Giuseppe Guidi da Castel Bolognese e un misterioso pittore omonimo: primo contributo alla soluzione di un “caso” lungo e controverso
di Andrea Soglia
A volte i casi della vita sono davvero curiosi e si divertono a causare equivoci e ad influire pesantemente sulla memoria di personaggi scomparsi da molto tempo, mettendo in buca anche fior di esperti: due artisti omonimi e contemporanei, entrambi morti giovani e ben presto dimenticati. Uno romagnolo, ma attivo soprattutto a Milano, l’altro “romano de Roma” e forse ignari l’uno dell’altro. Ma uno, nato in un piccolo paese, a differenza dell’altro, nato nella grande città, ha avuto la fortuna di avere un biografo che con costanza e determinazione ha contribuito non solo a rinverdirne la memoria ma a fargli avere il giusto posto nella storia dell’arte del ‘900. Ci riferiamo all’artista di Castel Bolognese Giuseppe Guidi e al suo biografo e nostro concittadino Valentino Donati, che a suon di libri e mostre ha portato ad una rivalutazione importante di Guidi, specie dopo la grande mostra antologica “Giuseppe Guidi – Un artista per D’Annunzio” tenuta al Palazzo delle Esposizioni di Faenza dal 13 dicembre 2003 al 25 gennaio 2004.
La mostra, che ebbe rilevanza nazionale, e il rapporto di Guidi con Gabriele D’Annunzio contribuirono anche ad un naturale rialzo delle quotazioni delle opere di Guidi sul mercato antiquario e i suoi smalti e le sue acqueforti, in cui aveva raggiunto un livello di eccellenza, hanno trovato posto nelle raccolte di importanti collezionisti.
Nel contempo, però, sono comparsi sul mercato antiquario e, soprattutto, nei cataloghi delle maggiori case d’asta numerose opere (olii su tela e acquerelli) firmate Giuseppe Guidi, ritraenti alti prelati e scene di interni di sapore settecentesco o arabeggiante. I maggiori esperti non hanno avuto il minimo dubbio e le opere sono state attribuite al nostro artista, e ovviamente vendute a prezzi di tutto rispetto. Eppure il fatto che i dipinti su tela fossero una rarità nella produzione artistica di Guidi, e l’enorme differenza di stile degli smalti e delle acqueforti da una parte, e dei dipinti dall’altra, avrebbero dovuto mettere in guardia gli esperti d’arte e far sorgere più di un dubbio, cosa che è invece subito successa a Valentino Donati quando, una ventina di anni fa, nell’Almo Collegio Capranica in Roma, si imbatté in un ritratto di papa Benedetto XV firmato e datato “Giuseppe Guidi Roma 1914”. Lo stile era troppo diverso e subito Valentino ipotizzò che non si trattasse del nostro Guidi, ma di un pittore omonimo sconosciuto anche agli stessi curatori del Collegio.
Con il mio aiuto e quello di altri, e con le sue ricerche, Valentino ha raccolto notizie di tantissimi quadri attribuiti al nostro Guidi ma che del nostro Guidi non erano e non potevano essere. E non sono mancate le richieste di privati che, in possesso di quadri firmati Giuseppe Guidi, hanno contattato Valentino Donati o anche il sito www.castelbolognese.org per ricevere una valutazione: ad essi rispondevamo che ritenevamo fossero opera di un altro Giuseppe Guidi. Eppure le notizie sull’omonimo non emergevano. Io stesso ho rinnovato la ricerca tante volte, senza alcun esito. Alla fine, però, il processo di digitalizzazione inarrestabile ha portato la traccia giusta che mi ha consentito di squarciare il velo di incertezza. A pagina 1166 della Guida Monaci-Guida commerciale di Roma e provincia, anno XLV del 1915, alla voce “Pittori di figura, storia, paesaggio, ecc.” compare un Guidi Giuseppe residente in via Margutta 22. Il Giuseppe Guidi futuro artista per D’Annunzio a quell’epoca era certamente residente a Milano, per cui è finalmente arrivata la conferma dell’esistenza di un omonimo a cui potere attribuire (salvo che non ne spunti uno ulteriore) tutti quei quadri erroneamente attribuiti al Giuseppe Guidi romagnolo.
Una ricerca paziente all’anagrafe di Roma ha consentito di trovare le date di nascita e di morte del “secondo” Giuseppe Guidi. Era nato a Roma, nella parrocchia dei Ss. Celso e Giuliano, il 26 luglio 1870 da Giovanni Battista Guidi e Teresa Diamilla, e fu battezzato il 28 luglio successivo: erano gli ultimi giorni del Regno di Pio IX. Giuseppe Guidi, che nel 1899 aveva sposato Adele Massoni, morì sempre a Roma, nell’Ospedale di Santo Spirito, il 15 giugno 1925. Aveva 55 anni ancora da compiere.
La morte del “secondo” Giuseppe Guidi pare essere stata ignorata dai giornali dell’epoca e al momento non è stato possibile reperire alcun necrologio che possa darci maggiori informazioni sulla sua carriera di artista. La sua formazione, seppur in età abbastanza adulta, dovrebbe essere avvenuta presso l’Accademia di San Luca, presso cui un Giuseppe Guidi (salvo non si tratti di un ulteriore omonimo) risultava essere studente nel 1896 e negli anni successivi (cfr. L’Archivio dell’Accademia nazionale di San Luca in Roma. Inventario a cura di Monica Grossi e Silvia Trani. Roma, 2010). Quasi del tutto sconosciuti sono i suoi spostamenti: al momento è stato possibile appurare che fu attivo anche a Parigi, come dimostrano le firme di alcuni quadri, di stile simile a quelli eseguiti a Roma. Questo è un altro elemento che ha aumentato la confusione, dato che anche il nostro Giuseppe Guidi soggiornò per qualche tempo a Parigi.
Nell’attesa che ulteriori digitalizzazioni possano portare nuovi elementi biografici del pittore romano Giuseppe Guidi, ci sentiamo comunque di attribuire a lui tutti quelle opere di cui abbiamo parlato in precedenza.
A creare ulteriore caos nel mercato antiquario hanno contribuito anche non pochi quadri, firmati “G. Guidi”, attribuiti sempre a Giuseppe Guidi da Castel Bolognese, ma con soggetti simili, anche se lo stile è diverso, a quelli utilizzati dal Giuseppe Guidi romano. In realtà dovrebbero essere stati dipinti da un terzo pittore, esecutore, con la stessa identica firma “G. Guidi”, anche di diverse nature morte (per la maggior parte vasi di fiori). Gli studi dello stesso Valentino Donati e dello storico dell’arte Andrea Zompero ipotizzano che possa trattarsi del pittore livornese Gino Guidi (1914-2000), ma anche in questo caso manca la certezza assoluta.
Ad ogni modo è del tutto evidente come questo “secondo” Giuseppe Guidi fosse un buon pittore e che meriti pur esso studi approfonditi. Chissà che anch’egli non abbia la fortuna di trovare un appassionato biografo che contribuisca a rivalutarne l’opera.
Per intanto speriamo che quanto si è scoperto possa essere utile a mettere in guardia gli esperti (o presunti tali) e che contribuisca, finalmente, a spazzare via la confusione creata dall’omonimia e a “ripulire” dagli intrusi l’elenco della produzione artistica del nostro Giuseppe Guidi.
Galleria di opere del “secondo” Giuseppe Guidi
Quadri firmati “G. Guidi” attribuibili a Gino Guidi
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, Giuseppe Guidi da Castel Bolognese e un misterioso pittore omonimo: primo contributo alla soluzione di un “caso” lungo e controverso, in https://www.castelbolognese.org
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