La vicenda della Colonna del Gargano
Nel 1597 il Vescovo Domenico Ginnasi fece togliere dal lato destro dell’altare dell’Arcangelo, nel Santuario di San Michele di Monte Sant’Angelo, una colonna per spedirla a Castel Bolognese. Essa era talmente preziosa da essere baciata dai pellegrini in segno di venerazione e, probabilmente, era la parte rimanente di quella su cui furono impresse le Pedate di San Michele quando nel 490 apparve all’allora Vescovo sipontino Lorenzo Maiorano. Il Cavaglieri, con tono risentito, scrive nel suo libro che “rimasero quindi i pellegrini fraudati dal praticare sul Gargano quelle divote rimostranze, che praticansi con la Colonna di Santa Maria del Pilar in Ispagna e di San Niccolò in Bari; benché alcuni non tralascino, in vece di essa, baciarne una di quelle, che sostengono il baldacchino”.
La colonna, di roccia di grana fine del Gargano detta pietra gentile, di color bigio, misurava once 76 (metri 2,40) ed era grossa once 25 (cm.70); fu trasportata da Manfredonia a Ravenna per mare e da quella città a Castel Bolognese in un carro, ove venne ricevuta con pompa ed esposta alla pubblica venerazione.
Nella Chiesa di San Petronio, per la sua custodia, fu costruita una nicchia dal lato dell’Epistola dell’Altare Maggiore, presso la custodia dell’Olio Santo, ed ivi fu racchiusa con un cancello di legno, ma, successivamente, nel 1653 circa, fu posta in venerazione nel secondo altare della navata sinistra; qui la vide il Cavaglieri, il quale riferisce l’iscrizione che la sovrastava: “Colonna del Monte Gargano, su la quale apparve San Michele Arcangelo”.
Non si conoscono le successive vicende della colonna, ma senz’altro colà rimase fino al 1781. Il 4 aprile di quell’anno, nella notte, la terra tremò provocando seri danni nel territorio di Castel Bolognese, che non risparmiarono la quattrocentesca Arcipretale di San Petronio; offesa dall’evento tellurico, dovette essere demolita. Seguì negli anni successivi la costruzione dell’attuale tempio neoclassico, opera dell’architetto Cosimo Morelli, consacrato il 2 marzo 1788.
In questi anni si perdono, ancora una volta, le notizie sulla Colonna del Gargano. La tradizione popolare, che si tramanda ancora oggi, riferisce che, nella nuova chiesa, essa serva da base al fonte battesimale, posto in una cappella a sinistra entrando.
Padre Serafino Gaddoni dubita alquanto di ciò, anche perché questa colonna è alta 74 centimetri ed ha la circonferenza di cm. 46 all’entasi, per cui sarebbe stata di molto rimpicciolita: i dubbi del Gaddoni sono stati recentemente fugati dallo studio che ho condotto sui documenti della Fabbrica di san Petronio. Dalla lettura del registro dei verbali risulta che la “colonna di San Michele”, divenuta proprietà della famiglia Zacchia-Rondinini, tra il 17 ed il 23 settembre 1783, nello sgombero della chiesa in fase di demolizione, fu portata, assieme al relativo altare ed alle sue suppellettili, a palazzo Zacchia dal loro ministro Pietro Battaglia. A chiesa riedificata, la Congregazione Economica della fabbrica, rivendicò invano dalla famiglia Zacchia-Rondinini la restituzione della colonna. Nella riunione del 17 dicembre 1790 fu letta in Congregazione una memoria del Marchese diretta al Vescovo di Imola e venne deciso di rispondervi, tramite l’Arciprete con le seguenti parole:
“che la Nobile Casa Rondinini fece alzare la luce di una cappella in S. Petronio circa due secoli dopo ch’era già stata fabbricata la Chiesa, la quale cappella per conseguenza rimase posata sul fondo, a muri della chiesa medesima, non essendosi dalla casa Rondinini fatto altro, che alzare della cappella più delle altre. Tale cappella, come a tutto il paese è noto era assai più picciola di altezza, e di ampiezza, e di sfondo, di quello sia la presente, mentre il suppedaneo stava tutto fuori dalla cappella, ed occupava parte della navatella, sicchè non si estendeva che poche teste dal muro; molto più che questo era ingrossato in guisa che in se aveva lo scavo di una nicchia, in cui si conservava, e venerava una colonna di sei piedi in circa d’altezza, e grossezza proporzionata, sopra cui stava dipinto in piedi S. Michele: e tale colonna levata dalla Grotta di monte Gargano fù mandata in dono dal Card. Ginnasi di ch. me. sia da quando era Arcivescovo sipontino. E questa colonna nel demolirsi la cappella fù portata via dagli Agenti di Casa Rondinini, non si è pensato più ad esporla alla primiera venerazione, e si crede adoperata ad uso profano. E’ ben vero che nella chiesa vecchia la Casa Rondinini avea usurpata la parte di navatella ch’era innanzi alla sua cappella, con farvi apporre due balaustri, che chiudevano detta navatella, ma l’E.mo Bandi di ch. me. li fece levare in una sua visita.
L’ampiezza della presente cappella è come le altre a norma del disegno scelto dall’E.mo Bandi, di cui, se il sig. Marchese avesse chiesto, avrebbe facilmente ottenuto per la sua cappella il sito in faccia dalla parte di mezzo giorno, ed avrebbe potuto estendersi a suo talento nel cortile della Canonica. Siccome poi le balaustrate degli altri altari non disdicono, così ne meno disdirrà quella della Cappella Rondinini.
Se il sig. Marchese avesse mantenuta la parola in di lui nome fatta li 27 luglio 1783 con speciale lettera, e dopo disse anche con Istromento di procura, altroneamente data all’E.mo Bandi, e da questo accettata, alla presenza de’ Monsignor Alessandretti, de’ due Sig.ri Arcipreti, del Sig. Cav.re Morelli, de’ Deputati della Fabbrica, e di copioso popolo ch’era presente in chiesa, che cioè avrebbe pagato l’importo dell’edificio di tutta la sua Cappella, avrebbe già a quest’ora a sua disposizione un Camerino maggiore di quello, che desidera, che a questo effetto fù riservato nel disegno. Ma siccome la parola data non fù mantenuta, così il detto Camerino è stato convertito ad altro uso migliore cioè per confessionale degli uomini. Stanti le quali cose non intende la Congregazione, come il Sig. Marchese pretende dopo la fabbrica un commodo, che inanzi non aveva e che non hanno gli altri compatroni delle Cappelle.
Molto meno s’intende come possa essere vero, che senza il Camerino preteso sarebbe la Cappella sempre aperta, e soggetta ad essere ruinata, particolarmente il pavimento, e predella, com’espresso viene ne’ stessi termini dal Memoriale. Sicchè la Congregazione desidera che queste riflessioni siano poste sotto l’occhio purgatissimo di sua Em.za R.ma, supplicandola provvedere, che avendo le Confraternite con esorbitante spesa concorso alla fabbrica della chiesa, si degni provvedere, che li Commodi annessi a detta Fabbrica non restino ad uso di Particolari, che non vi anno alcun diritto, ma della Chiesa medesima, e dal rettore di essa, il quale a motivo della Fabbrica à dovuto restringersi nella sua canonica, perdendo altri suoi commodi assai più rilevanti, come a tutto il paese è noto.”
La disputa non finì qui; il 23 gennaio 1791 venne a Castel Bolognese il Vescovo per cercare una soluzione al conflitto apertosi tra la Fabbrica di San Petronio ed il Marchese Zacchia-Rondinini, che parve trovarsi nel rinunciare il Marchese all’uso dello stanzino preteso, e che, nel contempo, la congregazione economica fosse tenuta a mo’ di risarcimento danni, a provvedere la Sacrestia di un nuovo armadio. Era implicito, a questo punto, che avendo rinunciato il Zacchia all’ampliamento del proprio altare in giuspatronato, non avrebbe neppure consegnato alla Chiesa la Colonna di San Michele, che oggi può pertanto considerarsi dispersa. Rimane nella Cappella Zacchia-Rondinini, l’ultima della navata sinistra il quadro di San Michele Arcangelo attribuito a Francesco Longhi (sec. XVII), unico residuo dell’antica Cappella che conservava la Colonna del Gargano.
Paolo Grandi
Bibliografia:
- AA. VV., La chiesa Arcipretale di San Petronio – Arte, Storia, Tradizione, Faenza, 1991;
- ANGELILLIS C., Il Santuario del Gargano e il Culto di San Michele nel mondo, Vol I, Foggia 1955.
- Libro degl’atti della Congregazione Economica per la Fabbrica della chiesa Arcipretale di San Petronio di Castel Bolognese in: Archivio Parrocchiale di San Petronio, Cartone 1, b. 1.
- GRANDI P., Il Cardinale Domenico Ginnasi, Faenza 1997.
- CAVAGLIERI M., Il Pellegrino al Gargano, tomo II, Napoli, 1690.
- EMILIANI G., Cenni storici e biografici di Castel Bolognese, manoscritto.
- FANTUZZI G., Notizie degli scrittori bolognesi, tomo IV, Bologna 1784.
- GADDONI S., Le Chiese della Diocesi di Imola, Vol. I, Imola 1927.
- MASTROBUONI S., Ai margini della Storia Sipontina, Benevento 1943.
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