. 2. 1835. (96)
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