Quando l’Epifania non tutte le feste si portava via…: curiosità sull’anno scolastico 1918-19
di Andrea Soglia
Nei mercatini, se uno ha la pazienza (e soprattutto la perseveranza) di spulciare, ogni tanto capita qualche ritrovamento che consente di conoscere aspetti curiosi di quella che era la vita quotidiana di molti anni fa. Uno di questi rinvenimenti è costituito dal foglio a stampa che riproduciamo in questa pagina: il calendario delle vacanze scolastiche dell’anno scolastico 1918-19 nella provincia di Ravenna, inviato dal Regio Vice Ispettore Scolastico di Castel Bolognese alla maestra Paolina Baldoni a Fognano.
All’epoca, per quanto riguardava le scuole elementari (le uniche presenti nel nostro paese), l’anno scolastico iniziava in genere attorno al 10 ottobre. Per l’anno scolastico 1918-19 le cose andarono un po’ diversamente. Non solo era ancora in corso la Grande Guerra nel momento in cui avrebbero dovuto riaprire le scuole, ma soprattutto faceva ancora sentire i suoi effetti l’epidemia di influenza (la terribile “Spagnola”): per prudenza ed impedire un contagio ancora peggiore, l’inizio dell’anno scolastico fu posticipato. A Faenza (e presumiamo quindi anche a Castel Bolognese) il via libera arrivò solo il 18 novembre 1918, quando l’influenza sembrava essere in regresso, almeno nel centro urbano: ad informarcene è Il Piccolo del 10 novembre 1918, che si domandava anche se la ripresa della scuola non fosse stata decisa troppo velocemente, anche sull’onda dell’entusiasmo dettato dalla fine vittoriosa della Guerra.
Questo spiega anche il perchè il “manifestino” che qui pubblichiamo rechi la data del 24 novembre 1918 e sia quindi successivo anche ai primi giorni di vacanza.
Esaminando attentamente il documento, la prima curiosità che emerge riguarda le scuole elementari: non solo la domenica, ma anche tutti i giovedì i bimbi potevano rimanere a casa. Il giovedì, a quanto ci consta da altre fonti, diventava di lezione solo se nel corso di quella stessa settimana fosse presente un altro giorno festivo diverso dalla domenica.
In novembre erano previsti 4 giorni di vacanza: i classici 1 e 2 novembre (successivamente verrà introdotto il 4 novembre, che ricordava la vittoria della Prima guerra mondiale) e i compleanni di Vittorio Emanuele III (11 novembre) e quello della regina madre Margherita (20 novembre). E’ evidente come i primi tre giorni di vacanza fossero saltati, stante il rinvio dell’inizio della scuola (e quell’anno fu vietato anche l’accesso in massa ai cimiteri nelle giornate dedicate, con deroghe riservate solo ai familiari partecipanti ai funerali di persone appena defunte). E appena partito l’anno scolastico, teoricamente, ci fu subito la festa del 20 novembre.
Di lì, saltando l’8 dicembre che oggi invece è giorno “rosso” sul calendario, si andava direttamente alle vacanze di Natale, che partirono il 23 dicembre 1918 e terminarono il 2 gennaio 1919, che era un’ulteriore giorno di vacanza concesso dopo il Capodanno. Brevissimo ritorno a scuola, e poi altra sfilza di feste: oltre all’Epifania, il compleanno della Regina Elena (8 gennaio) e l’anniversario della morte di Vittorio Emanuele II (9 gennaio). E’ facile immaginare che oggi ci sarebbe un mega-ponte che avrebbe compreso anche il 7 gennaio, ma non escludiamo che anche allora qualcuno facesse il ponte, tornando a scuola solo il 10 gennaio. Ad ogni modo all’epoca non era affatto vero che l’Epifania si portasse via tutte le feste… almeno per quanto riguardava gli studenti.
Poi tutta una tirata fino alle vacanze pasquali, di 9 giorni (6 per le Elementari), che iniziarono il 18 aprile per finire il 26 aprile 1919 (il 23 per le elementari). Stando al calendario, rimaneva solo un’ulteriore giorno di vacanza, in corrispondenza dell’Ascensione, che quell’anno cadeva il 29 maggio.
Ma quell’anno scolastico, evidentemente, non doveva essere per nulla normale, soprattutto per quanto riguardava le scuole elementari e per i ragazzi arrivarono altre “vacanze” impreviste. L’11 giugno 1919, infatti, scattò uno sciopero nazionale dei maestri elementari, che rientrò solamente il 20 giugno successivo, al quale molto probabilmente aderirono anche i maestri di Castel Bolognese, così come avvenne nella vicina Faenza. Fu uno sciopero destinato a passare anch’esso alla storia.
Fonti:
-Il Piccolo (Faenza), novembre 1918 e giugno 1919
-Antonia Maria Casiello, Gli ordinamenti della scuola elementare nella legislazione scolastica del regno d’Italia, 1861–1946
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, Quando l’Epifania non tutte le feste si portava via…: curiosità sull’anno scolastico 1918-19, in https://www.castelbolognese.org
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