Domenico Liverani (1805-1877), cenni biografici
Domenico Liverani nacque a Castelbolognese il 31 agosto 1805 da Marco e da Luigia Pirazzoli. Fino da ragazzo aiutava il padre nel mestiere di salumiere e nello stesso tempo studiava nel locale ginnasio. In quegli anni si stava formando la banda, diretta da don Gaspare Scardovi, così che sentendosi trasportato verso la musica si iscrisse seguendo le prime lezioni di clarinetto, strumento che prediligeva, e integrando con passione lo studio prendendo lezioni gratuite da Pietro Barbieri, persona facoltosa e suonatore di clarinetto. Questi, intuita la buona disposizione del giovane, provvide, assieme ad altri, ad iscriverlo al Liceo musicale di Bologna, nell’anno 1822.
Il Liverani ebbe suoi insegnanti i maestri Pietro Avoni, Benedetto Donelli e Stanislao Mattei, che lo istruirono pure nel suono del pianoforte e nella composizione. Superato il Liceo con pieno merito, si mise al lavoro anche per disobbligarsi verso i suoi benefattori, suonando e componendo musica per clarinetto, quando un inglese, alla cui figlia il Nostro insegnava piano e canto, consapevole del valore di lui, volle portarlo con sè all’estero affinchè fosse conosciuto ed apprezzato.
Infatti, a Parigi, a Londra e in tante altre città, incontrò enormi successi. Tornava per brevi soggiorni in Italia, specie a Bologna e nel suo paese e questo fino al 1838 quando la municipalità di Bologna lo chiamò per l’insegnamento in quel Liceo, osteggiato però da coloro che gli rimproveravano di avere composto un inno rivoluzionario sui moti del 1831, influenzato senza dubbio dagli ideali patriottici professati dalla famiglia Barbieri che aveva frequentato all’inizio dei suoi studi.
Ma i pochi detrattori non riuscirono nel loro intento. Il prestigio tanto alto raggiunto da Liverani e le illustri amicizie di cui godeva in Italia e in Europa, gli permisero di superare l’ostacolo. Fra queste amicizie annoverava il grande compositore Gioacchino Rossini, cantanti quali la Pasta, la Malibran, il Rubini, il famoso clarinettista Cavallini ed altri.
Diamo ora alcuni cenni sulla attività svolta da Liverani in campo musicale. Ne parla il ‘Dizionario universale dei Musicisti’ di Carlo Schmidl informando che Liverani fu autore di studi per clarinetto, di fantasie, trascrizioni per clarinetto e pianoforte e anche di un terzettino sull’opera ‘Il Trovatore’ per pianoforte, clarinetto e violoncello. Dalla ‘Cronaca di Bologna’ di Enrico Bottrigari apprendiamo che il Nostro, in occasione dei festeggiamenti allestiti nel 1847 per l’onomastico di Pio IX, diresse la banda civica che suonava un inno scritto dall’abate Garelli e da Lui musicato. Lo stesso cronista ci informa che il 21 giugno 1848, nell’anniversario dell’incoronazione del papa, venne eseguito dalla banda un lavoro di Rossini la cui strumentazione era stata scritta dallo stesso Liverani. Infine, dalla medesima fonte, mutati i tempi in quanto siamo nel 1860 a pochi mesi dal plebiscito che avrebbe unito l’Emilia-Romagna al Piemonte, sappiamo che durante le grandi feste organizzate a Bologna, venne cantato, alla presenza di Vittorio Emanuele II, “un inno allusivo alle circostanze, da ben sessanta signore vestite in bianco con fiori rossi dalle verdi foglie, collocate tutte sul palcoscenico. La musica, benchè conosciuta, risultò di molto effetto mercè la diligente premura del maestro Liverani che la diresse e l’abilità delle esecutrici”.
Liverani fu particolarmente dotato nell’allestimento di feste specie nel campo della musica, tanto che, in occasione dell’inaugurazione del monumento a Gioacchino Rossini, a Pesaro, gli fu concessa la cittadinanza onoraria e la Croce di cavaliere dell’ordine mauriziano per il prezioso lavoro svolto nell’organizzare le varie cerimonie. Di Lui si raccontava sapesse leggere la musica di primo acchito con la pagina capovolta.
Il nostro concittadino non dimenticò mai i suoi benefattori ed il paese dove si portava non appena i suoi impegni glielo permettevano. Non dimenticò nemmeno la Banda, da dove aveva mosso i primi passi della sua brillante carriera, inviando ad essa una cassetta piena di musica da lui composta.
Cessò di vivere a Bologna il 20 novembre 1876 (1) lasciando largo rimpianto.
(1) In realtà la data esatta di morte è il 20 maggio 1877, come risulta da uno studio più recente, datato 1993, dal titolo Domenico Liverani e Gioachino Rossini: testimonianze di un’amicizia dagli autografi rossiniani, a cura di Silvana Medini Damonte. La data di morte è ricavata dagli Atti dello Stato Civile, a. 1877, n. 866, conservati all’Archivio di Stato di Bologna.
Certosa di Bologna: tomba di Domenico Liverani (foto Soglia 2007)
Certosa di Bologna: tomba di Domenico Liverani, particolare della lapide (foto Soglia 2007)
Testo tratto da: “Domenico Liverani, 1805-1876, e Domenico De Giovanni, 1844-1925: due prestigiosi musicisti castellani” / [testo, ricerche e scelte grafiche di Pietro Costa]. – Castelbolognese: Amministrazione comunale. Assessorato alla cultura, 1981.
N.B. La nota sulla data di morte è a cura di Andrea Soglia. La data, come segnalato, non risulta esatta nello studio di Pietro Costa risalente al 1981.
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