1949-2019: le campane di San Petronio suonano da settant’anni
di Paolo Grandi
L’agonia del campanile di San Petronio iniziò il 24 e 25 maggio 1943 quando gran parte delle campane furono calate dai campanile delle chiese cittadine per ordine del Governo, requisite da fondere per usi bellici. Si salvò il concerto di San Petronio e da quel campanile fu calata solo la campana che avvisava le “messe basse”, che non faceva parte del concerto. Si sperava così di salvare almeno il gruppo di campane più completo ed intonato. Ma la sosta del fronte sul Senio era alle porte e l’artiglieria anglo-americana non risparmiò i campanili di Castel Bolognese. Quello di San Petronio, col suo carico di campane, fu più volte colpito, finché la vigilia di Natale del 1944 fu abbattuto da un colpo di artiglieria, crollando nel Presbiterio della chiesa e trascinando con sé campane, organo e parte del coperto.
Una curiosità su questo abbattimento: tra l’esercito anglo americano erano presenti anche volontari di altre Nazioni che speravano di liberarsi dal giogo tedesco e riconquistare la libertà e l’autodeterminazione; tra questi molti polacchi e tra essi Henryk Strzelecki (4 ottobre 1925 – 26 dicembre 2012) che proprio sparò il colpo ferale al nostro campanile. Ora il nome in sé non dice un gran che ma scorrendo la biografia di questo soldato, disegnatore di moda in tempo di pace, si scopre che, abbandonata l’idea di tornare nella natia Polonia che nel frattempo, pur liberata dal giogo nazista era piombata sotto quello comunista, si trasferì in Gran Bretagna e lì, mutato il nome in Henri Strzelecki fondò nel 1963 a Manchester insieme ad Angus Lloyd la famosa firma di moda Henri Lloyd.
Henryk Strzelecki è tornato due volte a Castel Bolognese tra gli anni ’90 ed i primi del presente secolo ed entrambe le volte si è recato dal fotografo Angelo Minarini a cercare foto di guerra e dall’allora Arciprete mons. Dall’Osso per consegnare una somma “in riparazione” dei danni da lui causati al campanile.
Naturalmente nel dopoguerra si pensò sia alla ricostruzione del campanile, sia alla fusione di un nuovo concerto di campane.
Lascio quindi la parola a don Garavini che così annota sulla cronaca parrocchiale.
1949: fusione delle campane
“Nella primavera di quest’anno, dietro le insistenze dell’arciprete fervono i lavori delle nuove campane presso la Ditta Brighenti di Bologna. Sarebbe stato vivo desiderio anche della popolazione di averle per Pasqua, o almeno per la visita della Madonna Pellegrina (B. V. del Piratello) che dal 5 marzo è in giro per le parrocchie della diocesi verso la bassa imolese, e il 24 aprile – domenica in albis – giungerà fra noi per restarvi fino all’altra domenica 1° maggio. Ma è un sogno impossibile ad avverarsi data la lentezza dei lavori e la ristrettezza del tempo”.
1949: inaugurazione delle nuove campane dell’arcipretale
“Ciò che era sembrato da principio un sogno sta per diventare consolante realtà. Le campane che non si sono potute avere né per Pasqua né per la “Peregrinatio Mariae” si avranno per le tradizionali Feste di Pentecoste. L’Arciprete fa continuamente la spola tra Castel Bolognese e Bologna dove è la ditta Cav. Giuseppe Brighenti fonditrice, per sollecitare i lavori inceppati sempre con mille pastoie burocratiche. Finalmente le 4 campane che pesano q.li 5,19 la maggiore, 3,67 la seconda, 2,64 la terza, 1,62 la piccola, arrivano fra la curiosità di molti castellani sul tardi del sabato sera 28 maggio 1949. Nel centro della chiesa si è già apprestata una grandiosa armatura che prende in lunghezza tutto lo spazio della navata centrale e con grandi sforzi vi vengono sospese per la Consacrazione del giorno dopo.
La prima ha scolpite all’esterno le immagini del Sacro Cuore di Gesù, della B. V. della Cintura protettrice, di San Petronio Patrono principale e San Michele Arcangelo con le seguenti epigrafi: “Conflatum A. MDCCCXVI sumptu sac. Francisci Favolini – Destructum immani bello a. MCMXLIV – denuo fundor in honor S.S. Cordis Jesu Mariae a Cingulo – Petronii Episc. Castri Bonon. Patr. Max. Michaelis Princ. Mil. coel. – et in obsequium erga Fratres Scardovi huius eccl. benefact. A. MCMXLIX tempore belli A. D. MCMXL – MCMXLV – Restitutum publico sumptu A. D. MCMXLVIIII – Opus Eq. Caesaris Brighenti Bononiensis”. Per la verità, siccome l’ultima parte dell’epigrafe dove dice: “Ablatum tempore .. etc” aggiunta in tutte le campane per ordine dello Stato potrebbe far credere che le campane vecchie siano state requisite come tante altre del paese, quelle di S. Petronio salvate dalla requisizione caddero dentro la tromba del campanile crollato per colpi di granate, sbriciolandosi la seconda, i frantumi della quale volarono in tutte le parti e salvandosi solo la quarta. Era stato requisito solo il campanello. Quindi il particolare a cui allude l’ultima parte dell’iscrizione è un errore storico.
La seconda ha le immagini del SS. Crocifisso, della B. V. del Rosario, di Sant’Antonio da Padova e di San Francesco di Paola, e la la seguente epigrafe: “Refectum A. MLCCCXVI Add. novo aere sumptuq. Sac. F. Favolinii – Tormenti bellici ictibus confractum A. MCMXLIV – Terbio Res Publica Italica me fudit in hon. Crucifixi D.N.J.C. – B.V. a Rosario Antonii Pat. Francisci Paul. – et in memoriam observantiae erga fratres Dalpane benefact. A. MCMXLIX – Ablatum … etc. come sopra”.
La terza ha le immagini dell’Addolorata, di San Giuseppe, di San Domenico e San Luigi Gonzaga, e la seguente epigrafe: “A. MDCCCXVI me fudit piets sac. F. Favolinii – bellum saeviss. comminuit dispersit – Res Publica Italica restituit – in hon. B.V. Perdolentis – Joseph univ. eccl. patr. Dominici patris Aloisii Gonz. – A. MCMXLIX”.
La quarta ha le immagini della B. V. di Lourdes, Sant’Antonio Abate, Sant’Agnese, Santa Teresa del Bambin Gesù e la seguente epigrafe: “Fusum A. MDCCCXVI impensa sac. F. Favolinii – e ruinis post bellum eductum reficior iterumq. tinnio – in hon. Dominae Nostrae a Lourdes nuncup. – Antonii Senioris Agnetis V.M. Theresiae a Jesu infante A. MCMXLIX” il resto come nelle altre.
La domenica 29 maggio è stato un continuo via vai di visitatori e intanto fervevano i preparativi della solenne benedizione che avrebbe avuto luogo verso sera. L’armatura si è adornata a profusione di frasche verdi e di fiori e la cerimonia ha avuto inizio sulle 18.30 dopo la solita funzione eucaristica. Particolari: le recite di molti salmi come nel Pontificale Romano fatta dal Vescovo coadiutore coi numerosi sacerdoti intervenuti anche dalle parrocchie vicine, la benedizione del sale e dell’acqua, la lavanda dei bronzi all’interno e all’esterno, le unzioni col S. Crisma e con l’Olio degli infermi con l’imposizione dei nomi, il profumo d’incenso nei bracieri sottostanti le campane e il discorso finale pronunciato dal Vescovo Coadiutore in abiti pontificali sul pergamo davanti ad una folla strabocchevole. La letizia per lo storico avvenimento si leggeva sul volto di tutti. Fungevano da padrini gl’insigni benefattori Sigg. Vincenzo Scardovi e Giuseppe Dalpane in rappresentanza anche dei loro fratelli. Nei giorni seguenti è stata calata la quarta campana del vecchio concerto, estratta come già detto nella cronaca della guerra dalle macerie del campanile, e dati gli ultimi tocchi al castello di sostegno pian piano ha avuto luogo l’innalzamento dei nuovi bronzi. Il giovedì sera 2 giugno erano già a posto e la sera seguente dopo l’ora di notte si è udito all’improvviso il primo doppio seguito da molti altri fin verso mezzanotte. È stata un’esplosione incontenibile di gioia in paese e in campagna. Molti che già si erano coricati, usciti d’un balzo dal letto e vestitisi in fretta sono usciti nelle vie a scambiarsi i più animati commenti e favorevoli impressioni. Il sabato 4 e nel Triduo di Pentecoste è stato un continuo scampanio a mezzo di squadre venute da altre parrocchie e perfino da Bologna. Dalla stessa città la domenica ha fatto pure una scappata il fonditore Cav. Cesare Brighenti per constatare sul luogo l’effetto. Ci auguriamo che le nuove campane non abbiano a subire l’oltraggio toccato alle vecchie.
In tutte le epigrafi si è voluto ricordare il benemerito Don Favolini a spese del quale fu fatto il vecchio concerto nel 1816.
Per la cronaca riportiamo il testo dell’epigrafe appesa per la circostanza sopra la porta centrale del tempio: INTONATE CONCORDI – O CRISTIANI – COL NUOVO ARMONICO CONCERTO – DI CAMPANE – L’INNO DI GRATITUDINE – A – MARIA IMMACOLATA – AUSPICANDO – AL NOSTRO CARO CASTELLO – DAL PATROCINIO DI TANTA MADRE – PROSPERITÀ E PACE.
E questo inno di prosperità e pace sta ancora risuonando dopo settant’anni e, si spera, ancora per tanto, tanto tempo ancora.
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