Carlo Cavina (1820-1880)
Primi anni
Carlo Giuseppe, terzogenito di Salvatore Cavina e Luisa Minardi, nacque a Castel Bolognese il 29 agosto 1820 in via Garavini – oggi al n. 14 -, nella stessa casa in cui nel 1812 era nato il futuro Arciprete don Tommaso Gamberini. Ricevette il Sacramento della S. Cresima nella chiesa parrocchiale di San Petronio il 27 aprile 1828. Terminati con profitto i corsi elementari, Carlo manifestò ben presto la vocazione sacerdotale, ma la sua famiglia preferì farlo studiare privatamente, piuttosto che in seminario. A Castel Bolognese si formò così alla scuola di don Giuseppe Contoli, nipote di un altro illustre castellano, don Francesco Contoli, professore di retorica nel Seminario faentino e maestro di Vincenzo Monti. Altro bravo dottore, che in quel tempo teneva scuola a Castel Bolognese, era il retore don Danneggiani. Presso di lui Carlo Cavina compì gli studi letterari, condiscepolo di Vincenzo Celotti, il quale pure divenne sacerdote e si distinse nelle lettere italiane e latine. Col Celotti, il Cavina divise annualmente i premi municipali, che costituivano il più alto onore per la gioventù studiosa del paese, che era cosi segnalata alla pubblica ammirazione.
Sacerdote
Dopo aver ottenuto l’abito clericale nel 1836, fu ammesso agli Ordini minori e alla Sacra tonsura, il giorno 23 settembre 1837. Dopo il suddiaconato e il diaconato, il giorno 10 giugno 1843, a soli ventitré anni ricevette l’ordinazione presbiterale dal vescovo di Imola, il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro papa Pio IX, dopo aver ottenuto una speciale dispensa, visto che non aveva l’età canonica, celebrando la prima Messa nell’arcipretale di San Petronio, alla presenza dei famigliari e dei compaesani esultanti. Negli anni 1843-48 ebbe l’incarico di prefetto al seminario di Imola, un compito impegnativo perché in quel periodo si dovevano formare le coscienze dei seminaristi conciliando l’amore alla patria con la lealtà al Pontefice.
Parroco a Montecatone poi a Lugo
Il 12 marzo 1848 fu nominato parroco presso la parrocchia di San Biagio in Montecatone. In questa località di collina vi rimase per due anni, fino al 9 giugno 1850.
Don Carlo Cavina, dopo questa breve esperienza, nel 1850, fu trasferito quale prevosto e parroco della Collegiata dei Santi Francesco e Ilaro, a Lugo ove prese possesso il giorno 6 agosto.
In questa nuova parrocchia con la collaborazione di don Domenico Bedeschi, riuscì a realizzare molte attività a servizio dei suoi parrocchiani. Con don Carlo, Lugo divenne il primo centro della diocesi per l’apostolato della preghiera; ideò il carnevalino del Purgatorio e diede avvio all’Opera delle missioni. Inoltre nella primavera del 1851 indisse una missione parrocchiale straordinaria. Stimolò la diffusione delle pratiche religiose quali l’adorazione notturna, i primi venerdì del mese e l’ora santa. Poi fu l’artefice nella fondazione della Congregazione del clero di Lugo, dell’Opera pia di San Vincenzo sia per il ramo maschile che femminile e del primo Circolo d’Azione Cattolica lughese, primogenito nella diocesi imolese, con l’aiuto di ardimentosi cattolici, fra i quali primeggiavano il Borea, l’Emaldi e il Manfrini. Organizzò inoltre l’Opera delle missioni lughesi, l’Associazione delle Figlie di Maria e delle Madri Cristiane, l’Apostolato della Preghiera e diede vita alla stampa periodica cattolica.
A Lugo mancavano istituti religiosi che si occupassero particolarmente dell’istruzione e dell’educazione della gioventù maschile e femminile. Don Carlo Cavina ideò nel 1873 l’Opera della SS.ma Trinità per l’educazione della gioventù maschile con scuole diurne e serali. Nella mente del prevosto le istituzioni ideate dovevano rispondere ai bisogni del popolo ed erano rivolte a tutte le classi sociali, specialmente a quelle più disagiate, curando in particolare l’istruzione degli analfabeti che accorrevano dalla vicina campagna. Don Cavina fu uno dei primi cooperatori romagnoli di Don Giovanni Bosco, al quale si rivolse, andando appositamente a Torino per chiedere i Salesiani a Lugo. II suo progetto poté essere realizzato soltanto nel 1893.
Animatore Mariano
Nel 1854, in occasione della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, don Carlo s’impegno in un grande rilancio della devozione mariana, organizzando tra le altre una “Peregrinatio Mariae”. Oltre che nella sua parrocchia, svolse il suo magistero sacerdotale anche nella Chiesa del Pio Suffragio, dove commissionò un quadro intitolato al Sacro Cuore di Gesù e Maria e nella Chiesa della Madonna del molino considerata la protettrice di Lugo, alla quale era molto devoto. E proprio a questa Madonna si rivolse quando nel 1855, scoppiò in paese e nei dintorni l’epidemia di colera. Ottenuta dalla municipalità la possibilità di portare in processione la Madonna del Molino per le vie del paese, seguito da una folla numerosa di fedeli, e secondo quanto riportarono le cronache del tempo, durante tutto il tragitto, non si verificò alcun caso di colera.
La Piccola casa di San Giuseppe
Don Carlo, nonostante il suo impegno gravoso nell’apostolato, l’ostilità di alcuni suoi confratelli e dei massoni presenti in paese, riuscì a realizzare un suo grande progetto, e cioè la “Piccola Casa di San Giuseppe”, oggi Istituto San Giuseppe. Si trattava di una piccola scuola per le ragazze in difficoltà e per insegnare il catechismo Nel 1868 don Carlo poté realizzare il suo sogno comprando uno stabile in via Firmini a Lugo e dopo i restauri, il giorno 29 gennaio 1869 appose il crocifisso con la didascalia che in seguito diventerà il motto della futura congregazione che fonderà: “La Croce dove tocca feconda”. Per gestire questa scuola, don Carlo chiamò due suore della Carità di Sant’Antida Thouret: suor Ippolita e suor Maria Elisabetta. La scuola fu subito un successo; iniziò ad essere frequentata da numerose bambine e ragazze che ricevevano l’insegnamento e l’educazione secondo i principi dettati da don Carlo.
Fondatore delle Figlie di San Francesco di Sales
Nel 1871, anno in cui fu abolito l’insegnamento religioso nelle scuole, don Carlo sentì la forte necessità di controbattere l’offensiva anticlericale che stava dilagando in paese. Affascinato dal lavoro che svolgevano i religiosi salesiani di don Giovanni Bosco per i ragazzi, decise di istituire qualcosa di simile per le ragazze. Don Carlo, nel 1872, invitò ed accolse nella sua “casa” due ragazze, Rosa Nenci e Amalia Manzoni che aspiravano alla vita religiosa senza però farle entrare nella comunità delle suore della Carità. Tuttavia, in seguito ad alcune incomprensioni, la madre generale dell’istituto di carità, suor Carolina Chambrò, temendo l’abbandono della regola da parte delle sue religiose per avviare una nuova congregazione, escluse dall’opera educativa sia suor Ippolita, la futura madre Teresa, che suor Maria Elisabetta. Alla luce di quello che successe, Don Carlo, coadiuvato da Madre Teresa Fantoni, decise di fondare, sempre nello stesso anno 1872 una nuova congregazione: le Figlie di San Francesco di Sales, riconosciuta dalla Santa Sede nel 1931. Essa oggi si estende, oltre che in Italia, net Sud Africa, nel Sud dell’India e dal 1980 è presente anche in Brasile, a San Bernardo do Campo, impegnata nel progetto «Chiese Sorelle».
Il fondatore volle che la sua congregazione religiosa fosse iscritta con “diploma collettivo” alla Pia Unione dell’Apostolato della preghiera, perché per don Carlo l’esercizio di tale apostolato era fondamentale per la riuscita della missione educativa delle sue religiose.
Prima di morire don Carlo Cavina riuscì a realizzare anche il suo ultimo progetto. Infatti nel 1873 presso la collegiata, riuscì ad aprire le “Scuole della Santissima Trinità ” diurne e serali, per la gioventù maschile. Don Carlo Cavina morì il giorno 15 settembre 1880 a Lugo, all’età di 60 anni.
Processo per la beatificazione
Attualmente i resti mortali di Don Carlo Cavina riposano nella tomba posta in una cappella della chiesa dell’Istituto San Giuseppe.
Il giorno 15 ottobre 1994 è stato aperto il processo informativo per la sua canonizzazione. Il 6 giugno 1997 la Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto la validità dell’inchiesta diocesana sulle virtù del Servo di Dio e dopo che sono state approvate l’eroicità delle virtù, Papa Francesco, il giorno 6 aprile 2019 ha dichiarato don Carlo Cavina venerabile.
Castel Bolognese ricorda don Carlo Cavina
Nel 1980 la Comunità Parrocchiale di Castel Bolognese ha voluto degnamente ricordare il primo Centenario della morte di don Carlo Cavina (15 settembre 1880) proponendo di murare una lapide commemorativa nella casa natale in via Garavini. L’Amministrazione comunale (il sindaco dell’epoca era Franco Gaglio) ne ha curato la realizzazione.
Qualche anno dopo gli è stata intitolata la strada che costeggia le mura del Convento dei Cappuccini da Piazzale Cappuccini e Via Kennedy. Questa strada è il primo tratto della vecchia via Marchesina che un tempo collegava i Cappuccini con Biancanigo per un itinerario diverso dalla via Ghinotta. Alla fine degli anni sessanta, con l’apertura della nuova via Ghinotta (che però sostanzialmente si snoda oggi sul suo antico percorso) e della via Kennedy, via Marchesina fu spezzata in vari tronconi. L’attuale via Carlo Cavina venne abbandonata fino all’urbanizzazione della zona tra il Cimitero e Via Kennedy; un secondo tratto è la stessa via Kennedy tra l’incrocio con via Cavina e via Cambiucci e l’inizio di via Marchesina. L’attuale via Marchesina è sul tracciato della precedente; tuttavia essa oggi termina ove finisce l’urbanizzazione ma un occhio attento si accorgerà che un sentiero prosegue lambendo una casa colonica: è l’ultimo troncone della strada e, percorrendolo, ci si ritroverà a Biancanigo, sulla via Zirona a pochi passi dalla chiesa.
Di recente la Congregazione delle Figlie di San Francesco di Sales ha acquistato la casa natale di don Cavina dagli eredi Zannoni, forse per allestirla quale museo.
Bibliografia:
BONATO M.: don Carlo Cavina in: www.santiebeati.it
MERENDA M. G.: Testimoni della fede – in: 350° Anniversario della Preservazione della Peste Castel Bolognese 1631-1981, Galeati, Imola, 1981
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