Chiesa di Santa Maria della Misericordia Archives - La Storia di Castel Bolognese https://www.castelbolognese.org/category/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/ Fri, 13 Feb 2015 18:29:33 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.6.2 Vicende storiche del complesso di Santa Maria della Misericordia https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/vicende-storiche-santa-maria-misericordia/ https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/vicende-storiche-santa-maria-misericordia/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:54:52 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/vicende-storiche-del-complesso-di-santa-maria-della-misericordia/ A sinistra entrando in paese lungo la Via Emilia, giungendo da Imola, si trova la Chiesa di “Santa Maria della Misericordia”. Nel 1396 era ivi in costruzione l’ospedale di “Sancta Maria de Castro Bolognesio o de Misericordia” come fu poi denominata sin dai primi anni. Come suo primo rettore è …

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La chiesa di Santa Maria della Misericordia vista dalla cupola di San Francesco

La chiesa di Santa Maria della Misericordia vista dalla cupola di San Francesco

A sinistra entrando in paese lungo la Via Emilia, giungendo da Imola, si trova la Chiesa di “Santa Maria della Misericordia”. Nel 1396 era ivi in costruzione l’ospedale di “Sancta Maria de Castro Bolognesio o de Misericordia” come fu poi denominata sin dai primi anni. Come suo primo rettore è ricordato Frate Pasio di Mastro Trentino da Forlì del terz’ordine di S. Francesco, il quale, essendo povero e senza mezzi per il sostentamento e dovendo condurre a compimento la fabbrica, ottenne dagli anziani del Comune di Bologna un decreto, in data 23 febbraio, con cui venne accordato il permesso di questuare in tutto il territorio bolognese. Pochi anni dopo comparve la società di “Santa Maria della Misericordia” come patrona e reggitrice dell’ospedale. Una chiesuola od oratorio sorse contemporaneamente all’ospedale, come si rileva dal decreto suddetto a Frate Pasio in cui si legge:

“ET PER PRESENTEM NOSTRUM DECRETUM LICENTIAM CONCEDIMUS DICTO FRATI PASIO RECTORI ECCLESIE PREDICTE S. MARIE POSSE LIBERE ET IMPUNE IRE ET PER TOTUM NOSTRUM COMITATUM BONANIENSEM ELEMOSINAS INQUIRERE AC QUESTUM, QUOD TOTUM CONVERTI FATIAT IN DICTI HOSPITALIS HEDIFICATIONE ET SUE VITE SUBSTENTATIONE, CUM COUSTET NOBIS PREDICTUM FRATEM PASIUM FARE PAUPEREM ET DICTUM HOSPITALE NON HABERE BONA MOBILIA NEC IMMOBILIA, QUIBUS DICTI HOSPITALIS FABRICA POSSIT EXPLERI ETC.”.

L’ospedale fu costruito nel borgo del Castello e la Chiesa, come ora, prospettava sulla Strada Regale. Quando il Borgo fu racchiuso entro le mura, la porta verso Imola si denominò non solo del Mercato, ma anche dell’Ospedale. Legati e donazioni all’ospedale ricorsero negli anni 1413,1422,1424,1428,1449, 1451, 1456 ecc. La società di S. Maria della Misericordia fu menzionata negli anni 1422, 1461, 1502, ed in seno alla medesima si venne ad una riforma degli statuti il 29 marzo 1526, escludendo tra l’altro le persone di non buona fama. La cura e la custodia degli ammalati venne affidata ad uno spedalingo che, con la moglie, avevano la cura ordinaria dell’istituto, il quale era diviso in due reparti: uno per gli uomini e uno per le donne. I pellegrini erano ricevuti in un locale a parte, ricostruito nel 1610. Due anni dopo si lastricò il porticato che dava sulla Strada Maestra e sulla facciata fu posta l’iscrizione: “HOSPITALE PER ALLOGGIARE I POVERI PELLEGRINI”.

Chiesa ed ospedale, per i copiosi doni e offerte, giunsero ben presto ad uno stato di floridezza, come attestano inventari compilati negli anni 1537,1612, 1698, 1740. La piccola chiesa, custodita da un cappellano con l’obbligo dell’assistenza religiosa verso i poveri degenti, nel 1555-1561 fu notevolmente ampliata ed abbellita e gli incarichi della nuova cappella furono affidati, il 29 maggio 1559, a Mastro Marcantonio Lamberti. Un artistico e monumentale portale di marmo, costruito nel 1538, rese più importante la facciata ed essa venne descritta negli anni 1578, 1582, 1612, 1653, molto elegante, con affreschi, decorazioni e volte. Essa misurava metri 15 x 7,91 ed alta metri 8,79, ed era ampiamente illuminata da nove vetrate. Documenti del sec. XVIII, riguardanti statue inserite nella Chiesa negli anni suddetti, si conservano nell’Archivio della Congregazione di Carità, ed attestano l’attribuzione allo scultore Alfonso Lombardi (nato a Ferrara nel 1487 e morto a Bologna nel 1536). Comunque le opere che portarono la Chiesa alla struttura attuale furono eseguite in due tempi diversi, ma vicini, nel XVIII secolo.

Nel 1751 iniziarono i lavori di ampliamento su disegno dell’architetto Ottavio Toselli, che nel 1749 redarguì un progetto per lo studio di rifacimento della prima parte dell’edificio comprendente il presbiterio con la cappella dell’Altar Maggiore. Come capimastri parteciparono ai lavori Francesco Rossi e Sebastiano Lazzari mentre le tariffe per la mano d’opera vennero stabilite da Domenico Morelli, padre di Cosimo, e da Guido Naldi di Castel Bolognese. A Domenico Trifogli spettava il compito di esaminare il lavoro compiuto e di controllare la contabilità. Il materiale fu fornito dal fornaciaio Giuseppe Dalmonte e scelto come fabbro Paolo Antonio Dalmonte, entrambi di Imola. Delle spese dei vari materiali usati per questa opera sono ancora conservati i manoscritti nell’archivio comunale di Castel Bolognese. Sia la cappella che l’altare maggiore si innestarono nel corpo della navata preesistente, ove l’architetto ricollocò le antiche e preziose statue del Lombardi, già facenti parte della Chiesa. Il Toselli realizzò un vano rettangolare, con angoli smussati da doppie pilastrate ioniche molto esili, il tutto dipinto con effetti marmorei. Una cornice di archeggiature a sesto ribassato si svolge a circuire le due finestre laterali e l’incavo del muro sopra l’altare con la prospettiva dipinta.
Il coperto è una volta a velario architettonicamente senza pretese, su struttura crociata, naturalmente consenziente con l’impostazione della pianta . Questa volta, rigata da nervature perimetrali che si indirizzano verso le pilastrature ioniche, è finemente ornata da leggeri stucchi, con cartelle, volute, fogliami, angeli, serafini ed un ovato a conchiglia nel centro. Le lunette delle pareti laterali si aprono in finestre controcurvate a svasatura volte verso il basso, ed il tutto rivela l’inclinazione dell’Architetto verso l’aspetto plastico-decorativo. Oltre bravo Architetto, il Toselli, fu anche affermato scultore e collaborò, insieme al fratello Nicolò, nello svolgimento delle decorazioni plastiche e statuarie che arricchiscono la Cappella Maggiore.

Una sosta di circa venti anni causata, più che da difficoltà finanziarie, da difficoltà tecniche, cioè dal problema non facile di includere l’avancorpo della Chiesa fra due edifici laterali di uguale altezza, senza danneggiare l’illuminazione dell’interno, fece disputare due valenti architetti in un regolare concorso. La pianta della vecchia Chiesa infatti, arretrava rispetto agli edifici limitrofi ed il prolungamento si pensa sia stato fatto per collocarvi la cantoria e l’organo. Per cui nel 1772 i due architetti, uno di Faenza G. B. Boschi detto Carloncino ed il Ticinese imolese Cosimo Morelli (1732-1812), si contesero il lavoro.

Il Morelli prevalse e, partendo dal tratto già costruito, vi congiunse la nuova navata, indi alzò la facciata a filo netto del margine della Via Emilia. Finse all’interno una croce greca dai bracci recisi ed occlusi da finte ancone di stucco, che stanno come se fossero altari isolati sotto il riparo dell’arco. Nei bracci sviluppati della croce collocò, alla tipica maniera settecentesca, quattro porte sormontate da poggioli che accedevano: uno negli uffici della Congregazione, un altro nel palazzo della nobile famiglia dei Marchesi Zacchia-Rondinini, la quale ottenne il coretto a proprio uso nel 1820. Un altro poggiolo, precisamente il primo situato sulla parte sinistra dell’ingresso alla navata, accede, tramite una caratteristica scala a chiocciola in olmo, al vano coro. Nella parte centrale della navata, in corrispondenza delle due ancone laterali, quattro solenni pilastrate conferiscono una forte ossatura al minuscolo ambiente che, con la luce riflessa dall’alto, imprimono plasticità rendendolo monumentale più del vero. Sul quadrato ottenuto impostò la cupola, emisferica, il cui peso viene distribuito tramite quattro volte sulle quattro pilastrate laterali. Essa è rigata da meridiani e paralleli in rilievo, con formelle quadrate inclusevi a tagliare gli angoli della cavità. Sopra la cupola impiantò la lanterna ampiamente finestrata da quattro aperture con la copertura di piombo e rame, alta sul tamburo quadrato costruito a spigoli tronchi, in una composizione di massa che si presenta con eleganza rara nella sua semplicità. Il Morelli, ripreso il carattere delle finestre a linea mista del Toselli, lo ridusse ad una specie di serliana che si riprende sia nelle ancone di stucco, sia nel finestrone della facciata e che riecheggia nel ciglio delle finestre a poggiolo.

La facciata, rivolta verso la collina, poggia su tre archi dorici che si inseriscono nella serie di portici degli edifici adiacenti. La parte superiore della facciata è lineata da leggere nervature murarie, e presenta come motivo centrale una grande finestra a serliana ionica posta fra due nicchie frontonate. Ne risulta un prospetto ricco di profilature, inquadrature e sobri elementi plastici. Per la finitura della muratura esterna è stato usato un tipo di intonaco propriamente detto “sagramatura”, tipico del bolognese in quel secolo, che, diminuendo la porosità del mattone e conferendo idrorepellenza alla superficie, costituiva una protezione contro l’umidità ed il tempo. Nel 1773 la Chiesa venne inaugurata e benedetta dal Vescovo Bandi nel 1774. L’Ospedale, che si trovava a ponente di essa, fu costruito più ampio sul retro della stessa, avendo così la possibilità di ospitare un numero superiore di ammalati e bisognosi. La nuova costruzione del Morelli, che qui si presenta ancora con propensioni barocche, ma che più tardi si rivolgerà ad un puro neoclassicismo, si sposa felicemente con l’intervento del Toselli sì che la piccola Chiesa ci appare come una delle migliori opere del barocco. Il campanile con due campane ricostruito nel 1680 da Mastro Carlo Codrignani, fu modificato e reso più armonico secondo lo stile della Chiesa negli anni 1772/1773. Un fulmine lo danneggiò il 17 aprile del 1819 e durante il secondo conflitto mondiale fu completamente distrutto. All’interno, sopra la porta d’ingresso, si trova la seguente iscrizione:

ANNEVENTE AC FAVENTE
JOANNE CAROLO BANDIO EPISC. IMOLE
AEDES HAEC SODALITII
ELEGANTIUS RESTITUTA FUIT A.R.S. MDCCLXXIII

Ivi appresso, a destra di chi entra, si leggono in una lapide in marmo le disposizioni testamentarie della nobildonna Contessa Caterina Ginnasi, nipote del Card. Domenico, la quale in data 9/8/1643, legava 3.000 scudi alla Confraternita di S. Maria, affinchè coi frutti vi dotassero ogni anno 4 fanciulle povere del Comune di Castel Bolognese, dando ad ognuna 25 scudi. Pure a destra in una targhetta di marmo, collocata nella colonna presso il presbiterio, si legge:

PONE PARIETEM
LOCUS PROFANUS

La pavimentazione della Chiesa era in cotto, che, montato trasversalmente, la rendeva illusionisticamente più ampia. Fu asportato poi, e sostituito con lastre di marmo chiaro di cm. 40 x 40. Sotto il piancito di questa Chiesa, tanto settariamente profanata, riposano in vari sepolcreti i confratelli della Misericordia, a cui appartennero le persone più distinte e facoltose del paese. La benemerita Confraternita della Misericordia fu soppressa dal Governo repubblicano il 3 luglio 1798. Ripristinata il 31 maggio del 1817, ebbe regolamenti e prescrizioni per l’amministrazione interna ed esterna dell’Ospedale, approvate dal Cardinale Rusconi il 9 dicembre del 1818.

Fu di nuovo soppressa nel 1859, e ad essa subentrò una commissione municipale e, poco dopo, la Congregazione di Carità. L’Ospedale, nel 1798, fu trasportato nel convento di S. Francesco dove rimase fino al 1813, anno in cui venne aperto il nuovo a levante del paese. Giovanni Antolini di Castel Bolognese, architetto rinomato, presentò il disegno e diresse i lavori; facendo per quei tempi uno degli ospedali più comodi ed eleganti di Romagna.

La Chiesa, rimasta aperta al culto nel 1798, nonostante la soppressione francese, sostituì ancora nel 1861/1865 la Chiesa di S. Francesco, durante il rifacimento della cupola di quest’ultima. Fu chiusa lo stesso anno ed i preziosi arredi sacri con le antiche argenterie vennero venduti a prezzi irrisori dalla Congregazione di Carità. Solo le statue del Lombardi ed una tela raffigurante “la natività di Maria” datata 1614, opera del pittore faentino Ferraù Fenzoni, furono trasportate nelle Chiese di S. Francesco e S. Petronio di Castel Bolognese.

Le mense degli altari e le balaustre in sasso di Meldola levigato che separavano l’altar maggiore col resto della Chiesa invece furono buttate nel cortiletto adiacente e ben presto si dissolsero sotto le intemperie. La Chiesa fu usata come deposito di granaglia, trasformata in cinema e poi in palestra. Oggi è internamente lesionata e presenta forti tracce di umidità poichè nel 1949, per far fronte ai danni subiti durante il secondo evento bellico, le venne asportato il tetto, lasciando scoperte le volte in mattoni che per parecchio furono soggette alle intemperie.

SM_campanile

Rarissima immagine scattata durante una partita di calcio disputata sul prato della Filippina nel 1920. Sullo sfondo, al centro, la cupola e il campanile di Santa Maria

Testo tratto da: Il complesso architettonico di S. Maria della Misericordia a Castelbolognese: ipotesi di adattamento e consolidamento, tesi di laurea in Architettura, Università degli Studi di Firenze; laureanda Paola Malucelli, relatore L. Nizzi Grifi, correlatore S. Van Riel.

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Il complesso di Santa Maria della Misericordia è caratterizzato dalla Chiesa, dall’ex Ospedale omonimo e da un vasto complesso edilizio adiacente, senza dubbio settecentesco, ma con scarsi riferimenti storici. L’attuale configurazione è il frutto di innumerevoli sovrapposizioni ed interventi susseguitisi da quando il primario edificio fu costruito nel XIV secolo. Il prospetto anteriore, rivolto a sud, si sviluppa lungo il corso principale del paese parallelamente alla oggi caotica Via Emilia. In esso si individuano tre parti ben distinte fra loro. Procedendo da Est verso Ovest il primo tratto di fronte è caratterizzato dal porticato al quale è sovrapposto un piano illuminato da cinque finestre rettangolari sormontate da aperture che danno luce al sottotetto; questo è il palazzo Zacchia-Rondinini collegato internamente alla Chiesa tramite un piccolo balconcino o poggiolo, da cui la nobile famiglia assisteva alle funzioni.

La Chiesa, la cui impostazione di carattere stilistico, rivela correnti neo-cinquecentesche apportate dall’Architetto Cosimo Morelli, contraddistinta nella facciata dal tipo di intonaco sagramatura usato notevolmente in quel periodo, e l’ex Ospedale di Santa Maria architettonicamente molto semplice, che presenta nella parte inferiore, come tutto il resto dell’edificio, un porticato ad archi ribassati. Il prospetto posteriore dell’intero complesso si sviluppa lungo una stradina secondaria (via Pallantieri) parallela alla Via Emilia.
In esso ampie aperture danno accesso a botteghe artigianali e la scansione regolare delle finestrature, interrotte bruscamente da un rudimentale balconcino, caratterizzano architettonicamente questa facciata.

Cortili e porticati si sviluppano internamente congiungendo varie parti dell’edificio ed imponenti scalinate si snodano rendendo agibili i vari livelli del fabbricato. La semplicità del disegno e le geometrie elementari dei volumi propongono una lettura proporzionale “a misura d’uomo” delle masse architettoniche dell’edificio. Le strutture principali del fabbricato si articolano in setti portanti in muratura, costituiti da manufatti laterizi uniti con malta a base di calce aerea. I muri esterni portanti sono intonacati, e solo nella parte inferiore alcuni tratti presentano scrostazioni dovute alla continua umidità.

Il complesso di Santa Maria è un importante esempio di architettura settecentesca ove la Chiesa denota una prevalenza della corrente neo-cinquecentesca apportata appunto dal Morelli. Oggi purtroppo la Chiesa, da quando fu chiusa al culto nel 1865, si presenta con lesioni e tracce di umidità dovute alle ingiurie del tempo e degli eventi; essa sta disintegrandosi senza che si riesca, per ora, a frenarne il declino e ad ostacolarne il degrado.

Testo e immagini tratti da: Il complesso architettonico di S. Maria della Misericordia a Castelbolognese: ipotesi di adattamento e consolidamento, tesi di laurea in Architettura, Università degli Studi di Firenze; laureanda Paola Malucelli, relatore L. Nizzi Grifi, correlatore S. Van Riel

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Rilievo Architettonico https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/rilievo-architettonico/ https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/rilievo-architettonico/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:54:52 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/rilievo-architettonico/ Rilievo architettonico piano terra dell’intero complesso (originale in scala 1 : 50) Il rilievo architettonico del complesso di S. Maria della Misericordia l’ho eseguito con scrupolosità e cura, sia per l’importanza artistica che questo manufatto può avere, sia perché ormai Castel Bolognese presenta pochi monumenti che parlino della sua storia. …

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Rilievo architettonico piano terra dell’intero complesso (originale in scala 1 : 50)

Il rilievo architettonico del complesso di S. Maria della Misericordia l’ho eseguito con scrupolosità e cura, sia per l’importanza artistica che questo manufatto può avere, sia perché ormai Castel Bolognese presenta pochi monumenti che parlino della sua storia. Le poche manomissioni e le superfettazioni riguardanti questo edificio non hanno modificato il primitivo nucleo generatore, per cui la configurazione planimetrica si è mantenuta chiara e leggibile. La facciata presenta nella parte inferiore un porticato con volte a crociera, sul quale si affacciano le varie aperture dell’edificio.

Attraverso un lungo corridoio si arriva in un ampio cortile interno ove un porticato si erge maestoso. Il portico, caratterizzato dalla presenza di archi ribassati, è impostato su due massicci pilastri quadrati e coperto con volte a crociera in muratura. Le stanze della parte nord dell’edificio, ora adibite a botteghe artigianali, un tempo facevano parte degli alloggi della servitù occupata presso la nobile famiglia Zacchia-Rondinini. Alcuni di questi ambienti presentano la copertura in legno con travi e travicelli vistosamente deteriorati dal tempo, altri presentano crolli estesi delle controsoffittature realizzate in arelle con intonacatura a gesso. Nel cortile una ripida scala in mattoni di cotto, non eccessivamente larga, immette nelle cantine, dove si nota la presenza di un piccolo pozzo di scarico. Esse sono rimaste integre negli anni, e volte a botte ribassate costolonate da rinforzi sempre in muratura, sorreggono il livello superiore dell’edificio. La pavimentazione quasi interamente in terra battuta, con evidenti tracce di scavi eseguiti recentemente alla ricerca di antiche porcellane faentine.
Tornando al piano terra, altre aperture ci indirizzano in cortili di cui uno faceva parte dell’Ospedale. In questo cortile si nota il pozzo in muratura intonacata di cui troviamo traccia in antiche mappe, ed un pilastro quadrato divide due arcate di un piccolo porticato con soffitto ligneo.

Gli ambienti confinanti facenti parte dell’Ospedale ora sono utilizzati come ripostigli e garage. La parte sud dell’edificio è caratterizzata sotto il porticato dalla presenza di botteghe le quali internamente presentano soffitti con volte ad ombrello e volte a botte lunettate. Maestosa si erge la Chiesa la quale internamente presenta una imponente cupola rigata da meridiani e paralleli. La cantoria, posta sull’ingresso principale, è sorretta dal portico sottostante il cui solaio è formato da volte a crociera in muratura. Sotto un piccolo poggiolo, un’apertura accede dalla Chiesa all’antico Ospedale, ora sede provvisoria del circolo polivalente. La parte superiore dell’edificio cui si accede tramite tre scale distribuite in punti diversi, presenta pavimentazioni in mosaico veneziano, in cotto ed in graniglia, questi ultimi sicuramente posati nei primi del ‘900.

Molti solai sono controsoffittati con arelle e gesso e presentano numerose decorazioni pittoriche, tipiche nelle case nobiliari del XVII e XVIII secolo; altri ambienti sono coperti con solai in legno (travi e travicelli). In questo livello dell’edificio si trovano ambienti più grandi, spaziosi e maggiormente rifiniti, essendo appunto gli alloggi della famiglia nobiliare.

Testo e immagini tratti da: Il complesso architettonico di S. Maria della Misericordia a Castelbolognese: ipotesi di adattamento e consolidamento, tesi di laurea in Architettura, Università degli Studi di Firenze; laureanda Paola Malucelli, relatore L. Nizzi Grifi, correlatore S. Van Riel

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Studio particolareggiato degli orizzontamenti https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/studio-particolareggiato-degli-orizzontamenti/ https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/studio-particolareggiato-degli-orizzontamenti/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:54:52 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/studio-particolareggiato-degli-orizzontamenti/ Dopo aver attuato la restituzione planimetrica dei singoli piani, ho analizzato il rilievo particolareggiato degli orizzontamenti, intendendo come tali, qualsiasi tipo di struttura di copertura degli ambienti definita nei suoi elementi portanti (travi, archi e volte) e complementari (pavimentazioni e controsoffittature). Esistono diverse tipologie a volta nel complesso di S. …

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Dopo aver attuato la restituzione planimetrica dei singoli piani, ho analizzato il rilievo particolareggiato degli orizzontamenti, intendendo come tali, qualsiasi tipo di struttura di copertura degli ambienti definita nei suoi elementi portanti (travi, archi e volte) e complementari (pavimentazioni e controsoffittature). Esistono diverse tipologie a volta nel complesso di S. Maria della Misericordia che distinguo, parlando prima di quelle della Chiesa, poi di quelle degli edifici abitativi. La Chiesa, oltre alla maestosa cupola, presenta volte a botte, vari archi di scarico, e, sull’altar maggiore, una volta a velario su struttura crociata. Negli edifici ad uso abitativo troviamo volte semplici: a botte, a botte ribassata, a botte lunettata, a padiglione, a crociera.

È stato utilizzato prevalentemente il tipico solaio a travi e travicelli, di largo uso fino a tempi recenti, le cui rifiniture possono variare in base all’ampiezza del vano da coprire: alcuni sono controsoffitati in arelle e gesso, altri a vista con pianelle in cotto appoggiate direttamente sul travetto. Sui disegni ho differenziato gli elementi strutturali collocati più in alto della quota di sezione proiettandoli con tratteggio sul pavimento. Con tale sistema sono stati definiti architravi e solai di cui viene data informazione sull’orditura, mentre per gli archi e le volte ho preferito ribaltarne la sagoma.

I pavimenti sono costituiti da acciottolato, mosaico veneziano, e cotto di forma rettangolare, montato, in modo alternato, in diagonale e a spina di pesce. Altre pavimentazioni, sicuramente più recenti, sono realizzate in marmo con lastre di cm. 40 x 40 e con piastrelle di graniglia di cm. 20 x 20 e 15 x 15. Sui disegni sono riportati tutti gli elementi costruttivi, integrati da annotazioni scritte.

Rilievo pavimentazioni sotterranei

Una scalinata, alquanto ripida, in cotto dà accesso alle cantine interrate. La pavimentazione è quasi interamente in terra battuta con tracce di recenti scavi eseguiti alla ricerca di antiche porcellane. Lo scarso impiantito in cotto, di formato 31 x 15, è conseguenza della forte umidità presente nell’ambiente sotterraneo, che ne ha deteriorato la stragrande maggioranza.

Rilievo pavimentazioni piano terra

Le svariate destinazioni d’uso dei locali al pian terreno, sono state la causa di modifiche e conseguente deterioramento delle antiche pavimentazioni. Si passa dal pavimento in cotto al pavimento di graniglia, dal legno alle lastre di arenaria sotto il loggiato. L’impiantito anteriore sotto il portico, è prevalentemente costituito da ciottolame di fiume di diversa pezzatura delimitato da piastrelle in cotto. L’ambiente della Chiesa non presenta più la pavimentazione originaria in cotto di forma quadrata, ma è costituita da lastre di marmo chiaro di cm. 40×40 con cui si è ricoperto recentemente quanto rimaneva della pavimentazione precedente.

Rilievo pavimentazioni piano primo

Una migliore accuratezza si rileva nella scelta delle pavimentazioni del primo piano che variano da mosaici veneziani a pianelle di cotto in buono stato di conservazione. In alcuni ambienti si è avuta una radicale trasformazione del pavimento originale, sostituito da piastrelle in graniglia. I controsoffitti di alcuni solai presentano decorazioni e preziose pitture peraltro deteriorate dalle infiltrazioni dell’acqua piovana attraverso le fessurazioni del coperto.

Rilievo pavimentazioni sottotetto

La causa del forte degrado delle pavimentazioni del sottotetto è sicuramente la presenza di infiltrazioni d’acqua dal coperto e dalle finestrature non protette. In alcuni punti le pavimentazioni risultano lievemente abbassate o rialzate rispetto al livello normale a seconda del degrado delle travi lignee sottostanti. I pavimenti, formati interamente da pianelle in cotto le cui dimensioni variano da 41 x 18 a 31 x 15, sono posati sia a spina di pesce, sia alternati, variando nei vari ambienti.

Analisi delle coperture

La struttura architettonica del coperto dell’edificio è costituita prevalentemente dal tipo a due falde più o meno inclinate che consente lo scorrimento dell’acqua piovana lungo il manto di copertura fino alle grondaie. L’impostazione interna portante più comune è costituita da grossi travi in legno messi trasversalmente al lungo ambiente e poggianti lateralmente sui muri portanti dell’edificio. Molto interessante è la struttura portante di copertura della cupola. Essa è fatta a mo’ di ragnatela e le travi in legno, che appoggiano sui muri perimetrali, sono mantenute unite da grossi legni inseriti trasversalmente ad incastro. Sulla struttura risultante appoggia tutta l’intelaiatura di travicelli che sorregge tavelle e coppi. La copertura della volta a velaio della Cappella Maggiore è di tipo ad una falda rinforzata con grosse travi in cemento armato recentemente poste in opera, poiché durante il periodo bellico fu parzialmente distrutta. È importante verificare attentamente le strutture di copertura, poiché alle loro condizioni è strettamente collegato lo stato di degrado degli ambienti sottostanti.
Testo tratto da: Il complesso architettonico di S. Maria della Misericordia a Castelbolognese: ipotesi di adattamento e consolidamento, tesi di laurea in Architettura, Università degli Studi di Firenze; laureanda Paola Malucelli, relatore L. Nizzi Grifi, correlatore S. Van Riel

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Realizzazione delle sezioni https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/realizzazione-delle-sezioni/ https://www.castelbolognese.org/edifici-e-monumenti/chiese/chiesa-di-santa-maria-della-misericordia/realizzazione-delle-sezioni/#respond Tue, 10 Sep 2013 17:54:53 +0000 https://www.castelbolognese.org/uncategorized/realizzazione-delle-sezioni/ Alle sezioni trasversali e longitudinali che consentono di esaminare internamente l’edificio, di valutare le ampiezze dei vani e di verificare i vari prospetti, ho dedicato uno studio più approfondito essendo indispensabile per comprendere ed osservare i rapporti spaziali all’interno del fabbricato. Solo con svariate sezioni si possono determinare i diversi …

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Alle sezioni trasversali e longitudinali che consentono di esaminare internamente l’edificio, di valutare le ampiezze dei vani e di verificare i vari prospetti, ho dedicato uno studio più approfondito essendo indispensabile per comprendere ed osservare i rapporti spaziali all’interno del fabbricato. Solo con svariate sezioni si possono determinare i diversi punti di variabilità più ancora che con lo studio delle piante e dei prospetti.

Nelle relazioni che seguono, parlo unitamente delle sezioni A-A; B – B e delle sezioni C- C; D – D perché unite sulla stessa traccia, mentre cambiano solo le direzioni di veduta.

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Complesso di Santa Maria della Misericordia: riferimento planimetrico delle sezioni effettuate

SEZIONE “A-A; B-B” – SEZIONE LONGITUDINALE DELLA CHIESA E PARTE DELL’EX OSPEDALE
I disegni mostrano prevalentemente la sezione longitudinale della Chiesa che, studiati meticolosamente, riportano graficamente tutte le decorazioni, gli stucchi e gli elementi compositivi che contribuiscono a creare la tipica atmosfera di questi mistici ambienti. Particolare attenzione va rivolta alla cupola (il cui peso è distribuito su quattro grosse pilastrate laterali) che si erge alta e maestosa, sovrastando l’intero complesso. Al centro si nota il prospetto del piccolo porticato (Sez. A – A) che s’affaccia sul cortile interno incluso fra ambienti appartenenti all’ex Ospedale.

Esaminando questa parte dell’edificio, troviamo locali destinati ad alloggi che sono stati sicuramente ampliati dopo l’edificazione della nuova Chiesa. La scala (Sez. B-B) esterna collega il piano terra con il primo piano e non prosegue nel sottotetto, servito da una scala interna più piccola. Alcuni vani, che s’affacciano in questo cortile, conservano ancora i caratteristici caminetti dell’epoca.

SEZIONE “C-C; D-D” – SEZIONE TRASVERSALE DELLA CHIESA E DEGLI AMBIENTI LIMITROFI

Al centro dei disegni, si vede la Chiesa sezionata trasversalmente e limitata ai due lati dagli edifici dell’ex Ospedale di S. Maria della Misericordia e del palazzo Zacchia-Rondinini.
La sezione della Chiesa evidenzia lo schema statico delle strutture portanti su cui gravano i vari carichi della costruzione. Notiamo collegamenti verticali che uniscono i vari livelli dell’edificio. Un vasto corridoio al primo piano immette in stanze sapientemente dimensionate e proporzionate che si affacciano nei cortili interni. La cupola, solenne, pone una nota di verticalismo nell’accentuata orizzontalità delle strutture. L’Altare Maggiore, sormontato da due angeli in gesso, offre una scenografica prospettiva dipinta, tipica di quei tempi, recuperando una illusoria profondità.

SEZIONE “E – E” – SEZIONE LONGITUDINALE DELL’EDIFICIO

In questa sezione, che taglia longitudinalmente il palazzo Zacchia-Rondinini, appare l’imponente scalinata che congiunge i vari livelli del fabbricato. Questa scala rappresenta il principale collegamento verticale di tutta la struttura. Un ampio cortile, caratterizzato dal porticato ad archi ribassati e da una regolare scansione delle finestre, è circoscritto dall’edificio e collega orizzontalmente, attraverso un lungo corridoio, le due estremità dell’abitazione. Da questo cortile si accede, tramite una ripida scala, alle cantine formate da ampi spazi con tipologie di copertura di volte a botte in muratura. Al piano terra, nella parte anteriore o Sud dell’edificio, si alternano volte lunettate a padiglione in muratura con coperture lignee controsoffittate da arelle e gesso. Al primo piano invece, troviamo locali destinati ad alloggi della nobile famiglia, i quali presentano pavimentazioni in mosaico veneziano e in cotto e, come tipologie di copertura, strutture lignee (alcune delle quali controsoffittate). Il sottotetto, voluminoso, presenta la struttura portante in mattoni parzialmente intonacati ove la restituzione grafica riporta la data “1813”, risalente probabilmente all’ultima ristrutturazione.

PROSPETTI: CONSIDERAZIONI SULLA LORO REALIZZAZIONE

I segni percettibili esaminati sul tessuto murario, rifatti graficamente con meticolosità fotografica, sono finalizzati alla completa conoscenza del fabbricato fissando qualsiasi documentazione di interventi e trasformazioni. Per cui, pur rilevando i vari particolari a mano libera, l’operazione di restituzione grafica dei prospetti l’ho dovuta fare analizzando il vasto materiale fotografico realizzato nella prima fase del lavoro.

PROSPETTO NORD : VIA PALLANTIERI

Il prospetto, nella parte superiore, si presenta con aperture allineate orizzontalmente, ove un rudimentale balcone, realizzato in epoca non troppo lontana, interrompe bruscamente la regolare scansione delle finestrature. Il distacco dell’intonaco lungo la base di questa facciata, dovuto alle infiltrazioni dell’acqua e all’umidità, mette in evidenza la muratura irregolare in mattoni. Le aperture delle botteghe artigianali, frutto di ampliamenti delle finestrature originarie del piano terreno realizzati nel secondo dopoguerra, tolgono linearità e conformità al prospetto, valorizzato peraltro dalla cupola della Chiesa che si erge maestosa oltre la linea di colmo della copertura.

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Prospetto posteriore “Nord” in Via Pallantieri

PROSPETTO SUD : VIA EMILIA

II gioco scenografico del chiaro-scuro del porticato alleggerisce e slancia il prospetto. Il fronte della Chiesa neo-classica si differenzia dal resto del fabbricato anche per il tipo di lavorazione apportata, restituendo con velata trasparenza i mattoni sagramati sulla facciata.
Solo nel 1773 l’avancorpo della Chiesa venne incluso fra gli edifici laterali di uguale altezza, per migliorare l’illuminazione dell’interno. Questa fu opera del valente Arch. Cosimo Morelli il quale apportò, come motivo centrale della facciata, una grande finestra a serliana ionica, posta fra due nicchie frontonate ed “incoronata” da leggere nervature murarie.
La caduta dell’acqua piovana dai tetti direttamente lungo il perimetro murario esterno, ha prodotto fenomeni di umidità permanenti.

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Prospetto anteriore “Sud” sulla Via Emilia

Testo e immagini tratti da: Il complesso architettonico di S. Maria della Misericordia a Castelbolognese: ipotesi di adattamento e consolidamento, tesi di laurea in Architettura, Università degli Studi di Firenze; laureanda Paola Malucelli, relatore L. Nizzi Grifi, correlatore S. Van Riel

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