Quando votare era una festa
Questa storia me la raccontò mio padre Tristano che, dal 1946 in occasione del referendum monarchia-repubblica al 1996, quando compì 75 anni, fu sempre impegnato nei seggi elettorali in tutte le consultazioni, saltandone una, forse due. Dapprima fu segretario al seggio n. 1 dove era Presidente il dott. Ernesto Zamparelli poi Dirigente Superiore della Cancelleria della Corte d’Appello di Bologna, che aveva sposato una castellana della famiglia Zaccherini (i “Macapaci”) e pertanto era seconda cugina con mia mamma. Poi babbo fu nominato presidente, sempre alla sezione 1, che non lasciò se non per un breve periodo a cavallo degli anni ’70 per il meno impegnativo seggio n. 8 della Pace, allora alloggiato nelle scuole di via Casanola. Al suo fianco, presenza quasi fissa, in qualità di vice presidente, l’amico Giorgio Marezzi.
Successe che in una delle prime consultazioni elettorali del dopoguerra, credo le politiche del 1948, erano passate molte ore dalla chiusura delle votazioni il lunedì pomeriggio e in Comune erano affluiti tutti i dati ed il materiale fuorché quelli della sezione numero 6 (allora i seggi erano solo sei) di Campiano. Verso sera, eravamo in primavera, mio zio Enzo Cornazzani, allora già capo ufficio dell’anagrafe, stato civile ed elettorale del Comune, chiamò mio babbo per andare a vedere se Presidente e scrutatori avessero difficoltà o se fosse avvenuto addirittura qualcosa di grave. In bicicletta (l’automobile del Comune era ancora là da venire) risalirono la via Casolana fino alle scuole di Campiano. Là giunti trovarono le urne aperte, le schede sparse sui tavoli, i verbali posati ed ancora intonsi e nessun componente del seggio. Subito pensarono al peggio, poi, affacciatisi alla finestra, videro una cosa inaspettata: i contadini del vicino fondo “Madezz” avevano preparato per tutti una “bandiga” in piena regola ed un agnello nello spiedo stava cuocendosi sopra il fuoco. Presidente (che se non ricordo male era Peppino Dari) vice, scrutatori, segretario e rappresentanti di lista erano impegnati nel fare onore a quel banchetto preparato per loro e per festeggiare le elezioni. Non ci furono ragioni di spostare qualche componente della sezione per fargli fare lo spoglio dei voti: se Castel Bolognese quella sera ebbe anche i risultati del seggio di Campiano fu perché babbo e zio Enzo si fecero presidente e scrutatore provvedendo allo spoglio, alla redazione del verbale ed al confezionamento dei plichi che poi depositarono in Comune, ritornando a Castello in bicicletta, carichi di quei fardelli.
Nessuno di quel seggio fu però denunciato né segnalato alle Autorità superiori per quel comportamento: in fondo far festa per aver ottenuto di nuovo il suffragio, anzi il suffragio universale era una conquista che, costata vite umane e rovine materiali per demolire una dittatura, era più che giustificato.
Paolo Grandi
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, Quando votare era una festa, in https://www.castelbolognese.org
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