Mastro Nicola da Castelbolognese e le sue peripezie per un trave di legno per violini
Di Mastro Nicola da Castelbolognese, riesumatore delle classiche vernici cremonesi e delle classiche voci, l’unico che si serva di apparecchi fisici, pure da lui inventati, per applicare in modo positivo la sua teoria della “stabilità armonica” è notissimo il fatto che qui descriviamo.
Nell’agosto del 1915, mastro Nicola venne richiamato alle armi ed inviato per le grosse manovre nei pressi di Castenedolo, piccolo paese dell’alto Bresciano. Fu così che, capitato in un vasto cortile ove erasi accampato con altri militari, notò subito un grosso trave che reggeva la volta di una gran porticato. Attirato dalla qualità del legno avanzò subito richiesta per ottenerlo a qualsiasi condizione, ma date le requisiozioni militari, non fu possibile sostituirlo. Di questo trave però gliene venne concesso uno scampolo di 80 centimetri.
Passata la grande guerra, col campione di quel pezzo di trave, ne cercò degli altri nei vari mercati di legname dell’Italia e dell’estero, ma non gli riuscì trovare del legno uguale per proprietà acustica.
Vistosi così venir meno un elemento capitale per le sue teorie avanzate, con le quali apprendeva che senza quel legno non avrebbe mai raggiunto le voci classiche attestategli un po’ da tutte le parti del mondo dai più illustri maestri ed insigni concertisti, decise di entrarne in possesso a qualunque costo. A questo scopo, nell’aprile del 1926, si recò a Castenedolo e sotto un’acqua torrenziale cominciò le ricerche, non ricordando più il luogo esatto. Dopo due ore di ansiose indagini, finalmente potè ritrovare la casa del tanto sospirato trave. Fattane richiesta al proprietario è da immaginarsi come fosse giudicato per un pazzo e naturalmente dovette venirsene via deluso e mortificato.
Mastro Nicola, preso dall’angoscia si ritirò lentamente in un caffè a meditare e quivi ebbe occasione di raccontare l’accaduto ad un signore che conobbe poi per il medico veterinario del paese. Questo signore, interessatosi al racconto, molto gentilmente gli consigliò di recarsi dal segretario del Fascio, essendo questi intimo amico del proprietario del trave. Erano le dieci di sera, quando mastro Nicola si presentò al Fascio e fattosi riconoscere e spiegate le ragioni della sua presenza colà ottenne la promessa dell’interessamento di quel Segretario. Lasciò quindi incaricato certo signor Zola di Castenedolo di riferirgli l’esito all’indirizzo provvisorio di un suo amico di Milano, presso il quale egli era diretto, il prof. Biagini, professore di viola del Quartetto Poltronieri, ed all’uopo lasciò scritto tale indirizzo nel retro di un suo biglietto da visita.
Il giorno successivo ricevette un telegramma a Milano col quale gli si annunciava che il trave gli veniva ceduto e mastro Nicola, senza nemmeno far parola del legno al prof. Biagini, si precipitò di nuovo a Castenedolo dove intesosi subito col proprietario, acquistò un trave di quercia molto più grosso di quello da sostituire per il prezzo di lire 1000, ma non gli fu possibile farne subito la sostituzione trovandosi impegnati altrove i muratori di fiducia del proprietario, e così venne rimandato il tutto alla settimana seguente. Mastro Nicola lasciò l’incarico di spedizione al predetto signor Zola avvertendolo di spedirlo a grande velocità al semplice indirizzo: Nicola da Castelbolognese – Romagna, dandogli un nuovo biglietto da visita e se ne tornò a casa spiacente di non averlo potuto portare con se.
Il 3 maggio 1926 ricevette una lettera dal proprietario, signor Bettoni, concepita in questi termini:
“Castenedolo (Brescia) 2-5-1926. Preg.mo signor Nicola da Castelbolognese. – Ricevo la sua gentile lettera con l’unito assegno bancario come da nostra intelligenza. Domani il carpentiere eseguirà il lavoro di squadratura del nuovo trave ed il puntellamento del loggiato. Martedì verrà calato il suo trave con ogni diligenza e con tutte le precauzioni del caso e consegnato al signor Zola, secondo le istruzioni da lei impartite. A lui consegnerò subito lire 80 da lei segnate a suo favore. Mentre le assicuro che tutto sarà eseguito con ogni possibile riguardo, mi è gradita l’occasione per salutarla distintamente. – Dev.mo dott. Bettoni”.
Da un’altra lettera sempre dello stesso, ricevette avviso che il giorno 6 era stato consegnato il trave al signor Zola, il quale caricatolo su di un carro, lo aveva portato per la spedizione alla stazione di Rezzato, non essendovi stazione ferroviaria a Castenedolo. Finalmente mastro Nicola vedeva in tal modo realizzato il suo sogno ed attendeva con spasimo, di minuto in minuto, l’arrivo a Castelbolognese.
Passarono le ore ed i giorni inutilmente e, solo in seguito a vari telegrammi potè spiegare l’equivoco. Il trave era stato spedito all’indirizzo segnato a retro del biglietto di Nicola e cioè al professore di viola Biagini, che abitava a Milano in via Panfilo Castaldi 20, e semplicemente al… 5° piano. Costui si vede arrivare per l’Agenzia trasporti, consegna a domicilio, un trave della lunghezza di metri 6,80 e del peso di kg. 360! E’ facile immaginare la sorpresa del prof. Biagini che a tutta prima non voleva assolutamente riceverlo poi fra il sì ed il no, si acconciò, per un riguardo a mastro Nicola a prenderlo in consegna e collocarlo nel suo studio in attesa di ulteriori schiarimenti. E’ da notarsi che date le dimensioni, fu costretto a farlo passare per il vano della finestra e lasciarne… fuori circa tre metri (fortunatamente non si era d’inverno).
Solo dopo 4 o 5 giorni, messo al corrente dell’equivoco, potè curarne la rispedizione da Milano (Stazione Porta Vittoria) il 14 maggio, e sempre a grande velocità. Questa volta l’attesa di giorno in giorno era sempre più penosa dato che non si aveva risposta nemmeno ai telegrammi e solo il 20 maggio, riattivata la linea ferroviaria di Piacenza, stazione che era stata invasa dalle acque per la piena del fiume Po, potè finalmente giungere nella bottega del mago della liuteria (così definito da illustri maestri) per essere trasformato nelle più dolci armonie spirituali. Questo legno, a parità di spessore, lunghezza e grossezza con gli altri miglior legni, li supera di circa 44 vibrazioni, e con tal legno ha già fatto un centinaio di violini, mentre ne tiene ancora per altri 60 piani armonici da violino, i quali saranno altre 60 opere d’arte inconfondibili che passeranno alla storia della più elevata liuteria italiana.
Tratto dal Corriere Padano del 24 gennaio 1936
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