La “Bella Clori”: un’opera lirica per il Card. Domenico Ginnasi
Padre Albino Varotti, Minore Conventuale caro a Castel Bolognese, compositore, direttore d’orchestra ed insegnante in vari Conservatori, nelle sue peregrinazioni tra gli archivi musicali italiani ha reperito nella Biblioteca del Conservatorio “G.B. Martini” di Bologna la partitura completa di un’opera lirica dedicata dall’Autore al nostro concittadino Card. Domenico Ginnasi. Si tratta de: La Bella Clori armonica di Giovanni Francesco Anerio (1567? – 1621?), compositore romano e Maestro di Cappella in Palazzo Ginnasi, pubblicata a Roma nel 1619.
L’opera – Non dobbiamo pensare di trovarci di fronte ad un dramma romantico quale “La Traviata” di Verdi, ad una tragedia verista quale “I Pagliacci” di Leoncavallo, ovvero ad una favola esotica come “Turandot” di Puccini. Siamo anzi agli albori di questo genere musicale che vedrà i suoi splendori nei due secoli successivi soprattutto in Italia. Più infatti che un’opera lirica vera e propria, erano, come d’alta parte dice l’autore nel frontespizio della pubblicazione “Arie, canzonette e madrigali, a una due e tre voci”, sceneggiate e accompagnate da una piccola orchestra da camera ovvero dal clavicembalo. Il tutto poteva quindi essere rappresentato in casa, nel teatrino del palazzo o nella sala delle feste davanti a poche decine di spettatori. Anche l’argomento rispecchia il gusto dell’epoca: si tratta infatti di una fiaba di argomento pastorale – boschereccio, a sfondo comunque morale, ambientata in quel mondo ideale e bucolico descritto dai seguaci dell’Arcadia.
L’autore – L’Anerio, allievo di Giovanni Pierluigi da Palestrina e, ancor prima, fanciullo cantore nella Basilica di San Pietro in Roma, fu chiamato alla corte di Sigismondo III re di Polonia in qualità di Maestro di Corte e là stette fino al 1608. Tornato in Italia, rimase per qualche anno a Verona quale Direttore della Cappella della Cattedrale, per tornare poi a Roma, di certo, nel 1611. Dapprima egli conservò strette relazioni con la Compagnia di Gesù, alla quale forse era dovuto il suo viaggio in Polonia, e proprio nella Chiesa del Gesù egli celebrò la prima messa il 7 agosto 1616, essendosi deciso al sacerdozio dopo lunghe meditazioni, festeggiato dai cantori romani. Al generale dei Gesuiti padre Acquaviva furono dedicati i primi mottetti apparsi appena dopo il suo rientro in Italia e per il Collegio Romano compose altre musiche di soggetto sacro. Maestro di cappella dapprima in San Giovanni in Laterano, passò poi dal 1613 al 1620 alla chiesa della Madonna dei Monti. Dopo il rapporto con i Gesuiti l’Anerio si avvicinò al mondo della Congregazione Romana dell’Oratorio fondata da San Filippo Neri. Può essere stato questo il momento di incontro del Maestro col nostro Cardinale, che culminò in una vera amicizia e nella nomina a musico di casa Ginnasi. Il Ginnasi infatti tenne sempre stretti rapporti con i padri Filippini: non vada dimenticato che lo stesso San Filippo Neri fu confortatore spirituale, confessore ed esecutore di legato testamentario dello zio del Cardinale, il Governatore di Roma Alessandro Pallantieri. Per l’istituzione Filippina l’Anerio compose il Teatro armonico e spirituale, pubblicato nel 1619, che segna un momento di capitale importanza nello sviluppo dell’oratorio in volgare.
Giovanni Francesco Anerio fu, infine, fecondo produttore di musica sacra, con non meno di 320 composizioni; ad esse si aggiungono le opere profane come i Madrigali e le Canzonette e alcuni saggi di musica strumentale, come il Libro delle gagliarde intavolate per sonare nel cembalo e liuto (1607). Del repertorio sacro ricordo la trascrizione per quattro voci della Missa Papae Marcelli del Palestrina, la Missa della Battaglia e la Missa Paulina Borghesia super “Quem dicunt homines” dedicata a papa Paolo V Borghese, oltre ad un Requiem, a varie Litanie e a numerosi Mottetti. Degli oratori, tutti composti sopra testo volgare, appartengono il Dialogo pastorale al presepio (1600) ed il citato Teatro armonico spirituale.
La dedica – Questo il testo che appare nel retro di copertina dei quattro libri (canto primo, canto secondo, basso, basso continuo) che compongono la partitura della Bella Clori armonica.
AL’ILVSTRISSIMO ET REVERENDISS. SIGNOR
IL SIGNOR CARDINALE
GINNASIO
Il maggior ornamento, con che comparisca adorna questa mia Amorosa Donzelletta, è ‘l nome di V. S. Illustrissima, che ella porta in fronte, e più la rende riguardevole questo fregio artificioso, chè la bellezza sua Naturale. E se bene non può presentarsi innanzi a Persona tanto sublime, e tanto Religiosa senza rossore: nondimeno è assicurato il timore della sua benignità, con la quale altra volta fù gradita da Lei. Viene dunque humilmente à supplicarla della sua gratia, & protettione, il che tanto maggiormente spera d’ottenere, quanto hora ha più dependenza da Lei, anzi quanto è divenuta più propria sua servitrice, non mancandoli per adesso altro che la fama del suo favore, e l’amore de’ suoi commandamenti. Si degni pertanto accettarla con pronta volontà come io con prontissima gli la dono, tenendomi per quell’humilissimo Servitore, che Le son sempre stato, e per elettione, e per obligo, che il Signor Idio le doni felice & lunga vita.
Di V. S. Illustrissima & Reverendissima
Humilissimo Servitore
Gio. Francesco Anerio.
Ora, attendiamo con trepidazione la trascrizione musicale che Padre Varotti si accinge in questi giorni ad iniziare, nella speranza di ascoltare a Castel Bolognese quella musica dedicata al nostro grande concittadino.
Paolo Grandi
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