La puntura americana
di Andrea Soglia
Chi l’ha conosciuto bene in paese o chi l’ha avuto come insegnante (di matematica e scienze naturali) alle scuole medie inferiori, non può non ricordare quanto Domenico Minardi amasse raccontare aneddoti castellani o fatti vissuti in prima persona e quanto si divertisse, a volte, ad arricchire la trama di avvenimenti realmente accaduti con dettagli volutamente esagerati per meglio intrattenere l’uditorio, piccolo o grande che fosse, che finiva però col dubitare della veridicità dei fatti stessi.
Tanti racconti, inevitabilmente, attingevano al periodo in cui Domenico Minardi, prima di dedicarsi all’insegnamento, era stato veterinario, specializzato soprattutto in bovini e suini. Uno di questi, forse il suo preferito, e sicuramente autentico, era la storia della “puntura americana”. Potremmo definirlo un astuto escamotage pubblicitario, che collochiamo negli anni’50.
In quel periodo il dottor Minardi aveva la condotta veterinaria di Casola Valsenio. Lavoro ce ne era abbastanza, ma c’era anche tanta “miseria” nelle colline romagnole e spesso il guadagno era assai basso perché il compenso del veterinario finiva per essere in natura, anche una semplice fascina di legna o un formaggio. Per arrotondare gli introiti della professione e poter anche finire di pagare il motociclo che usava per lavoro, ideò quindi un modo per farsi molta pubblicità a Casola e dintorni.
Si mise d’accordo con uno stimato commerciante di maiali del luogo che gli resse (oseremmo dire magnificamente) il gioco. Il dottor Minardi si fece trovare in un caffè di Casola proprio mentre il commerciante si presentava tutto trafelato a cercarlo per comunicargli il timore che i suoi maiali si fossero ammalati di peste suina (che negli allevamenti può raggiungere il 100% di mortalità) e per chiedere il suo immediato intervento.
Inevitabilmente si creò un codazzo di curiosi a seguire il commerciante e il veterinario nella visita alla stalla ed a sentire dalla viva voce del dottor Minardi la conferma della diagnosi della terribile malattia ma anche della possibilità di una perfetta guarigione (!) grazie alla “puntura americana” da poco messa in commercio.
La recita proseguì il giorno successivo con la discesa a valle, a Imola e Faenza, per procurarsi il numero sufficiente di iniezioni e poi con la siringatura (con una innocua soluzione acquosa o qualcosa di simile) di ogni singolo maiale.
E di lì a poco arrivò l’annuncio della completa guarigione di ogni singolo capo (che non era mai stato malato!) con la tanto agognata pubblicità per il provetto veterinario.
L’”innocente” stratagemma non fu smascherato e qualche tempo dopo Domenico Minardi ebbe la condotta veterinaria di un altro comune. I problemi veri li ebbe il successore di Minardi a Casola, il dottor Velio Valgimigli, che si trovò ad affrontare un’epidemia, questa volta autentica, di peste suina, contro la quale era ovviamente impotente. “Eppure Minardi aveva la puntura americana e voi non l’avete!”, si sentì ripetere spesso il malcapitato dottor Valgimigli, che dovette ben presto lasciare la condotta di Casola per trasferirsi in luoghi più tranquilli.
“Non me l’ha mai perdonata” raccontava Minardi del dottor Valgimigli, il quale, a quanto pare, aveva scritto anche una poesia sull’avvenimento.
Ospite nel 1979 alla trasmissione “Scorr cum u t’a insignê tu mê” condotta da Giuliano Bettoli su Radio 2001 Romagna, sollecitato in diretta da una telefonata di una ascoltatrice di Castel Bolognese, Domenico Minardi raccontò pubblicamente la storia della “puntura americana” suscitando inevitabilmente l’ilarità del conduttore.
Vi proponiamo l’audio originale del racconto di Minardi, in stretto vernacolo romagnolo, da cui abbiamo tratto il testo di questa pagina che aiuterà chi non ha troppa dimestichezza con il dialetto.
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