Ricordo di Don Domenico Casadio, parroco di Casale Faentino
21 febbraio 1916-16 dicembre 2001
Addio “Dondo”
Il 16 dicembre [2001] don Domenico Casadio, all’età di 85 anni, ha terminato la sua giornata terrena lasciando un ricordo indelebile a chi ha avuto la fortuna di frequentarlo e di conoscerne le doti spirituali e pastorali. Accoglieva quanti a lui si rivolgevano nel suo “eremo” di Casale, scelto come fulcro di una missione impostata sull’onestà e la sobrietà e ricca di aperture sui punti caldi della fede, tanto stimolanti da illuminare e restituire alla serenità coloro che, smarritisi nel dubbio o nell’incredulità, ricercavano la conversazione e il consiglio del sacerdote.
Don Domenico possedeva una cultura alimentata da letture vaste ed appassionate, che gli appagavano l’innata curiosità intellettuale e gli consentivano di condurre con efficace apporto critico la spiegazione del Vangelo, il cui genuino messaggio la fascinosa oratoria del sacerdote sapeva ben trasmettere. La sua collezione di libri di psicoanalisi alla quale si era molto interessato, è entrata a far parte della Biblioteca Zucchini. La musica sacra e lirica, poi, se la sentiva nel sangue. Essa ha impegnato costantemente don Domenico come direttore e compositore e gli ha fatto buona compagnia nella solitudine dell’età avanzata.
La verità, per il parroco di Casale, non aveva bisogno di splendere in un ostensorio d’oro. Nel solco del Vangelo egli ci ha insegnato che la verità ci rende liberi e ci incoraggia ad assumere le nostre responsabilità in armonia con l’umiltà e l’obbedienza e in sintonia con la missione della Chiesa. Lungi dal compiere una scelta ascetica a Casale (qui arrivò parroco nel 1950, dopo essere stato cappellano a Traversara e a Villanova di Bagnacavallo), don Domenico si è attivamente impegnato per stare accanto ai giovani, ai lavoratori, ai sofferenti. Ricordiamo il contributo all’insegnamento in Seminario e la sua presenza come assistente delle guide scouts nel fiorente associazionismo della Chiesa faentina, del quale l’allora AGI è sempre stata significativa realtà. Fu anche delegato diocesano dell’ACEC e quindi competente ed instancabile animatore del cinema d’arte. Fece esperienza di lavoro nella Faenza Editrice senza rinunciare a dare la sua collaborazione alle parrocchie che gliela richiedevano, a Faenza e a Castel Bolognese. Per circa 30 anni ha prestato servizio nella parrocchia di San Savino-Paradiso e, fino all’inizio dell’estate scorsa, ha celebrato la Messa nel pomeriggio di ogni domenica tra i sofferenti della Casa protetta di Celle. A Castel Bolognese, fin dagli anni ‘50, è stato punto di riferimento per molti giovani, collaborando con l’amico arciprete Sermasi nella parrocchia di San Petronio. A Castello, fino a quando la salute l’ha sorretto, ha celebrato nella chiesa del monastero di clausura della S.S. Trinità, ove era entrato a far parte del Terzo Ordine Domenicano.
Quando Casale fu aggregato alla parrocchia di Celle, don Domenico diceva agli amici con divertita autoironia: “Alla fine della mia carriera sono stato declassato a viceparroco”. Ma a Casale non sapeva rinunciare. Vi riceveva sempre amici ed estimatori, ai quali esternava la sua ammirazione per gli scritti (quelli da lui più ricercati negli ultimi anni) del Cardinale Martini di Milano e per l’impegno della sua piccola comunità a rinnovare ogni stagione quattro adozioni a distanza nella missione africana di Padre Giovanni Querzani, suo scolaro e amico carissimo. L’estate scorsa sentì la necessità, per motivi di salute, di ritirarsi nella Casa del Clero. “La ragione mi dice che devo stare a Faenza, ma il cuore è sempre lassù”: questo andava ripetendo con orgoglio per le più recenti manifestazioni di stima e di affetto ricevute dai suoi ex parrocchiani, gente leale e generosa che gli è stata vicina nella lunga agonia.
Ora riposa, per sua espressa volontà, nella nuda terra del piccolo cimitero di Casale, sigillo della sua testimonianza di povertà.
Stefano Borghesi
(testo tratto dalla memoria funebre)
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