I depennati dalla toponomastica (con qualche spigolatura…)
di Andrea Soglia
Due centenari portano a questa piccola riflessione sulla storia della toponomastica di Castel Bolognese.
Era il 10 novembre del 1923 quando il Comune, amministrato dai fascisti che avevano preso il “potere” con la forza, facendo sua una iniziativa intrapresa dalla locale sezione dell’Associazione combattenti e già attuata il 4 novembre, modificò pesantemente la toponomastica del centro del paese. La piazza principale, intestata a Giovanni Bernardi sin dal 1876, fu, fatto unico nella storia castellana, dedicata a una persona viva e vegeta, ossia Benito Mussolini. “I soliti servi sciocchi” (così li definì Serantini in un elzeviro del 1949) non depennarono Bernardi, ma lo retrocedettero nell’allora piccola piazzetta Fanti, che era circa la metà di quella attuale. I Fanti furono depennati, anche se per poco, come vedremo. Non mancò, nel periodo di massima retorica combattentistica, un omaggio a due soldati caduti nella Grande Guerra: a Francesco Rossi, medaglia d’oro, fu dedicata la via che anche oggi porta il suo nome e a Francesco Budini, volontario con Peppino Garibaldi, fu dedicata la piazzetta che grosso modo corrisponde all’attuale piazzale Budini. Personaggi degnissimi, questi ultimi, e giustamente ricordati ancora oggi.
La delibera del 1923 tace i nomi precedenti della via Rossi e della Piazzetta Budini. Mentre, nel primo caso, è facile scoprire, consultando i volumi di Pietro Costa, che la via Rossi andava ad occupare parte del vecchio vicolo di San Petronio, che partiva dalla piazza Camerini per arrivare fino a via Morini, nel secondo caso la piazzetta sembrava semplicemente andare ad intercettare l’inizio del Borgo Giosuè Carducci.
In realtà, grazie alla cronaca dell’inaugurazione di queste “nuove” vie pubblicata su Santa Milizia del 17 novembre 1923, segnalataci dall’Archivio Storico Popolare di Medicina, scopriamo con sorpresa che la piazzetta Budini era dedicata a Francisco Ferrer:
“Alle ore 9 [del 4 novembre, ndr] il lungo corteo, che si era adunato nel piazzale dell’ospedale, si è messo in moto aperto da un plotone di reali carabinieri e da un manipolo della M.V.S.N. al comando del seniore Biaggioni Bruno e del decurione Sig. Virgili Luigi.
[…] Il corteo ha sostato in una piazzetta alla quale fu una volta dato il nome di piazza Ferrer, ma a cui oggi è stato imposto il nome di un glorioso volontario morto in guerra “Francesco Budini”; poi ha proseguito per il cimitero, ove è stata celebrata la Messa al Campo da un cappellano di guerra decorato al valore, il Rev. Don Giovanni Cardelli; sono state deposte ghirlande e fuori sulle tombe dei caduti. Poi il corteo sempre più numeroso è rientrato in paese e ha ribattezzato una via al nome glorioso di un altro caduto, alla medaglia d’oro sergente Rossi Francesco, la cui madre seguiva il corteo. Giunto alla piazza principale ha assistito allo scoprimento della targa che le cambia il nome in quello fatidico e augurale di Benito Mussolini […]”
A quanto si è sempre detto, il “lapidato”, ossia lo stesso Mussolini, venuto a sapere della cosa, ordinò che la piazza tornasse a chiamarsi Bernardi, e ciò avvenne con una successiva delibera del 19 gennaio 1924. Si fece in tempo, comunque, a stampare una bella cartolina illustrata con la dicitura “Piazza Mussolini”. Bernardi fu risarcito in fretta, e lo furono anche “i Fanti”, toponimo antichissimo (presumiamo derivato da un’antica famiglia castellana che viveva in quella piazza) e non certo il Manfredo a cui è oggi erroneamente attribuita. Anzi, “i Fanti”, a seguito delle distruzioni belliche, si ritrovarono una piazza raddoppiata di dimensioni ed oggi assurta a “salotto del paese”.
L’unico depennato dai fascisti fu così Francisco Ferrer, l’anarchico, pedagogista e libero pensatore spagnolo fucilato a Barcellona il 13 ottobre 1909, condannato a morte con prove artefatte. La sua esecuzione scatenò corpose manifestazioni di protesta in tutta Europa, anche a Castel Bolognese, come ci racconta Nello Garavini nelle sue Testimonianze:
“In una mite mattina dell’ottobre del 1909 mi alzai e rimasi sorpreso nel trovare chiusi i negozi; le botteghe erano chiuse recando le scritte: “Chiuso per lutto” – “Chiuso per protesta contro il governo spagnolo” – “Chiuso per la fucilazione di Francisco Ferrer”.
I castellani ricordavano che, in quei giorni, in tutto il mondo si protestava contro il clero ed il Re di Spagna. Il lutto era generale; a Roma, Parigi, Berlino, Londra, Ginevra, Buenos Aires, ecc.”.
Non ci siamo mai imbattuti nella delibera che intitolava a Ferrer quella piazzetta e al momento non è possibile fare verifiche, stante il disastro che ha sconvolto il nostro archivio. Si possono fare due ipotesi: una intitolazione a furor di popolo sin dal 1909, come era avvenuto per due segmenti attuali della via Emilia interna, dedicati a Giuseppe Garibaldi (ora retrocesso in un misero piazzale) e a Giosuè Carducci (ora titolare di una via di secondaria importanza), oppure una intitolazione decisa dalla Giunta socialista eletta democraticamente nel 1920 e poi defenestrata con la prepotenza dai fascisti.
Nel 1923 i fascisti castellani si erano macchiati di un crimine ben peggiore, l’omicidio del socialista Adelmo Ballardini, avvenuto il 28 luglio 1923 (e il cui centenario è passato colpevolmente sotto silenzio). Quasi un mese dopo, il 23 agosto 1923, due fascisti di Casumaro, miliziani di Italo Balbo, aggredirono ad Argenta don Giovanni Minzoni, procurandogli lesioni talmente gravi da portarlo alla morte.
E proprio don Giovanni Minzoni è il secondo depennato illustre dalla toponomastica castellana.
Ancora negli anni ’70 a don Giovanni Minzoni fu intitolato l’Auditorium a piano terra di palazzo Mengoni. Per circa un trentennio l’Auditorium è stato il cuore pulsante della vita culturale e politica castellana. Una decisione che, ogni giorno che passa, si rivela sempre più dissennata, portò allo smantellamento dell’Auditorium e alla creazione di una grande cucina permamente. Come surrogato dell’Auditorium fu creato, nel seminterrato della biblioteca, il Teatrino del Vecchio Mercato, spazio che ha sempre fatto rimpiangere l’arioso e luminoso Auditorium. Che la collocazione del Teatrino fosse infelice è diventato del tutto evidente con l’alluvione del 17 maggio 2023 che ha completamente sommerso e distrutto quello spazio.
Don Minzoni è stato “risarcito” con la collocazione in piazza della statua bianciniana che è la copia esatta di quella inaugurata ad Argenta nel 1973. E’ un risarcimento irrisorio, a nostro avviso. Sarebbe auspicabile che sia a Don Minzoni sia a Francisco Ferrer, depennati illustri, fossero intitolati nuovamente degli spazi pubblici e non certo a discapito di altri. E forse andrebbe ricordato anche Ulisse Errani, a cui era un tempo intitolata la sezione della Democrazia Cristiana di Castel Bolognese. Con la liquefazione repentina della DC anche a Castel Bolognese, l’Errani, uno dei suoi fondatori, ucciso da una scheggia di granata durante la guerra, è sparito dai ricordi castellani.
In tempi recenti abbiamo avuto anche notizia dello rimozione di due targhe poste in due luoghi pubblici a memoria di due sportivi castellani scomparsi. Le targhe sono state rimosse con una facilità sorprendente, quasi come se si ignorasse che esiste una commissione di toponomastica, che su quelle targhe ha deliberato, e, nel caso in oggetto, come se si ignorasse la presenza di familiari che quelle targhe le avevano scoperte e con i quali erano stati concordati testi e posizionamenti. Era quantomeno corretto informare dell’esigenza degli spostamenti e concordare immediatamente un nuovo posizionamento con gli interessati. Una targa attende già da due anni, nonostante la questione sia stata sollevata anche in sede istituzionale oltre che segnalata verbalmente nell’immediatezza dei fatti. Speriamo che si possa rimediare in fretta a questa stortura, prima che le targhe vadano disperse: non vorremmo aggiungere altre due persone alla lista dei depennati.
La toponomastica dovrebbe essere materia seria e delicata, ma al giorno d’oggi si assiste basiti ad un diffuso scadimento culturale anche in questa materia, che dovrebbe viceversa additare, ricordare, e far conoscere personaggi di alto profilo. Proprio come lo furono don Minzoni e Francisco Ferrer.
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