I resti dell’antico fonte battesimale di S. Petronio

Una nuova decorosa sistemazione

Un’importante opera di recupero storico – archeologico ha interessato il vestibolo della nuova Cappella dedicata alla Madonna di Lourdes, ricavata nella cosiddetta “sacrestia vecchia” della Parrocchiale di San Petronio. Sono ivi stati collocati sulla parete destra, dopo anni di conservazione nei depositi, i resti lapidei dell’antico fonte battesimale della precedente Parrocchiale atterrata nel 1783.

Padre Serafino Gaddoni nel suo libro Le chiese della Diocesi di Imola riferisce che nel 1574 “… il Visitatore Apostolico, trovato in paese molto popolo benestante e molti ricchi ordina di fare un nuovo battistero di marmo o di pietra, isolato e circondato all’intorno da balaustro della stessa materia.” Con il concorso della Comunità fu ben presto posto mano ai lavori e riuscì un’opera veramente degna di quel tempo. “Descrizioni del 1648, 1653, 1690, 1711 e 1740 – continua il Gaddoni – ce lo dicono di marmo, cioè di pietra serena. All’intorno stavano scolpite varie effigie sacre, cioè il battesimo di Gesù ed i quattro Evangelisti. Sopra, di mezzo al coperchio della vasca, si elevava un’elegante statuetta di noce, raffigurante San Giovanni Battista, e nel piedistallo era stato scolpito lo stemma del Card. Ginnasi”.

I nove frammenti, disposti su due file ed adeguatamente illuminati, si presentano in parte corrosi a causa delle intemperie in quanto, per diverso tempo, essi furono murati nel cortile della Canonica, ove pure furono visti dal Gaddoni negli anni ’20 di questo secolo. La fila superiore ospita tre cherubini, di bella fattura, dal viso grazioso e dalle eleganti ali; nel mezzo due frammenti con scrittura: Nel primo si legge: “LAVIT E … DATUS”, su due righe; è quello che descrive il Gaddoni benché ulteriormente deteriorato, poiché lo storico ci riporta l’intera frase: LAVIT ET MUNDATUS EST, a probabile commento del bassorilievo di Naaman, il lebbroso. Il secondo porta scritto, sempre su due righe: “NOS IMPLERE … M IUSTITIAM”; questo non fu descritto dal Gaddoni ma, senza dubbio, appartiene al fonte battesimale poiché i decori sopra le scritte sono i medesimi del precedente.

I quattro bassorilievi sottostanti rappresentano, rispettivamente, da sinistra a destra, San Giovanni Evangelista, l’episodio di Naaman, il Battesimo di Gesù, San Matteo Evangelista. San Giovanni si mostra seduto, nell’atto di scrivere il Vangelo; ai suoi piedi sta un’aquila con le ali dispiegate. Molto bella è la scena di Naaman, affollata di figure. Il comandante dell’esercito del Re degli Aramei è ritratto mentre, immerso nel Giordano, compie le sette abluzioni ordinategli dal Profeta Eliseo per guarire dalla lebbra. Sulla riva del fiume tre guerrieri del seguito, vestiti con l’armatura, osservano la guarigione miracolosa; uno di costoro regge l’armatura di Naaman, un altro tiene le briglie del suo cavallo. Nella terza formella Giovanni il Battista è ritratto nell’attimo in cui sta battezzando Gesù Cristo, che riceve l’acqua a capo chinato tenendo le braccia incrociate sul petto; completa la scena una palma che si trova sulla riva sinistra del fiume. Nell’ultima formella San Matteo è seduto e tiene nella mano destra il Vangelo; al suo fianco un Angelo lo assiste.

Nel complimentarmi con l’Arciprete e con l’Architetto Malucelli per la bella sistemazione, rammento che rimane ancora nei depositi, mentre meriterebbe anch’esso una idonea sistemazione, un grosso frammento della vecchia vasca di arenaria, lavorata esternamente a squame, appartenente al primo Fonte Battesimale della chiesa, cioè quello risalente alla fine del ‘300.

Arricchiscono il vestibolo, completandolo degnamente, la “Madonna dell’Uccellino”, bronzo di Angelo Biancini e, dello stesso, le due maniglie della vetrata d’accesso alla Cappella, in ceramica, raffiguranti gli Apostoli Pietro e Paolo. Pur degno di nota il pavimento, in marmo policromo arricchito di inserti e decorazioni, richiamante quello della chiesa.

Paolo Grandi

Il Nuovo Diario n. 5 del 3 febbraio 1996.

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