La tomba di guerriero di Ponte del Castello
Il rinvenimento e il corredo
Nella primavera 2011, i lavori di posa di un metanodotto hanno portato alla scoperta di una tomba di guerriero risalente al VI secolo a.C.
Il defunto, deposto supino in una fossa (all’interno di una grande cassa di legno, andata perduta, ndr), era accompagnato da un ricco corredo composto da vasellame ceramico, armi e ornamenti.
Le armi – due punte di lancia e un giavellotto in ferro – erano deposte lungo il fianco sinistro dell’inumato, con i puntali all’altezza dei piedi, accanto a due piattelli e ad un piccolo boccale in ceramica (purtroppo non ricomponibile).
Sul corpo del defunto, all’altezza del costato destro, si trovavano un vasetto miniaturistico e una fibula in ferro; altre due fibule erano poste sopra la spalla destra a fermare una veste o un sudario, come una quarta, in bronzo, situata vicino ai piedi.
Lungo il fianco destro erano allineati numerosi vasi in ceramica, tra cui un dolio, quattro grandi olle, una grande coppa su alto piede con quattro anse, tazze e calici in ceramica d’impasto bruno e nerastro. In taluni casi si può ipotizzare che i vasi fossero impilati gli uni sopra agli altri, con i recipienti per bere posti sopra ai grandi contenitori: dal microscavo di una delle grandi olle, ad esempio, è stato possibile riportare in luce un kantharos in ceramica nera buccheroide, utilizzato per il consumo del vino.
Alcuni vasi dovevano, inoltre, contenere al loro interno offerte di cibo, poste ritualmente in onore del defunto, come sembrano indicare alcuni frammenti di ossa combuste rinvenute nella tomba.
Il rituale
La tipologia dei materiali di corredo riporta alla sfera del simposio e del banchetto funebre: parlano in tal senso la presenza dei vasi potori, l’ostentazione del numero di vasi contenitori e la presenza accanto ad una delle olle di un coltello in ferro, riconducibile al taglio cerimoniale delle carni.
Il vasellame da simposio, così come le armi nelle tombe dei guerrieri e i ricchi gioielli nelle tombe femminili principesche, sono elementi indicativi di uno status sociale elevato e di un’adesione ai valori propri delle società aristocratiche del tempo, in Etruria come in Grecia, come presso le popolazioni umbre.
Il ritrovamento di Ponte del Castello, da ricondurre alla penetrazione a nord degli Appennini di genti di origine umbra, trova precisi confronti in alcuni contesti coevi centro-adriatici e della Romagna.
Il rituale funerario, con defunto supino e vasellame disposto lungo il fianco destro, rispecchia un’usanza che, attestata nella necropoli umbra di Colfiorito già nel VII secolo a.C., diventa prevalente nel VI, come si può osservare nelle tombe umbre di Imola, via Montericco e in quelle coeve di Faenza, via Bisaura. In particolare, numerose sono le consonanze con i corredi funerari di Faenza, sia per quanto riguarda le modalità di disposizione dei vasi
all’interno della tomba, impilati l’uno sull’altro, sia per la presenza di determinate forme ceramiche.
La coppa quadriansata su alto piede e l’olla stamnoide, caratterizzata da corpo ovoide, anse a bastoncello impostate verticalmente sulla spalla e collo troncoconico, ricorrono anche a Russi, San Martino in Gattara e, fuori regione, nella necropoli picena di Matelica e in quella umbra di Colfiorito e consentono di datare la tomba di Ponte del Castello agli inizi del VI secolo a.C.
(1) Gli scavi sono stati diretti da Monica Miari per la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, sono stati eseguiti dalla società ARes s.r.l. (CE) per il committente SNAM Rete Gas, responsabile di cantiere Ylenia Borgonovo. I restauri materiali sono stati finanziati da GeoPavia e dal Comune di Castel Bolognese, sono stati realizzati da Marica Ossani e Kriterion (BO), coordinati da Virna Scarnecchia per SBAER. Disegno dei materiali Anna Monaco.
N.B. I testi e le fotografie (ove non diversamente specificato) provengono dai pannelli informativi esposti al Museo Civico di Castel Bolognese nei pressi della tomba del guerriero.
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