Don Gaspare Bianconcini (1881-1953)
Parroco della Serra di Castel Bolognese dal 31 dicembre 1933 fino alla morte, nacque a Fontanelice il 10 agosto 1881.
Fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1904.
Morì ad Imola il 3 febbraio 1953. E’ sepolto nel cimitero comunale di Fontanelice.
Fece parte, nel luglio 1943, del Comitato antifascista imolese. La città di Imola gli ha dedicato una via in zona Pedagna.
Per rinnovare la memoria della nobile figura di questo sacerdote utilizziamo tre testi: il primo proviene dalla memoria funebre (una copia della quale è stata rinvenuta nell’archivio parrocchiale di Campiano), mentre l’ultimo si concentra esclusivamente sull’azione di don Gaspare alla Serra durante l’occupazione tedesca.
Per approfondimenti sulla figura di don Gaspare Bianconcini si rimanda allo studio dal titolo “Un prete scomodo” curato da Giovanni Magnani e pubblicato nel volume “Uomini e cooperazione di credito fra due vallate”, Castelbolognese, Grafica artigiana, 1989.
dalla memoria funebre stampata in occasione della sua morte:
Con la improvvisa morte di Don Gaspare Bianconcini i sacerdoti hanno perduto quello, che in qualità di segretario della “Difesa del Clero”, ne difese i diritti; e non solo i sacerdoti imolesi, ma quanti, e sono innumerevoli, ricorrevano a lui per assistenza, per consigli ed anche per le più complicate vertenze.
Studiò da prima nel Seminario Diocesano, poi passo all’Università dell’Apollinare in Roma. Là conobbe molti personaggi e fu segretario di Don Romolo Murri, principale assertore della Democrazia Cristiana, e gli rimase fedele collaboratore.
Ritornato in Diocesi, si dedicò all’apostolato sacerdotale; buon oratore e cantore liturgico e religioso insieme a parecchi sacerdoti già discepoli in Imola di Don Lorenzo Perosi. Col grande Maestro, Don Bianconcini mantenne affettuosi rapporti.
Durante la Grande Guerra (1915-1918) il nostro caro Sacerdote fu nominato Segretario Comunale di Fontanelice, incarico che tenne onoratamente tra il consenso e la soddisfazione dei suoi paesani; in quel tempo potè anche rivendicare al pubblico culto la magnifica chiesa, ora sede arcipretale di Fontanelice.
Fu animatore del Partito Popolare Italiano: reagì fieramente contro le dottrine dei socialcomunisti e fu avversario del fascismo; subì angherie e violenze personali: egli perseverò e perdonò. Perdonò sempre. Non sentì avversione per alcuno: se la sua parola fu rude, il suo cuore fu aperto a tutte le manifestazioni di amicizia, leale e generoso.
Ottimo polemista e sciolto scrittore diresse per qualche tempo il “Domani” di Roma della balda gioventù democratica e il “Diario” di Imola fino al ritorno del Can. Prof. Giuseppe Cortini dalla direzione della “Patria” di Ancona.
Parroco della Serra, fu padre affettuoso dei suoi amministrati e aprì la sua casa a quanti a lui ricorsero durante la invasione e il “terrore” tedesco. Già si accingeva a portare importanti restauri alla chiesa e alla canonica della Serra danneggiate dai cannoneggiamenti di guerra, quando lo incolse la morte.
Al pomeriggio del 3 febbraio, in Imola, ebbe il tristo presagio del repentino malore. Calmo e quasi sorridente raggiunse, come solitamente faceva, la casa di S. Spirito, accolto fraternamente da Don Gracco Musconi che gli procurò i primi solleciti soccorsi.
Per consiglio del medico, trasportato all’Ospedale Civile, peggiorò e mentre lo stendevano sul lettino perdeva la conoscenza.
Don Musconi col pianto in gola gli raccomandò l’anima al Signore e il Padre Luigi, cappellano dell’Ospedale gli amministrò l’Estrema Unzione. Riposò nella morte alle ore 22,15.
E così l’ottimo nostro amico, segretario e difensore del Clero e degli umili, animatore di opere a profitto e a difesa del popolo, ci ha lasciato, è sparito da noi come meteora in questo lungo inverno.
dal sito: http://www.storiaememoriadibologna.it/bianconcini-gaspare-496592-persona
Gaspare Bianconcini, nato nel 1881 a Fontanelice. Studiò nel seminario di Imola, ove don Domenico Conti, in quegli anni, tenne lezioni di sociologia.
Fece parte, con Domenico Massari, Guerrino Gentilini (suo predecessore come parroco alla Serra, ndr), Francesco e Stefano Bosi (entrambi di Castel Bolognese, ndr), dell’associazione interna al seminario dei “chierici bollenti”, cioè di entusiasti del movimento sociale cattolico.
Proseguì gli studi teologici nel pontificio ateneo romano dell’Apollinare. Durante il soggiorno a Roma conobbe don Romolo Murri, del quale divenne seguace, segretario e collaboratore. Rientrato a Imola nel 1904 coadiuvò don Fortunato Cortini nella redazione de “II Diario”. Del settimanale cattolico imolese nel 1905, per alcuni mesi, resse la direzione.
Con lo stesso don Cortini fu tra i più vivaci promotori dell’azione sociale cattolica, specialmente nella valle del Santerno. Fondò unioni professionali del lavoro, cooperative di produzione e lavoro e di consumo. Venne ordinato sacerdote il 17 dicembre 1904.
Alla sua prima messa, a Fontanelice, fu presente anche don Murri. “Pochi come questi quattro novelli sacerdoti odierni (oltre don Bianconcini, don Luciano Montanari, don Filippo Biondi, don Elviro Folli) – scrisse don Cortini in quella circostanza – si sono trovati di fronte tanti ostacoli ad essere preti. Più essi si studiarono di farsi forma gregis ex animo, più parvero creduti scostarsi dalla forma tipica”.
Conclusa la stagione della democrazia cristiana e della Lega democratica nazionale, si ritirò a Fontanelice, ponendo la sua esperienza sociale e le sue conoscenze giuridiche a servizio del clero imolese e della povera gente.
Nel primo dopoguerra ritornò apertamente in campo: fu animatore e consigliere del PPI e delle Fratellanze coloniche imolesi. Subì violenze da parte sia dei socialisti che dei fascisti: dai primi fu malmenato e ferito nel giugno 1920; dai secondi spogliato della veste sacerdotale, bastonato a sangue e dileggiato nell’estate del 1931.
Irriducibile antifascista, nel luglio 1943, insieme con don Gracco Musconi , fece parte del Comitato antifascista imolese, trasformatosi poi in CLN. Il suo nome venne compreso nella lista (72 nomi) che i fascisti consegnarono alle SS nel settembre 1943. Alla Serra, dove era parroco, rifugiò nel campanile della chiesa prigionieri inglesi, che difese montando la guardia alla porta d’accesso e dichiarando ai tedeschi che per entrare avrebbero dovuto sparare.
dal volume: Sessant’anni dopo le parrocchie di Castel Bolognese ricordano: 12 aprile 1945-12 aprile 2005, Toscanella di Dozza, Grafiche 3B, 2005
La prima pattuglia alleata fu avvistata nei pressi della chiesa della Serra nel tardo pomeriggio del 12 aprile e don Bianconcini volle subito portare la notizia ai suoi parrocchiani. Durante i quattro mesi della sosta del fronte sempre era stato in movimento, portando alle famiglie conforto, speranza e la certezza che il Pastore non avrebbe abbandonato il gregge e che avrebbe preso le sue difese in qualsiasi circostanza, come ripetutamente fece. Pur sapendo da un plico intercettato che poteva essere stato segnalato al comando di zona come pericoloso sovversivo, non esitò a prendere le difese e a pretendere giustizia per i suoi che avevano subito violenza. Non esitò neppure ad accogliere un renitente alla leva, che andava a dormire in un ripostiglio sotto l’altare della Madonna e per un certo periodo a nascondere nella guglia del campanile, sopra la cella campanaria, due ufficiali alleati. E tutto questo mentre aveva in casa gli occupanti. In precedenza aveva anche ospitato una famiglia di ebrei.
Per portare conforto e per quanto possibile soccorrere i parrocchiani, mai ebbe esitazioni: anche dopo che una sera era stato fatto segno a una raffica di mitra, mentre passava davanti alla porta posteriore della canonica senza alcuna precauzione, continuò a muoversi e a passare di casa in casa. In un periodo in cui tutto era incerto, per coloro che abitavano alla Serra, don Bianconcini era stato la certezza.
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