Individuata dopo alcuni secoli la casa natale di Giovanni Bernardi
di Valentino Donati
Giovanni Bernardi, più noto come Giovanni da Castel Bolognese fu grande intagliatore di cristallo di rocca e medaglista, tanto da essere considerato il maggior esponente dell’incisione su pietre dure all’epoca del Manierismo.
Nacque a Castel Bolognese nel 1494 da una famiglia di valenti orafi come il padre Bernardo (1463-1553) ed il fratello Orfeo (Castel Bolognese 1492? – Faenza 1550). Apprese i primi rudimenti dal padre che si trasferì a Castel Bolognese dalla vicina Lugo forse verso l’ultimo decennio del XV sec. per avviare un negozio di arte orafa. Dopo le prime esperienze nella bottega paterna ebbe l’opportunità di perfezionare le sue qualità artistiche in tre anni di permanenza a Ferrara alla corte del duca Alfonso I d’Este (1476 – 1554). Conseguì chiara fama fin dal 1530 dopo il suo trasferimento a Roma, dove operò per i cardinali Giovanni Salviati (1490 – 1553) e Ippolito de’ Medici (1511 – 1535) e saltuariamente, dal 1534 al 1545, alla Zecca Pontificia. Nel 1539 si ritirò a Faenza dove continua l’attività fino alla morte avvenuta nel 1553.
Per quanto riguarda la sua vita e la vasta produzione artistica sono state trattate in due miei volumi editi rispethvamente nel 1989, Pietre dure e medaglie del Rinascimento, e nel 2011, L’opera di Giovanni Bernardi da Castel Bolognese nel Rinascimento.
Si riporta ora un’interessante scoperta effettuata casualmente dallo studioso Lucio Donati di Solarolo che frugando fra gli atti notarili presso l’Archivio di Stato di Ravenna – Sezione di Faenza è riuscito ad individuare uno scritto, riguardante Bernardi padre, redatto dal notaio faentino Francesco Favazoli in data 23 dicembre 1551 presente nel volume 1209 a pag. 99.
Nel documento si dichiara che mastro Bernardo da Castel Bolognese, abitante a Faenza nella parrocchia di San Giovanni Evangelista (oggi Sant’Agostino) vende al dottore in medicina Francesco del fu Domenico de Zanassis (Ginnasi) una casa in Castel Bolognese con orto interno confinante con due vie (vale a dire l’attuale via Emilia interna e via Rondanini) e con ai lati le rispettive abitazioni di Pietro Paolo de Bessarionis (Bessarione) e col notaio Matteo, che da altre fonti risulta essere ser Matteo Danesi; il documento riporta che l’abitazione venne da Francesco Ginnasi pagata al considerevole prezzo di 950 lire bolognesi.
Secondo gli studi svolti dal suddetto Lucio Donati il casato “Bessarioni”, come si può dedurre da vari rogiti del XVI e XVII sec. corrisponde a quello dei “Gambarelli” mutato in un secondo tempo in “Gambarini” vocabolo apparentemente meno volgare.
Nel catasto gregoriano, attivato nel 1834, la casa che attualmente appartiene alla famiglia “Marzocchi” (mappale n° 71 e 72) risulta proprietà di De Giovanni, l’edificio sul lato ovest (mappale n° 70) di Gambarini (evidentemente conservato per secoli), sul lato est (mappale n° 73) dei Ginnasi come l’attiguo palazzo (mappale n° 74 e 75).
Da diversi rogiti del XVI sec. risulta che l’attuale palazzo Ginnasi fu eretto su edifici rilevati dai casati Scardovi, Gualtieri e Da Ludrigno. Un censimento del nuclei familiari di Castel Bolognese, redatto fra gennaio e febbraio del 1551 conferma che le famiglie del medico Francesco Ginnasi (1513- 1588) e del padre Domenico (1477 – 1552) abitavano nell’area in cui sorgerà il palazzo, edificato fra il 1614 e il 1621 circa e che nelle vicinanze si trovavano le abitazioni di ser Tomaso Danesio, Pietro Paolo Gambarelli (Bessarione) e altre che risultano confinanti negli atti notarili del Cinquecento.
Pertanto dopo l’acquisizione di tale documento ed aver tratto le dovute deduzioni si può affermare, con buon margine di sicurezza, che l’attuale abitazione “Marzocchi” in via Emilia interna n° 81/83 fu abitazione della famiglia Bernardi dall’ultimo decennio del XV sec. fino al 1539 e che quindi qui Giovanni ebbe i natali. Tale fabbricato, divenuto proprietà del Ginnasi, verrà poi contraddistinto (forse durante il primo decennio del XVII sec.) con lo stemma cardinalizio di Domenico (1550 – 1639) figlio di Francesco; stemma tuttora presente al centro della facciata.
In questo edificio, probabilmente, Giovanni Bernardi convisse, per un certo periodo, con la moglie Polissena Targone di Emiliano con cui era convolato a nozze nel 1524.
Un rogito presente nell’Archivio di Stato di Ravenna, Sezione di Faenza, Notarile di Castel Bolognese (vol. 10, c. 46 datato 16 marzo 1524) riporta: “Mastro Bernardo del fu Giovanni da Lugo orefice di Castel Bolognese, dichiara di aver ricevuto la somma di 200 ducati d’oro da Emiliano Targone orefice veneto a titolo di dote in occasione del matrimonio, già celebrato tra Giovanni figlio di Bernardo e Polissena figlia di detto Emiliano” (cfr. V. Donati in “Romagna, arte e storia”, n° 95, maggio-agosto 2012, pp.107-111).
Per ricordare questo illustre cittadino si riporta quanto deciso dal Consiglio comunale di Castel Bolognese del 7 marzo 1876 al 18° Oggetto, punto 9: “Viene proposto di nominare la Piazza Maggiore in Piazza Bernardi (famoso intagliatore di pietre dure, lodato dal Cellini, dal Vasari, e da altri). Il sig. Tassinari Sebastiano, rapporto a Bernardi propone di fare copia del ritratto situato nella pinacoteca di Napoli, dandone incarico al distinto pittore Piancastelli, residente a Roma. Il Sig. Presidente ed il sig. Sangiorgi Cav. Pietro appoggiano la proposta Tassinari che viene approvata all’unanimità per alzata o seduta, con incarico alla Giunta di provvedere per le necessarie spese…”.
Testo tratto da: 2001 Romagna, n. 146.
Lascia un commento