1910: il passaggio della cometa di Halley nel diario di Giovanni Bagnaresi (Bacocco)… con uno sguardo all’eclissi di Luna del 2019
a cura di Andrea Soglia
Il luglio 2019 ha visto grande protagonista la Luna, dapprima (il 16-17 luglio) con un’eclissi parziale visibile anche a Castel Bolognese (e pubblichiamo una bellissima foto scattata nell’occasione da Massimo Biraghi e da lui gentilmente concessa) e poi con le celebrazioni del cinquantenario della “conquista” del satellite da parte dell’uomo.
I primi “passi dell’umanità” sulla Luna furono un evento mediatico con una diretta televisiva non stop e con gli italiani costretti a fare le ore piccole davanti al teleschermo.
La conquista dello spazio e più in generale l’astronomia con i suoi presunti misteri hanno sempre affascinato e/o intimorito l’uomo, ma l’informazione scientifica, fino all’800, rimaneva confinata ad una ristretta élite di persone. Fu soprattutto dall’inizio del ‘900 che essa cominciò a raggiungere milioni di persone. E nel 1910 ci fu il primo grande evento astronomico di massa: il passaggio, anzi, il ritorno della cometa di Halley.
Una certa stampa, solo per aumentare le vendite, gonfiò a dismisura le ipotesi dell’astronomo francese Camille Flammarion, che in un suo articolo aveva esposto il pericolo dell’attraversamento della coda cometaria (la notte tra il 18 e il 19 maggio), descrivendo i vari processi chimici che avrebbero potuto portare addirittura all’estinzione del genere umano.
A inizio maggio, quasi come nefasto presagio, arrivò la notizia della morte del re d’Inghilterra. La psicosi dilagò in molti paesi, con fenomeni di isteria collettiva e speculazioni giornalistiche e pubblicitarie. “Altro che i Maya…” come recita il titolo di un articolo di Ivano Dal Prete pubblicato su Coelum (139, 2010), da cui abbiamo tratto spunto. In realtà, come tutti sappiamo, non successe nulla: la terra attraversò effettivamente la coda della cometa ma l’umanità non fu sterminata dai gas venefici cometari, anzi, poté godere di spettacolari vedute. La cometa di Halley tornerà, come tanti di noi ricorderanno, nel 1986, ma sarà assai meno luminosa che nel 1910 e l’inquinamento luminoso diffuso farà il resto rendendola quasi invisibile per molte persone.
Il prossimo ritorno avverrà nel 2061… beato chi ci sarà!
Ma nel 1910 cosa successe a Castel Bolognese? Sembra che il paese fosse rimasto tranquillo, lontano dalla psicosi della fine del mondo. Forse fu anche merito del segretario comunale Giovanni Bagnaresi (Bacocco) che da uomo di cultura e di buon senso aveva ben capito le esagerazioni giornalistiche e aveva forse catechizzato i propri compaesani, invitandoli a stare tranquilli. E una notte fece alzare i tre figli Battista, Enrichetta e Giacomo (di età compresa fra gli 8 e i 14 anni) e fece contemplare loro il grande spettacolo, che nessuno dei tre, nonostante gli auspici paterni, potrà rivedere nel 1986.
E di quella notte di maggio del 1910 Bacocco ci ha lasciato una bella testimonianza scritta, a tratti divertente e a tratti pervasa da un buon rigore scientifico, che abbiamo trovato in uno dei suoi diari conservati nel fondo Bagnaresi della nostra Biblioteca comunale e con la cui trascrizione chiudiamo questa “pagina astronomica” del nostro sito.
“Domenica 15
Alle due e tre mi sono svegliato. Ho detto fra me: poichè è il momento propizio per scorgere la cometa di Halley, alziamoci.
Molto più che Battista ieri sera aveva chiesto di alzarsi: e io gli avevo raccomandato che non ci destasse, ma lui russava ed ho dovuto chiamarlo per due volte. Apro la finestra. Una striscia di luce biancastra dalle linee regolari s’alza dietro l’officina elettrica e allargandosi sempre più al cielo lo faceva sopra l’ospedale perdendosi a mezzogiorno. Giacomo, Enrichetta vengon anch’essi a contemplare il fenomeno ed hanno ragione, perché non si vedrà che fra settantacinque anni, e noi saremo già tutti polvere. Potrebbe esservi Giacomo, che ora ha otto anni. Ci vestiamo. Il cielo tutto azzurro. E’ freddo. Andiamo dal canale. Incontriamo Giuseppe garzone. Fra poco verrà anche il suo padrone e Cecchino Dalpane, ma noi proseguiamo. Voltiamo dal cancello e per il viale Cairoli andiamo alla stazione. Vicino a Frazchina, tra i tigli, intravedo la cometa: eccola, dico a Battista, ma egli mi persuade che è il disco della linea di Ravenna. Io tacevo (?) e andiamo all’officina e poi su e ci dicono che non è il disco ma la cometa. Il punto dal quale si scorge meglio è il ponte del canale e noi ci appoggiamo al parapetto di ferro. L’orizzonte è chiarissimo e l’atmosfera tersissima. Splendida la testa, come stella di seconda grandezza. La coda dal basso in alto. Alle 3,30 è sorto Venere e poi l’albore del mattino è cresciuto, cresciuto. Noi andiamo a casa contenti. Giacomo ed Enrichetta vengono alla finestra a vedere la cometa, ma già senza coda, alta nel cielo che si va perdendo e confondendosi nella luce del giorno. Dicono che la lunghezza della coda sia di venti gradi. Tutti temono le conseguenze del passaggio della cometa fra il sole e la terra e moltissime persone non si quieteranno se non dopo il diciannove di maggio.
Pare che il passaggio sia innocuo e che i giornalisti astronomi abbiano fatto più che altro per destare la curiosità del pubblico alle vicende della cometa, con gran soddisfazione della cassa del giornale. Per il progresso della scienza gli astronomi si augurano di potere studiare il fenomeno del passaggio della terra attraverso la coda cometaria”.
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