C’era una volta il bar Giardino…
a cura di Andrea Soglia
“Amarcord una panchina per il viale” è una rassegna estiva nata alcuni anni fa per ri-valorizzare il nostro bel viale Cairoli e per ricordare il tempo in cui il viale della stazione, soprattutto d’estate, era frequentatissimo da numerose compagnie di amici, ognuna delle quali aveva una propria panchina di ritrovo e dove si tirava a far tardi. Una vitalità che si è progressivamente perduta fino quasi a scomparire e a trasferirsi, ma solo parzialmente, altrove. Quei tempi e quella voglia di stare assieme in quel determinato modo sembrano oramai irripetibili.
E un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che animavano il Viale era il bar Giardino, dove si poteva bere qualcosa, mangiare un gelato, giocare a biliardo, a ping-pong, sedersi sul dondolo (ambitissimo soprattutto dai bambini) o semplicemente chiacchierare seduti ad un tavolino circondati dal verde: è stato veramente il maggior punto di ritrovo cittadino per almeno tre generazioni di giovani castellani.
Con l’aiuto di Maria La Torre, che ringraziamo per le notizie e le fotografie che ci ha fornito, possiamo scrivere questa pagina di ricordi che speriamo possa ingrandirsi con il contributo di chi quel bar l’ha frequentato assiduamente.
Aperto nel 1957 da Maria Luisa Albertini in Morsiani in una zona del paese in piena espansione edilizia, il bar Giardino, secondo le intenzioni dei primi proprietari, doveva essere un bar di “lusso” (c’era una fontana nel cortile e il gelato veniva servito in coppe d’argento). L’esperimento non fu coronato da successo e ben presto il bar cambiò di proprietà e fu acquisito dalla signora Media Sangiorgi in Margotti, di Conselice. Approfittando del fatto che il marito conosceva Isolina Ricci in quanto era il suo fornitore di pesce (altra attività “storica” della famiglia Ricci-Armiento), nell’aprile 1959 la gestione del bar fu affidata proprio a Isolina Ricci e alle figlie Emilia e Maria Armiento ed Emilia, con il marito Claudio La Torre e la loro figlia Maria, si trasferì nell’abitazione sopra al bar.
Emilia e Maria Armiento, che successivamente divennero titolari del Bar, furono le anime del bar Giardino fino all’aprile del 1999, quando, a seguito della prematura scomparsa di Maria, fu definitivamente chiuso dopo 42 anni di attività di cui 40 delle sorelle Armiento.
Anche Claudio La Torre e la figlia Maria La Torre davano una mano nella conduzione del bar.
Una volta andato in pensione, Claudio (scomparso nel 2005) apriva il bar già alle 4,30 del mattino per consentire ai primi pendolari diretti in stazione di prendersi un caffè. A metà mattinata Maria Armiento subentrava al cognato finché poi nel tardo pomeriggio arrivava “di turno” Emilia, che effettuava generalmente la chiusura serale, invitando i “suoi ragazzi” ancora presenti nel bar a prendere i loro “straccetti”, ossia i loro giubbotti, e andare a casa.
Il sabato, la domenica e gli altri giorni di festa e durante l’estate, anche Maria La Torre, che era libera dal suo lavoro di maestra, dava il suo contributo, che il sabato era provvidenziale soprattutto per consentire alla mamma e alla zia di riposarsi… dalle fatiche del giorno di riposo. Infatti il bar Giardino era rigorosamente chiuso il venerdì, giorno in cui Emilia e Maria Armiento si dedicavano al commercio del pesce.
Maria, con la mamma Isolina, vendeva il pesce al mercato di Castel Bolognese, dapprima al mercato coperto e poi, negli ultimi anni, in piazzale Roma con il suo camioncino. Emilia invece vendeva il pesce ad Imola, in un negozio (di fronte all’Ospedale vecchio) che era di proprietà dal fratello Domenico Armiento, il quale era titolare anche di una macelleria assieme alla moglie Paola Dall’Oppio. Anche Lucia Armiento, sorella di Emilia e Maria, commerciava pesce a Imola, in un negozio aperto tre giorni a settimana.
Ancora oggi il bar Giardino è molto rimpianto e le compagnie di amici che l’hanno frequentato hanno fatto anche gruppi su WhatsApp per continuare a sentirsi fra loro. Pochi anni fa tanti dei “ragazzi del bar Giardino” si sono ritrovati per festeggiare Emilia in occasione del suo ottantacinquesimo compleanno.
Questo breve testo vuol aprire la strada ai ricordi di tutti e tutto quel che emergerà, aneddoti e fotografie soprattutto, verrà aggiunto a quanto già pubblicato in questa pagina di amarcord.
Da Fabrizio “Bicio” Galeati (che ringraziamo sentitamente) riceviamo le copie di tre piccole chicche, relative a tre tornei di tennis denominati “Bar Giardino” disputati nel 1986, 1987 e 1988 nel campo in terra battuta all’epoca esistente in viale Umberto I. Ai tennisti iscritti, a mo’ di diploma di partecipazione, veniva consegnato un disegno, in edizione limitata, eseguito dall’artista castellano Bruno Violani. Al termine della competizione seguiva una succulenta cena, ovviamente a base di pesce, cucinata da Emilia Armiento.
Sempre relativamente al torneo del 1988, Attilio Della Godenza, giunto in semifinale nel singolare, ci ha inviato la fotografia della targa-trofeo relativa al 4° posto.
Sempre relativamente al tennis, il bar era anche il luogo dove due tennisti, che erano in forte competizione fra loro, si sfidavano ufficialmente per stabilire chi fosse il più bravo. Nel 1984 Sergio Garofani (risultato poi vincitore) incontrò Francesco Zauli in una partita pubblicizzata al bar e immortalata da una vignetta di Francesco Minarini. Ringraziamo Sergio Garofani per avercela inviata.
Da Sante e Sergio Garofani (che è uno dei protagonisti dell’evento) riceviamo tante belle fotografie relative alla premiazione del Torneo di tennis 1987. Fra i tanti, segnaliamo la presenza del pittore Bruno Violani, che aveva preparato i premi per i tennisti.
Sempre da Sante Garofani riceviamo una bella fotografia che, seppur mossa, ci restituisce una bella immagine del bar Giardino
Pubblichiamo inoltre una zirudella scritta in occasione di una festa dei ragazzi del bar Giardino al Bellevue di Riolo nel 1984 o 1985
ZIRUDELLA DI NATALE PER LA FESTA AL BELLEVUE
(dei frequentatori del bar Giardino)
Siamo qua per celebrare
certe cose uniche e rare:
un posto ch’era il nostro covo
non soltanto per ritrovo.
C’erano nel nostro bar Giardino
biliardo, pingpong e poi calcino
non mancava proprio nulla:
persino il dondolo per culla,
il bar con la Miglia e la Maria
e il jukebox per l’allegria,
il gioco esclusivo dei Tarocchi
ignorato da imbranati e brocchi.
Facevamo cose pazze:
entravano persino le ragazze
quando altrove era proibito
se non erano col marito.
E ora siamo qua a brindare
e si può solo scherzare:
per Natale facciamo festa,
tutti abbassino la cresta!
Qua nel presepe c’è una stalla,
non c’è il bue ma si balla.
Non cercate l’asinello:
lui non ama ’sto bordello.
Non c’è il bimbo nella paglia,
non c’è l’asino che raglia.
É scappata la madonna
perché senza minigonna.
San Giuseppe se n’è andato,
era pure incavolato:
solo il liscio sa ballare
e ha dovuto traslocare.
La stella cometa su nel cielo
si nasconde dietro un velo:
vedrebbe solo, anche a distanza,
uno scossare di chiappe e panza.
Anche la luna si domanda
se sia il caso di scappare:
può fidarsi di ‘sta banda
che non si sa come fermare?
C’è soltanto un gran casino
inventato al bar Giardino.
Si dovrebbero far balli,
ma si pestan solo calli.
C’è qui Meo, medico strano,
che ricuce tutti a mano:
se non lo eviti con cura,
ti rifila una puntura.
Ma non puoi parlarne male:
è la festa di Natale.
Non puoi chiedere di più
che andare al Bellevue.
Qui tu puoi dimenticare,
puoi sorridere e sognare:
puoi pensare che Fanfani
è sol uno dei sette nani.
E se aumenta la benzina,
ti farai una risatina.
E se sei andato in bianco,
puoi far finta di esser stanco,
come predica da anni,
se ti sfotte, Tamorranni,
come ormai proclama invano
nell’edicola Mariano.
C’è Pelandri dongiovanni
in ricerca ormai da anni;
se stasera gli va male
non si arrabbi: è Natale!
Per i dribbling c’era Zio Cassio,
ora la chiacchiera è il suo campo,
né col magnesio né col potassio
non lo fermi, non hai scampo!
Dribblatore anche Smarchino,
ma l’altezza era il suo sogno:
è mezzo metro sotto il cugino;
così impreca “Che scalogno!”.
E c’è Fumas, ma non è quello
che ha inventato i moschettieri,
come il socio Carlagnan Panieri
non ha vinto mai un duello.
C’è poi il Lungo, ma dov’è il Corto?
Di lui qualcuno se n’è accorto?
Forse è quello ch’è ormai cotto
a blaterare del sessantotto.
Prego, tieniti i tuoi volantini
se non parlan di festini.
parli di una manifestazione?
Prego, laggiù c’è la stazione!
Infatti, c’è l’ex-sessantottino
che qua sembra un vip cretino:
guarda gli altri con sussiego
altezzoso nel suo ego.
Il suo socio, detto Riko,
nei tarocchi fa l’amico,
ma non gioca mai a calcino
per lui gioco poco fino.
Ora ci si scambiano regali
nella gara a farli…tutti uguali:
ridere e sfottere il ricevente
è lo scopo sempre urgente!
Buon Natale alle donzelle:
sian più corte le stanelle!
Buon Natale a tutti i maschi:
che non facciano dei fiaschi!
Buon Natale ai belli e ai brutti,
buon Natale a chi fa i rutti,
a chi è becco -e sono tanti-
Buona Natale a tutti quanti!
Buon Natale a chi fa il fino,
a chi trinca birra o vino,
a chi non sa trattar coi guanti;
Buona Natale a tutti quanti!
Pagina pubblicata il 2 febbraio 2019 e aggiornata l’1 agosto 2019 e il 30 gennaio e 22 ottobre 2023
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