Gianni Gaddoni, l’ultimo orologiaio
di Paolo Grandi
Ci ha lasciati domenica scorsa 2 giugno 2024, dopo breve malattia Giovanni Gaddoni, conosciuto da tutti come Gianni. Era nato nel 1944 ed in ottobre avrebbe compiuto ottant’anni; la sua famiglia, di solida fede cattolica, era di Biancanigo ed abitava in Strada Rossi nelle ultime case addossate all’argine del Senio.
Il fratello Gino, maestro, ha insegnato per anni a generazioni di castellani nelle nostre scuole elementari. Gianni invece aveva seguito una strada diversa, seguendo un corso professionale per la riparazione di orologi e sveglie per poi affinarsi presso un orologiaio di Imola e finalmente aprendo la propria attività a Castel Bolognese nel 1966 in Piazza Fanti.
Il suo negozio conobbe un enorme successo, anche perché la riparazione venne affiancata dalla vendita di orologi, sveglie, oggetti d’oro e d’argento ed anche premiazioni sportive. Conservo dentro una pendola, tuttora funzionante, acquistata presso di lui da mio padre, la garanzia datata 1970!
Nel 1970 il matrimonio a Riolo con l’amata Annalena, l’amore di una vita che gli è rimasta sempre a fianco anche nei momenti difficili e dalla quale ha avuto due figli.
Per oltre vent’anni Gianni ha sollevato quotidianamente la serranda della sua attività, poi preferì per un breve periodo tornare a lavorare presso terzi in attesa di riaprire il proprio esercizio, cosa che avvenne nel 1996, non più in Piazza Fanti ma sotto i portici della via Emilia tra la casa di Angelo Biancini e la Farmacia Ghiselli.
Gianni ha sempre amato il suo lavoro ed ha saputo precorrere i tempi aggiornandosi ed adeguandosi all’elettronica applicata agli orologi anche se il suo oggetto preferito da riparare erano le vecchie pendole a molla. Nonostante fosse giunto all’età della pensione non aveva voluto lasciare l’attività ed ha continuato, nonostante il COVID, fino allo scorso anno, quando apparve sulla vetrina il cartello “prossima chiusura”. Ma neppure l’alluvione, che ha pesantemente coinvolto il suo negozio ed il laboratorio, lo ha fermato.
E così il cartello è rimasto lì soppiantato solo da quello, posto sulla saracinesca dalla famiglia “chiuso per lutto”. Di recente, non più di dieci giorni fa mi ero recato da lui per un problema ad un orologio, prontamente risolto, e tra le varie chiacchiere si era parlato di una probabile chiusura definitiva al prossimo fine mese di giugno, alla quale, tuttavia, nonostante l’età, neppure lui credeva perché troppo attaccato al suo lavoro che neppure si fermava il giovedì pomeriggio, giorno di chiusura, quando Gianni si recava in treno a Bologna dai fornitori alla ricerca di pezzi di ricambio. Spesso capitava incontrarci in stazione, io in discesa dal treno provenendo da Rimini, lui in salita per Bologna, sempre lasciandoci con un cordiale saluto.
Dopo la cremazione, le sue ceneri riposeranno nella “sua” Biancanigo, nella stessa tomba della madre.
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