XVIII secolo Archives - La Storia di Castel Bolognese https://www.castelbolognese.org/category/fatti-storici/xviii-secolo/ Wed, 26 Apr 2023 16:37:59 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Il palio di Castel Bolognese https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/il-palio-di-castel-bolognese/ https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/il-palio-di-castel-bolognese/#respond Sat, 28 Jan 2023 23:48:53 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=10269 di Maria Merenda Tutti conoscono il palio di Siena, famoso in tutto il mondo, o il palio di Faenza, coi suoi sbandieratori e cavalieri, i ricchi costumi dei figuranti, le belle dame. Ma forse non tutti sanno che anticamente anche a Castel Bolognese si correva un palio. Ne abbiamo notizia …

The post Il palio di Castel Bolognese appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
di Maria Merenda

Tutti conoscono il palio di Siena, famoso in tutto il mondo, o il palio di Faenza, coi suoi sbandieratori e cavalieri, i ricchi costumi dei figuranti, le belle dame.
Ma forse non tutti sanno che anticamente anche a Castel Bolognese si correva un palio.
Ne abbiamo notizia a partire dalla metà del settecento, in occasione delle richieste avanzate al Consiglio comunale da parte di confraternite od unioni per ottenere la “protezione” delle manifestazioni da essi organizzate per rendere le feste religiose più ricche e partecipate.
In caso di concessione, il console nominava tra i membri due consiglieri deputati alla “mossa” e altrettanti per la “ferma”, accompagnando il patrocinio con un contributo in danaro.
Sappiamo che si correvano due tipi di palio: dei barberi e dei cavallacci e che il percorso era la via maestra da porta a porta
La corsa dei “barberi” era una gara ippica, riservata ai cavalli, quelli buoni, mentre i “cavallacci” erano cavalli rozzi, che di peggio non si potevano avere.
Il premio consisteva in un drappo dipinto con l’effige del santo, solitamente esposto ad una finestra e portato in visione dei cittadini i giorni antecedenti la festa.
Negli atti consiliari si menziona per la prima volta il palio nel settembre del 1760, quando il priore della festa della Statua di Sant’Antonio da Padova, certo Giambattista Collina, oste del borgo, ottenne la somma di tre scudi oltre alla protezione del palio. La “paliola” fu esposta alla finestra “che guarda al monastero delle monache, la quale finestra è nel cantone in poca distanza all’altra che è attacco al camino”.
Nella stessa seduta la Magistratura castellana discusse inoltre sulla necessità di adottare capitoli, cioè regole ritenute necessarie per lo svolgimento di una gara ordinata, capitoli che riteniamo confermati da allora per ottenere la protezione pubblica.
Il palio si sarebbe svolto la domenica 28 settembre. I partecipanti avrebbero dovuto iscrivere i loro cavalli presso il cancelliere comunale la sera precedente e radunarsi coi loro cavalli barbari presso la porta del Molino, verso Faenza alle ore 22.
I capitoli adottati, resi pubblici il 23, stabilivano:
1. Nessun partecipante poteva far correre il proprio cavallo se non a nome dei “Signori Pubblici Rappresentanti”.
2. Non si sarebbero ammessi barbari di “osti, cingari, barattieri o sbirri sotto il nome di qualsivoglia persona”, pena esclusione;
3. Ogni cavallo poteva essere accudito da una sola persona o garzone;
4. Dal luogo della mossa (partenza) si doveva tenere una distanza di quattro pertiche, con eccezione della persona adibita alla cura del cavallo;
5. Era vietato spaventare il barbaro agitando o sbattendo le mani o altro;
6. Nessuno poteva muoversi dalla “mossa” prima del via da parte dei Signori Deputati, in caso contrario sarebbe stato espulso senza potersi rivalere sugli altri. La corsa era ritenuta valida e il palio assegnato (consistente in un drappo che veniva esposto alla finestra della casa comunale) qualora avessero tagliato il traguardo la maggioranza dei cavalli partiti;
7. I proprietari dei cavalli dovevano concentrarsi nel luogo della mossa, e man mano informati sulle regole da seguire per vincere il palio, che sarebbe stato consegnato al primo che avesse tagliato il traguardo, riconoscibile da una strina di paglia;
8. Era vietato a qualsiasi persona, a piedi o a cavallo, di intromettersi nella corsa.
I cavalli correvano lungo la via maestra da Porta a porta.
L’ anno dopo (1761) conosciamo in che consisteva il palio: sedici braccia di raso vellutato con pagliola rappresentante l’immagine del santo.
Nell’agosto del 1767 fu la Confraternita della Madonna della Cintura o della Consolazione a indire il palio per la festa del 30 agosto.
E ancora nel 1765, nel 1770/71 e nel 1772 si corse sotto il patrocinio pubblico per le feste di fine settembre indette in onore della Statua di Sant’Antonio da Padova. E qui si accenna alla corsa di “cavallacci”.
E parlando di palio, forse molti ricordano la ”Disfida dei Castelli di Val d’Amone”, svoltasi in epoca recente, dal 1979 al 1984. Le città di Faenza, Brisighella, Riolo Terme, Cotignola, Castel Bolognese, Solarolo, Modigliana, Tredozio e Casola Valsenio si cimentarono nella gara, che si effettuò di sera, nella piazza di Faenza, ricoperta interamente di terra.
In tempi più recenti la cronaca riporta la sfida ippica delle Parrocchie nella “Giostra della Torre Castellana”, svoltasi negli anni 2015/2016, nel quadro delle manifestazioni della Settimana dello Sport.
La prima edizione vide vincitrice Campiano, che si impose sulle altre parrocchie di Casalecchio, Borello, Serra, Biancanigo, Pace e San Petronio.
La seconda edizione, considerata il “primo torneo storico d’Italia riservato a sole amazzoni”, si aprì con la cerimonia di assegnazione delle casacche e dalla sfilata delle parrocchie con i rispettivi gonfaloni, accompagnata da una dama della cittadina tedesca di Abtsgmünd, gemellata con Castel Bolognese.
La finale a quattro vide il trionfo della parrocchia di Casalecchio (arancio), seguita da Campiano (rosso), Biancanigo (verde), Pace (azzurro).
L’intenzione di far rientrare l’evento nei circuiti delle giostre storiche italiane non si è concretizzata, anche per la necessità di finalizzarvi onerosi investimenti.
Rileviamo però una sostanziale differenza tra l’antico palio e quelli svoltisi successivamente.
Un tempo protagonisti erano cavalli non montati, barberi o cavallacci che fossero, gli altri invece erano sellati e montati da abili cavalieri.

The post Il palio di Castel Bolognese appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/il-palio-di-castel-bolognese/feed/ 0
Quando in piazza si giocava al “pallone”: curiosità di Castel Bolognese nel ‘700 https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/quando-in-piazza-si-giocava-al-pallone-curiosita-di-castel-bolognese-nel-700/ https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/quando-in-piazza-si-giocava-al-pallone-curiosita-di-castel-bolognese-nel-700/#respond Sun, 06 Sep 2015 20:07:01 +0000 https://www.castelbolognese.org/?p=4660 Da molti anni, ad inizio settembre, la piazza di Castel Bolognese diventa luogo di tutti gli sportivi castellani, che animano la Settimana dello Sport con esibizioni relative a moltissime discipline sportive. Nel ‘600 e nel ‘700, però, la piazza era addirittura sede fissa del gioco del pallone col bracciale, diffusosi …

The post Quando in piazza si giocava al “pallone”: curiosità di Castel Bolognese nel ‘700 appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
gioco_ballone

Gabriel Bella (1730-1785): particolare di “Gioco del ballone in Campo dei Gesuiti” a Venezia.
Tratto dal sito: venicexplorer.net

Da molti anni, ad inizio settembre, la piazza di Castel Bolognese diventa luogo di tutti gli sportivi castellani, che animano la Settimana dello Sport con esibizioni relative a moltissime discipline sportive.
Nel ‘600 e nel ‘700, però, la piazza era addirittura sede fissa del gioco del pallone col bracciale, diffusosi in Italia già nel XVI secolo e divenuto così popolare da essere considerato il primo sport nazionale dell’Italia unita.
La nostra piazza, all’epoca di dimensioni molto più ridotte dell’attuale (si veda la figura in fondo al testo), si prestava perfettamente, essendo stretta e lunga, a divenire campo da gioco. Si pensi infatti che attualmente il gioco si pratica negli sferisteri dove il terreno di gioco è di 16 metri per 86 ed è delimitato su uno dei lati lunghi da un muro d’appoggio. E’ assai probabile che parte di questo muro d’appoggio, nel nostro caso, fosse la facciata del convento dei francescani (oggi Palazzo Mengoni) e ciò creò non pochi problemi fra i giocatori (alcuni dei quali sacerdoti!) e i frati minori conventuali, assieme al fatto che si giocava nei pressi della chiesa di San Francesco.

bando_1683

Il bando del 1683

Sono giunti sino a noi i documenti relativi a tre occasioni di “scontro” tra giocatori e autorità religiose del paese. Nel novembre del 1683 il cardinale legato Girolamo Castaldi intervenne con pubblico bando “per rimediare all’abuso introdotto di Giocare al Pallone avanti le Chiese in Castel Bolognese”. Forse il problema poteva essere legato anche ad altre chiese, ma, come già anticipato, è probabile che ci si riferisse in particolare alla chiesa di San Francesco. Con il bando si vietava il gioco quando le chiese erano aperte e quando si celebravano messe e “divini ufficii” e si minacciavano pene pecuniarie e corporali ai trasgressori (lire 25 e 3 tratti di corda).
Forse a seguito di ciò luoghi e orari del gioco vennero maggiormente regolamentati, anche se la popolarità del gioco (come accade oggi giorno per il calcio) portava le autorità ad essere più tolleranti, anche forse per l’impotenza a frenare pratiche tanto diffuse. Ne consegue che gli inconvenienti si ripresentavano con una certa frequenza.
Grazie alla verbalizzazione di una protesta scritta dei giocatori negli atti consigliari di Castel Bolognese, abbiamo dettagliate notizie di un “incidente” avvenuto il giovedì 3 luglio 1750, dopo pranzo. Mentre il gioco era in corso sulla piazza, nel “pubblico sito”, un pallone passò sopra i tetti entrando nel cortile del convento dei francescani, mentre un altro, centrando un finestrone, probabilmente aperto, era penetrato nel convento. I frati chiusero tutte le porte, negando poi, per mezzo del Padre Guardiano, la restituzione dei due palloni ad una delegazione di quattro giocatori presentatisi al convento.
La protesta dei giocatori rilevava che i frati non volevano rendere i palloni per rappresaglia, lamentando danni ai coppi dei tetti del convento, togliendo così il diritto pubblico al gioco. Nessun danno, aggiungevano essi, era stato mai segnalato dagli abitanti dei molti edifici adiacenti che dimostravano anzi di gradire l’”onesto divertimento”, che ipotizziamo quindi avvenisse alla presenza di non pochi spettatori. Nella parte finale del testo della protesta essi lamentavano l’affronto ricevuto e lo “ius pubblico violato” e concludevano quindi con la supplica di segnalare il fatto al cardinale legato e al priore generale dell’ordine dei frati.
La verbalizzazione riporta anche i nomi dei 15 firmatari della protesta, che pare opportuno citare:

Francesco Poggi
Don Simone Gambarini
Simon Giuseppe Sangiorgi
Don Matteo Barbieri
Don Giovanni Antonio Marandoli (o Marondoli)
Giovanni Battista Barbieri
Don Carl’Antonio Cerroni
Don Filippo Costa
Marco Marchetti
Francesco Capra
Don Tommaso Ceroni
Giambattista Sangiorgi
Francesco Antonio Gambarini
Don Giovanni Carlo Bragaldi
Don Antonio Maria Barbieri

Se il seguito di questa storia non ci è noto (ma sicuramente la faccenda si risolse positivamente), altri problemi si ripresentarono puntualmente qualche decennio dopo.
Un bando identico a quello del 1683 venne emesso dal cardinale legato Ignazio Gaetano Boncompagni Ludovisi il 14 giugno 1784: a distanza di cento anni inalterate erano le pene per i trasgressori, fossero essi i giocatori, il pallonaro ed “altri che prestassero opera in detto gioco”.
Le dispute con i frati erano destinate a terminare pochi anni dopo con la soppressione del convento avvenuta alla fine del ‘700. Sono pochissime, comunque, le tracce successive della storia del pallone col bracciale a Castel Bolognese. Un certo Bodini, giocatore di pallone di Castel Bolognese, evidentemente abbastanza stimato nel campo, viene segnalato fra i carbonari di inizio ‘800: è presumibile che potesse trattarsi di Giuseppe Budini, già carbonaro e poi affiliato alla Giovine Italia di Mazzini. Anche Carlo Didimi da Treia (MC), uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, prese parte alle attività clandestine risorgimentali, favorito nei contatti con i cospiratori dai suoi continui spostamenti legati al gioco.
Di sicuro il gioco del pallone, che tuttora sopravvive con lunga tradizione nella vicina Faenza, scomparve da Castel Bolognese prima del XX secolo, durante il quale si diffuse rapidamente e con grande successo il gioco del calcio.

Andrea Soglia

parboni

Piazza Maggiore (ora Piazza Bernardi) nella prima metà dell’800 in un’incisione del Parboni. Sulla destra è riconoscibile la chiesa di San Francesco; al posto dell’attuale Palazzo Mengoni c’era il convento dei frati minori conventuali.

Si ringrazia Beatrice Borgiani per la gentile collaborazione

Fonti documentarie:
-Archivio Comunale Castel Bolognese, n. 38, campioni in corio bubolo nigro, reg. 15 (1744-1751)
-Biblioteca comunale dell’Archiginnasio Bologna, Raccolta Bandi Merlani, bando R.M. XXVIII antica 444 e bando R.M. LXIII antica 160 (consultati sul sito www.archiginnasio.it)

Bibliografia:
-Pietro Costa, Un paese di Romagna: Castelbolognese nel Settecento, Imola, Galeati, 1974
-Augusto Pierantoni, I carbonari dello Stato Pontificio ricercati dalle inquisizioni austriache nel regno lombardo-veneto (1817-1825), Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1910
-Leone Cungi, Artisti degli sferisteri: fatti e personaggi del gioco del pallone col bracciale, Faenza, 2007

Sitografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Pallone_col_bracciale
https://it.wikipedia.org/wiki/Tratto_di_corda
http://www.disfidadelbracciale.it/didimi.html

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, Quando in piazza si giocava al “pallone”, in https://www.castelbolognese.org

The post Quando in piazza si giocava al “pallone”: curiosità di Castel Bolognese nel ‘700 appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xviii-secolo/quando-in-piazza-si-giocava-al-pallone-curiosita-di-castel-bolognese-nel-700/feed/ 0
La vicenda della Colonna del Gargano https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xvi-secolo/la-vicenda-della-colonna-del-gargano/ https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xvi-secolo/la-vicenda-della-colonna-del-gargano/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:53:25 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/la-vicenda-della-colonna-del-gargano/ Nel 1597 il Vescovo Domenico Ginnasi fece togliere dal lato destro dell’altare dell’Arcangelo, nel Santuario di San Michele di Monte Sant’Angelo, una colonna per spedirla a Castel Bolognese. Essa era talmente preziosa da essere baciata dai pellegrini in segno di venerazione e, probabilmente, era la parte rimanente di quella su …

The post La vicenda della Colonna del Gargano appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>

Castel Bolognese, Chiesa di San Petronio: per la tradizione popolare la colonnina che sorregge il fonte battesimale, è la cosiddetta Colonna del Gargano. In realtà la vera Colonna del Gargano è da considerarsi oggi dispersa

Nel 1597 il Vescovo Domenico Ginnasi fece togliere dal lato destro dell’altare dell’Arcangelo, nel Santuario di San Michele di Monte Sant’Angelo, una colonna per spedirla a Castel Bolognese. Essa era talmente preziosa da essere baciata dai pellegrini in segno di venerazione e, probabilmente, era la parte rimanente di quella su cui furono impresse le Pedate di San Michele quando nel 490 apparve all’allora Vescovo sipontino Lorenzo Maiorano. Il Cavaglieri, con tono risentito, scrive nel suo libro che “rimasero quindi i pellegrini fraudati dal praticare sul Gargano quelle divote rimostranze, che praticansi con la Colonna di Santa Maria del Pilar in Ispagna e di San Niccolò in Bari; benché alcuni non tralascino, in vece di essa, baciarne una di quelle, che sostengono il baldacchino”.

La colonna, di roccia di grana fine del Gargano detta pietra gentile, di color bigio, misurava once 76 (metri 2,40) ed era grossa once 25 (cm.70); fu trasportata da Manfredonia a Ravenna per mare e da quella città a Castel Bolognese in un carro, ove venne ricevuta con pompa ed esposta alla pubblica venerazione.

Nella Chiesa di San Petronio, per la sua custodia, fu costruita una nicchia dal lato dell’Epistola dell’Altare Maggiore, presso la custodia dell’Olio Santo, ed ivi fu racchiusa con un cancello di legno, ma, successivamente, nel 1653 circa, fu posta in venerazione nel secondo altare della navata sinistra; qui la vide il Cavaglieri, il quale riferisce l’iscrizione che la sovrastava: “Colonna del Monte Gargano, su la quale apparve San Michele Arcangelo”.

Non si conoscono le successive vicende della colonna, ma senz’altro colà rimase fino al 1781. Il 4 aprile di quell’anno, nella notte, la terra tremò provocando seri danni nel territorio di Castel Bolognese, che non risparmiarono la quattrocentesca Arcipretale di San Petronio; offesa dall’evento tellurico, dovette essere demolita. Seguì negli anni successivi la costruzione dell’attuale tempio neoclassico, opera dell’architetto Cosimo Morelli, consacrato il 2 marzo 1788.

In questi anni si perdono, ancora una volta, le notizie sulla Colonna del Gargano. La tradizione popolare, che si tramanda ancora oggi, riferisce che, nella nuova chiesa, essa serva da base al fonte battesimale, posto in una cappella a sinistra entrando.

Padre Serafino Gaddoni dubita alquanto di ciò, anche perché questa colonna è alta 74 centimetri ed ha la circonferenza di cm. 46 all’entasi, per cui sarebbe stata di molto rimpicciolita: i dubbi del Gaddoni sono stati recentemente fugati dallo studio che ho condotto sui documenti della Fabbrica di san Petronio. Dalla lettura del registro dei verbali risulta che la “colonna di San Michele”, divenuta proprietà della famiglia Zacchia-Rondinini, tra il 17 ed il 23 settembre 1783, nello sgombero della chiesa in fase di demolizione, fu portata, assieme al relativo altare ed alle sue suppellettili, a palazzo Zacchia dal loro ministro Pietro Battaglia. A chiesa riedificata, la Congregazione Economica della fabbrica, rivendicò invano dalla famiglia Zacchia-Rondinini la restituzione della colonna. Nella riunione del 17 dicembre 1790 fu letta in Congregazione una memoria del Marchese diretta al Vescovo di Imola e venne deciso di rispondervi, tramite l’Arciprete con le seguenti parole:

“che la Nobile Casa Rondinini fece alzare la luce di una cappella in S. Petronio circa due secoli dopo ch’era già stata fabbricata la Chiesa, la quale cappella per conseguenza rimase posata sul fondo, a muri della chiesa medesima, non essendosi dalla casa Rondinini fatto altro, che alzare della cappella più delle altre. Tale cappella, come a tutto il paese è noto era assai più picciola di altezza, e di ampiezza, e di sfondo, di quello sia la presente, mentre il suppedaneo stava tutto fuori dalla cappella, ed occupava parte della navatella, sicchè non si estendeva che poche teste dal muro; molto più che questo era ingrossato in guisa che in se aveva lo scavo di una nicchia, in cui si conservava, e venerava una colonna di sei piedi in circa d’altezza, e grossezza proporzionata, sopra cui stava dipinto in piedi S. Michele: e tale colonna levata dalla Grotta di monte Gargano fù mandata in dono dal Card. Ginnasi di ch. me. sia da quando era Arcivescovo sipontino. E questa colonna nel demolirsi la cappella fù portata via dagli Agenti di Casa Rondinini, non si è pensato più ad esporla alla primiera venerazione, e si crede adoperata ad uso profano. E’ ben vero che nella chiesa vecchia la Casa Rondinini avea usurpata la parte di navatella ch’era innanzi alla sua cappella, con farvi apporre due balaustri, che chiudevano detta navatella, ma l’E.mo Bandi di ch. me. li fece levare in una sua visita.

L’ampiezza della presente cappella è come le altre a norma del disegno scelto dall’E.mo Bandi, di cui, se il sig. Marchese avesse chiesto, avrebbe facilmente ottenuto per la sua cappella il sito in faccia dalla parte di mezzo giorno, ed avrebbe potuto estendersi a suo talento nel cortile della Canonica. Siccome poi le balaustrate degli altri altari non disdicono, così ne meno disdirrà quella della Cappella Rondinini.

Se il sig. Marchese avesse mantenuta la parola in di lui nome fatta li 27 luglio 1783 con speciale lettera, e dopo disse anche con Istromento di procura, altroneamente data all’E.mo Bandi, e da questo accettata, alla presenza de’ Monsignor Alessandretti, de’ due Sig.ri Arcipreti, del Sig. Cav.re Morelli, de’ Deputati della Fabbrica, e di copioso popolo ch’era presente in chiesa, che cioè avrebbe pagato l’importo dell’edificio di tutta la sua Cappella, avrebbe già a quest’ora a sua disposizione un Camerino maggiore di quello, che desidera, che a questo effetto fù riservato nel disegno. Ma siccome la parola data non fù mantenuta, così il detto Camerino è stato convertito ad altro uso migliore cioè per confessionale degli uomini. Stanti le quali cose non intende la Congregazione, come il Sig. Marchese pretende dopo la fabbrica un commodo, che inanzi non aveva e che non hanno gli altri compatroni delle Cappelle.

Molto meno s’intende come possa essere vero, che senza il Camerino preteso sarebbe la Cappella sempre aperta, e soggetta ad essere ruinata, particolarmente il pavimento, e predella, com’espresso viene ne’ stessi termini dal Memoriale. Sicchè la Congregazione desidera che queste riflessioni siano poste sotto l’occhio purgatissimo di sua Em.za R.ma, supplicandola provvedere, che avendo le Confraternite con esorbitante spesa concorso alla fabbrica della chiesa, si degni provvedere, che li Commodi annessi a detta Fabbrica non restino ad uso di Particolari, che non vi anno alcun diritto, ma della Chiesa medesima, e dal rettore di essa, il quale a motivo della Fabbrica à dovuto restringersi nella sua canonica, perdendo altri suoi commodi assai più rilevanti, come a tutto il paese è noto.”

La disputa non finì qui; il 23 gennaio 1791 venne a Castel Bolognese il Vescovo per cercare una soluzione al conflitto apertosi tra la Fabbrica di San Petronio ed il Marchese Zacchia-Rondinini, che parve trovarsi nel rinunciare il Marchese all’uso dello stanzino preteso, e che, nel contempo, la congregazione economica fosse tenuta a mo’ di risarcimento danni, a provvedere la Sacrestia di un nuovo armadio. Era implicito, a questo punto, che avendo rinunciato il Zacchia all’ampliamento del proprio altare in giuspatronato, non avrebbe neppure consegnato alla Chiesa la Colonna di San Michele, che oggi può pertanto considerarsi dispersa. Rimane nella Cappella Zacchia-Rondinini, l’ultima della navata sinistra il quadro di San Michele Arcangelo attribuito a Francesco Longhi (sec. XVII), unico residuo dell’antica Cappella che conservava la Colonna del Gargano.

Paolo Grandi

Bibliografia:

  • AA. VV., La chiesa Arcipretale di San Petronio – Arte, Storia, Tradizione, Faenza, 1991;
  • ANGELILLIS C., Il Santuario del Gargano e il Culto di San Michele nel mondo, Vol I, Foggia 1955.
  • Libro degl’atti della Congregazione Economica per la Fabbrica della chiesa Arcipretale di San Petronio di Castel Bolognese in: Archivio Parrocchiale di San Petronio, Cartone 1, b. 1.
  • GRANDI P., Il Cardinale Domenico Ginnasi, Faenza 1997.
  • CAVAGLIERI M., Il Pellegrino al Gargano, tomo II, Napoli, 1690.
  • EMILIANI G., Cenni storici e biografici di Castel Bolognese, manoscritto.
  • FANTUZZI G., Notizie degli scrittori bolognesi, tomo IV, Bologna 1784.
  • GADDONI S., Le Chiese della Diocesi di Imola, Vol. I, Imola 1927.
  • MASTROBUONI S., Ai margini della Storia Sipontina, Benevento 1943.

The post La vicenda della Colonna del Gargano appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/fatti-storici/xvi-secolo/la-vicenda-della-colonna-del-gargano/feed/ 0
Benedizione della campana grossa della Torre https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-della-campana-grossa-della-torre/ https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-della-campana-grossa-della-torre/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:53:14 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/benedizione-della-campana-grossa-della-torre/ La torre […] ebbe una nuova campana grossa a partire dal 1718. Di questa sostituzione si parlava già da anni (1), come appare dalla scrittura privata inserita nei registri consiliari, contenente le clausole del contratto stipulato il 27 novembre 1717 con Gasparo Landi da Imola, abitante in Cesena. La vecchia campana grossa, tirata …

The post Benedizione della campana grossa della Torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
La torre […] ebbe una nuova campana grossa a partire dal 1718. Di questa sostituzione si parlava già da anni (1), come appare dalla scrittura privata inserita nei registri consiliari, contenente le clausole del contratto stipulato il 27 novembre 1717 con Gasparo Landi da Imola, abitante in Cesena.
La vecchia campana grossa, tirata giù dalla torre il 1° dicembre di quell’anno, fu spezzata e depositata presso la segreteria della Comunità. Il suo peso, costituito da 2663 libbre, fu rispettato anche per la nuova. I lavori di fusione iniziarono il 14 maggio 1718 nel macello pubblico. In quella occasione ogni fase fu costantemente accompagnata da un rituale religioso culminante con la solenne cerimonia della benedizione, avvenuta il 29 maggio alla presenza di eminenti personalità ecclesiastiche.

Il giorno stabilito la Magistratura fece esporre il santissimo nella chiesa parrocchiale di S. Petronio, pregando l’arciprete Sebastiano Caglia di recarsi a benedire la “fornacella”, cosa che avvenne sulle ore 16 (2). Fu subito appiccato il fuoco, che bruciò ininterrottamente fino alle ore 23 circa.(3) Nel frattempo i molti sacerdoti presenti intonarono vari inni, il “Veni Sancte Spiritus” e le “Laude” della Vergine. Giunti alla lauda Santa Maria “fu dall’orefice aperto con una longa stanga aperto il condotto corrispondente alla fornacella, et alla stampa della campana per la quale passava il metallo disfatto, e lasciandolo andare nella detta stampa, fu in poco tempo, che si direbbe due Credo, colato il metallo necessario per detta campana e ne restò nel canaletto di sopra più libre ducento dicianove ad uso dell’artefice”.

Nei giorni successivi si procedette alla rifinitura e alla pesatura, per la quale venne chiamato lo “stadiere Sante Alberto Filippi, figlio di Gioseppe Maria”, della parrocchia di S. Giacomo di Lugo”.
Il 22 maggio la campana, posta sopra una “treza”, venne trainata nella chiesa del Pio Suffragio da quattro buoi. Essa recava la seguente scritta:

“REFUSA FUIT ANNO DOMINI OCTAVO PONTIFICATUS CLEMENT. XI. PER ILL. IO. CONTOLI CONSUL. ET. ILL. ALEXAND. GOTTARELLI. ILL. FRANC. GUERINI J. V. D. ET JACOBUS TAXINARI ASSUMPTI DEP. AB. ILL. COM. C. BONON. ANNO DOMINI MDCCXVIII. GASPAR DE LANDIS COESENAE FUNDEBAT”

con i tre stemmi del Pontefice, del Senato bolognese e della Comunità castellana.

Alla cerimonia della benedizione, avvenuta il 29 maggio, presiedette il card. Ulisse Gozzadini, vescovo d’Imola, giunto in paese alle ore 22. Smontato di carrozza davanti alla casa di Alessandro Gottarelli ed indossata la “cappa magna di rosso”, fu ricevuto dai signori del Pubblico, preceduti da due donzelli e dal segretario. Poi, coi gentiluomini del suo seguito e con alcuni sacerdoti del paese in abito lungo senza cotta, si diresse verso la chiesa, ornata per l’occasione di damaschi. “… fatta la genuflessione avanti l’altare maggiore, si pose a sedere sopra la sedia sopra il trono, e i signori del Pubblico sopra il banco loro, e si fece vestire pontificalmente dal clero di questo castello con l’assistenza dell’arciprete Caglia, dell’abbate Fiorini, che era al servizio di Sua Eminenza e benedisse e cresimò la detta campana secondo il rito”, imprimendole i nomi di due dei quattro Patroni del paese e cioè Maria e Pudenziana. Seguì uno sparo di mortaretti, che si ripetè poi sia alla conclusione della cerimonia, sia alla partenza del card. Gozzadini, avvenuta dopo il trattenimento in casa Gottarelli, ulteriormente onorata dalla presenza del card. Piazza, vescovo di Faenza, di ritorno dalla Legazione di Ferrara.(4)

Il 31 maggio si procedette alla collocazione della campana sulla torre (5), che in quell’occasione subì una modifica : furono abbassati i finestroni sia per motivi acustici, sia per facilitare la vista della campana stessa e venne poi fatto il coperto. Per l’opera il Landi ebbe 95 scudi e 50 lire come ricompensa.

(1) Il 5 agosto 1708 la Magistratura ebbe i primi contatti con Gasparo Landi e il 29 ottobre scriveva al Reggimento di Bologna per ottenere il suo beneplacito.
(2) Corrispondenti alle 10 del mattino
(3) Alla campana vecchia della torre il Landi ne aggiunse altre due rotte, e un pezzo di metallo per complessive 400 libbre circa.
(4) Alle ore 24 circa “con torce accese, e candelieri d’argento furono serviti di rinfresco con acque ghiacciate e sorbetti, come anco tutti della loro corte, et a chi era di seguito a detti cardinali, quali poi usciti da detta casa, facendo altri complimenti, si licenziarono d’assieme, e montati nelle loro carrozze, si licenziarono, uno andò verso Faenza, e l’altro verso Imola”.
(5) Il giorno dopo fu fissato anche il battaglio del peso di 70 libbre, ribattuto a Faenza. Per il considerevole peso, la campana fu issata “con canepi e taglie a forma di girelle da quantità d’huomini, e da un paro di bestie bovine”.

Tratto da: La partecipazione del Consiglio Comunale alla vita religiosa di Castelbolognese (1469-1796) / Tesi di Laurea di Maria Merenda. Bologna: Anno Accademico 1973-74. (In testa al frontespizio: Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Magistero, Corso di Laurea in Materie Letterarie.

The post Benedizione della campana grossa della Torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-della-campana-grossa-della-torre/feed/ 0
Contratto stipulato con Gasparo Landi da Cesena per la fusione della campana grossa della torre https://www.castelbolognese.org/torre/contratto-gasparo-landi-da-cesena/ https://www.castelbolognese.org/torre/contratto-gasparo-landi-da-cesena/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:53:27 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/contratto-stipulato-con-gasparo-landi-da-cesena-per-la-fusione-della-campana-grossadella-torre/ Con la presenta privata scrittura da valere come publico, e giurato istromento corroborato con tutte le clausole necessarie. In Dei nomine amen. Anno ab illius nativitate millesimo septingesimo decimo septimo, indictione decima, sedente praesente Domino Nostro Deo Clemente divina providentia Papa XI die vero vigesima septima Novembris dicti anni. Essendo …

The post Contratto stipulato con Gasparo Landi da Cesena per la fusione della campana grossa della torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
Con la presenta privata scrittura da valere come publico, e giurato istromento corroborato con tutte le clausole necessarie.

In Dei nomine amen. Anno ab illius nativitate millesimo septingesimo decimo septimo, indictione decima, sedente praesente Domino Nostro Deo Clemente divina providentia Papa XI die vero vigesima septima Novembris dicti anni.

Essendo che sia stato risoluto, e trattato prima per congregazione di molti consiglieri fatta lì 11 agosto 1717 alla quale, e poscia del publico conseglio di questa ill.ma Communità di Castel Bolognese, convocato, ed adunato canonicamente sotto lì 19 agosto dell’anno corrente 1717 come appare al Campione al quale /di doversi applicare alla nuova fabrica della campana grande di questa ill.ma Communità, essendosi di già impetrate le necessarie facoltà dall’Ill.mo Reggimento di Bologna sino sotto lì 29 ottobre 1708 e la sopraintendenza, facoltà, et essecuzione di tale facenda sia stata liberamente rimessa, e concessa alla prudenza et auttorità de’ signori consiglieri Alessandro Gottarelli, Francesco Guerrini, Giacomo Tassinari, e Gioanni Contoli sino dal giorno 19 agosto dell’anno suddetto 1717, come parimenti appare dal publico conseglio legittimo in numero dodici consiglieri nel Campione di questa ill.ma Communità al quale /e fra tanto siasi da suddetti signori assonti strettamente trattato con il signor Gasparo Landi da Cesena hora commorante alla Pergola, nella di cui abilità, et intelligenza, et esperienza in tale profezzione sijno stati detti signori pienamente certiorati, e da esso habbiano altresì esatte condizioni più vantaggiose alla Communità d’ogn’altro per l’opera di detta nuova fusione; per lo chè li predicti signori assonti abbino determinato di venire alla conclusione, e stipulazione di publico istromento, quindi è che presente e personalmente constituito avanti li suddetti signori assonti Alessandro Gottarelli , Francesco Guerrini, Giacomo Tassinari, e Gioanni Contoli presenti, et accettanti per la medesima ill.ma Communità /Il suddetto signor Gasparo Landi da me benissimo conosciuto promette, e si obliga di rifondere la suddetta campana a tutte sue spese, danni, et interesse ad uso di buona arte, e quella rimettere sonante nel modo, e forma, che è posta al presente su la medesima torre della Communità, dalla quale esso medesimo a sue proprie spese debba quella calare, e per maggiore chiarezza et intelligenza del presente contratto con li seguenti Capitoli.

1°. – Che della medesima Communità per sua mercede della nuova fusione di detta campana, scalo della stessa dalla torre, e riposizione di quella su la medesima torre, e per le spese di legna, pali, carbone, forma, fossa, e fornello e tutti gli altri stigli et accessorij a tale effetto necessaij, se gli paghino scudi novantacinque di paoli 10 per scudo, cioè scudi trentacinque di paoli /per la prima paga nel termine di giorni otto, et altri scudi trenta sul principio di gennaro; prossimo avvenire 1718, et altri scudi trenta per intiero pagamento accordato come sopra, quando la campana sarà pronta su la torre perfettamente, come si obliga il medesimo Gasparo Landi nel tempo, e termine di mesi due, cioè di gennaro prossimo avvenire 1718.

2°. – Che se li permetta durante il tempo del suddetto hanno l’abitazione nella stanza del vicepodestà, et il commodo del macello di detta Communità per far simil lavoro con renderlo pulito, e far chiudere le fenestre, et aperture che vi sono.

3°. – Che in atto di cavare la campana dalla fossa, e rimetterla su la torre, li venghi somministrato dalla medesima Communità l’aiuto degli huomini necessarij a spese della medesima Communità.

4°. – Che li suddetti signori assonti dalla Communità a spese della medesima debbiono far riattare il ceppo della campana, e munirlo de’ ferri bisognevoli, e ripulire il martello di essa campana.

5°. – Che detto signor Landi portarà seco li canepi, e pigliarà in fine dell’opera per se stesso tutto l’avanzo del metallo, che restarà nel canale in ragione di baiochi sedici la libra, e che all’incontro la nuova campana non sia di minor peso di libre tante quante saranno, quando si pesarà, e quando vi fosse qualche piccolo divario nel suddetto peso come sopra convenuto, si debba bonificare reciprocamente in ragione di baiochi quindici per libra.

6°. – Si obliga il medesimo signor Landi di ritrovarsi in questo castello Bolognese all’impiego di detto lavoro di campana per lì 5 di dicembre prossimo avvenire, e di far tante volte la fusione di detta campana, quanto sia di bisogno, sino che la medesima riesca di perfezione, e di mantenerla per anni uno, e giorni tre, quando pervenisse per diffetto del suo lavoro, a tutti suoi danni, et interesse, perché così fu convenuto per patto espresso, e non altrimenti.

Quali cose tutte li suddetti signori assonti a nome dell’ill.ma Communità, e detto signor Landi come sopra presenti, promettono attendere, et osservare, et alle medesime mai dire, opporre, o venire sotto qualsivoglia pretesto, causa, o quesito colore / Altrimenti ad ogni danno.
Per le quali cose tutte detti signori assonti obligano li beni di detta Communità, e detto signor landi li benu proprij presenti, e futuri, et perché nella più ampla forma della rev. Camera Apostolica/ con tutte le clausole necessarie, et opportune rinunziando / acconsentendo / unica et sic/.

Io Alessandro Gottarelli -assonto
Francesco Guerrini -assonto affermo
Giacomo Tassinari -assonto affermo
Gioanni Contoli -assonto affermo

Io Gasparo Landi affermo e mi obligo quanto di sopra

Io Andrea Lambertuzzi fui presente
Io Giovanni Cleofas Contoli fui presente
Io Franciscus Mezzamici -segretarius

A. C. Castelbolognese, Campioni, reg. n. 11, quinternetto fra c. 148v e 149r.

Tratto da: La partecipazione del Consiglio Comunale alla vita religiosa di Castelbolognese (1469-1796) / Tesi di Laurea di Maria Merenda. Bologna: Anno Accademico 1973-74. (In testa al frontespizio: Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Magistero, Corso di Laurea in Materie Letterarie.

 

The post Contratto stipulato con Gasparo Landi da Cesena per la fusione della campana grossa della torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/torre/contratto-gasparo-landi-da-cesena/feed/ 0
Benedizione dell’’orologio della pubblica torre https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-%c2%92orologio-della-pubblica-torre/ https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-%c2%92orologio-della-pubblica-torre/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:53:07 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/benedizione-dell%c2%92orologio-della-pubblica-torre-3-giugno-1786-sabato-santo-dipentecoste/ 3 giugno 1786, sabato santo di Pentecoste Nel 1786 fu collocato sulla torre un orologio a sistema italiano “e cioè colla divisione del giorno in un periodo solo, e col segnale delle ore a tocchi di campana, non da uno a sei, come nel sistema francese, ma da uno a …

The post Benedizione dell’’orologio della pubblica torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
3 giugno 1786, sabato santo di Pentecoste

Nel 1786 fu collocato sulla torre un orologio a sistema italiano “e cioè colla divisione del giorno in un periodo solo, e col segnale delle ore a tocchi di campana, non da uno a sei, come nel sistema francese, ma da uno a dodici”. (1)

Riportiamo il relativo passo della seduta consigliare del 3 giugno 1786 : “… Si portò il molto rev.do signor don Paolo Andrea Camerini, arciprete coadiutore di S. Petronio alla pubblica torre accompagnato dal sacristano don Giulio Ortolani, ed entrati dentro nel camerino del publico orologio, fatto fabricare da questo Publico dal signor abate Giaccomo Careras ex gesuita spagnolo, quello lo benedisse vestito di cotta, e stola, e ciò seguì alla presenza degl’illustrissimi signori Francesco Sangiorgi, e Giuseppe Favolini, ambi consiglieri di questo Publico, assistenti li due donzelli vestiti in forma e dal signor don Michele Favolini, et altri”. (2)

(1) Il 23 settembre 1796 il Governo Repubblicano impose alla Magistratura l’innovazione dell’orologio pubblico, secondo il sistema francese.
EMILIANI, Sunto storico cit., fasc. M. cap. XLI, p. 17
(2) Campioni, reg. n.20, c. 12v.

La vetta della Torre con in primo piano l’orologio, così come appariva negli anni ’30. (Foto proveniente dal Fondo Pietro Costa, Biblioteca Comunale di Castel Bolognese).

Tratto da: La partecipazione del Consiglio Comunale alla vita religiosa di Castelbolognese (1469-1796) / Tesi di Laurea di Maria Merenda. Bologna: Anno Accademico 1973-74. (In testa al frontespizio: Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Magistero, Corso di Laurea in Materie Letterarie.

The post Benedizione dell’’orologio della pubblica torre appeared first on La Storia di Castel Bolognese.

]]>
https://www.castelbolognese.org/torre/benedizione-%c2%92orologio-della-pubblica-torre/feed/ 0