Giovanni Ravaioli (1917-1939), vittima del fascismo
da un testo dattiloscritto, senza titolo, di Pietro Costa
Giovanni Ravaioli era figlio di Mario, un fornaciaio socialista. Aveva due fratelli: Sebastiano (Nino de Giavlet, ndr) e Oldana, nome questo imposto dal padre per ricordare un tramviere di Milano, dal cognome Oldani, una delle prime vittime del fascismo.
Giovanni era cresciuto in un ambiente socialista ed era perciò antifascista. Così quando la sera del 9 maggio 1937, verso le 21, gli squadristi gli imposero di rincasare, come avevano fatto con altri, […], dimostrò la sua riluttanza, fu aggredito e buttato a terra ove venne colpito nel corpo e nel capo.
Fu curato alla meglio e sembrava ripreso. Era avvenuto, però, che i colpi ricevuti gli avevano procurato un ematoma al cervello che si manifestò lentamente trasformandosi in tumore.
Chiamato alle armi e inviato a Udine, il male si acutizzò e dovette essere ricoverato. Il collo e la spina dorsale si erano irrimediabilmente irrigidite.
I medici militari e gli infermieri pensavano ad una simulazione del giovane, tanto è vero che uno di questi infermieri lo picchiò fino a gettarlo a terra. (Questa testimonianza l’ho ricevuta da un soldato di Godo anche lui militare a Udine nella caserma del genio “Spaccamela”, quando vi ero pure io richiamato nel luglio del 1943. Questo soldato si trovò con il povero Giovanni all’ospedale militare).
Morì il 31 luglio [1939] e i suoi funerali furono imposti la mattina prestissimo per evitare la partecipazione dei castellani. Le corone, di garofani rossi, furono intramezzate dai fascisti con garofani bianchi.
(il testo dattiloscritto è conservato nel Fondo Pietro Costa, Biblioteca comunale di Castel Bolognese)
N.B. Giovanni Ravaioli, operaio cementista, era nato a Castel Bolognese il 9 dicembre 1917 da Mario ed Eleonora Garofani. Chiamato in servizio militare il 30 marzo 1939 nell’11. Reggimento Genio, fu poi riformato e congedato il 4 luglio 1939. Il 31 luglio 1939 morì all’ospedale di Castel Bolognese. Negli anni ’70 gli furono intitolati i giardini pubblici e al loro ingresso fu posta la targa “Giovanni Ravaioli 1917-1939 caduto per la libertà”
(Dati biografici verificati presso l’Ufficio Anagrafe da Andrea Soglia)
Volentieri aggiungiamo al testo di Pietro Costa anche i ricordi di famiglia che ci scrive Sante Garofani relativamente al pestaggio subito da Giovanni Ravaioli:
“La mamma di Giovanni era una Garofani (sorella di mio nonno Sante). e quindi in punta di piedi e a bassa voce dò il mio modestissimo contributo. Confermo tutto, Giovanni (detto Gianni) con degli amici era quella sera in una delle tante osterie castellane, l’ustarèia de capèl (attuale Tabaccheria Morini). Erano circa le 9 di sera quando entrarono un gruppo di squadristi “nostrani” e intimarono che l’ora era tarda e sarebbe stato conveniente per “quei clienti” se fossero subito rincasati. Solo Giovanni restò seduto, rispondendo che nessuno lo avrebbe mai mandato a dormire. I fascisti li per li incassarono, ma si appostarono in penombra sotto il portico e lo attesero. Aggredito da pugni, calci finì i suoi giorni come viene riportato in “Storia di Castel Bolognese”.”
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