Il trebbo di Castel Bolognese del 13 marzo 1966
testo tratto da La Piè, marzo-aprile 1966
Scriviamo a caratteri d’oro il Trebbo di Castelbolognese, la cittadina a noi prediletta perché consacrata dalla tradizione quale generoso asilo dove i viandanti sono dei graditi ospiti, quale nido di poeti e di eroi e dove la bandiera della libertà non è mai stata ammainata. Non avversi al moderno, rimangono i Castellani attaccati alle loro tradizioni, e proprio perché rimpiangono la loro Torre assassinata, guardano tutto ciò che rimane ancora di bello e di storico col fucile puntato e la baionetta innestata contro gli attentati alla composta armonia dei suoi palazzi, di chiese e di case, contro i patiti del grattacieli che sono riusciti, purtroppo, a rovinare tanti luoghi d’Italia, non esclusa la nostra Romagna.
Siamo stati ricevuti con signorile cortesia dal Sindaco Signor Nicodemo Montanari, che al saluto in vernacolo di Antonio Stanghellini rispondeva pure in vernacolo con altrettanta arguzia nel ricevere la pergamena ricordo, dipinta da Giannetto Malmerendi con la maestria che lo qualifica fra i maggiori artisti d’Italia.
Aldo Spallicci, forzatamente assente, non è forse stato mai tanto presente come lo era quel giorno nell’animo di tutti, desiderato, salutato con tanto affetto, e con lui la Signora Maria e la signorina Anna, sempre assidue partecipanti ai nostri raduni piadajôli. Ed a Spallicci è andato il più cordiale augurio di tutti, a lui artefice della rinascita e della meravigliosa affermazione delle caratteristiche più belle e nobili della Romagna. Al suo indirizzo hanno dedicato i piadajôli un particolare applauso per la sua conferma a Presidente dell’Associazione Nazionale Garibaldini, conferma per la quale il Presidente della Repubblica gli ha espresso il proprio vivo compiacimento, ed altrettanto hanno fatto molte personalità della politica e della cultura.
Centinaia di intervenuti da molte parti della Romagna e da altre regioni si sono trovati, dapprima in quella sala del Convento dei RR. Padri Cappuccini dove è allestita la magnifica Mostra d’arte Piancastelli; un insieme di opere di eccezionale bellezza, forse unica nel suo genere, allestita e custodita con grande amore e molta diligenza.
Dopo aver deposto una corona d’alloro al monumento che ricorda i Caduti per la Patria (le Vittime civili di guerra, ndr), e dopo lo scambio di saluti col Sindaco, questi ricambiava l’omaggio della pergamena con l’offerta di una medaglia d’oro-ricordo del Trebbo per l’On. Spallicci. Altra medaglia simile egli offriva alla poetessa Enrica Giarnieri Bolognini, nativa di Castello ma residente a Roma, che onora la sua Terra natale con una nobile attività letteraria e che, venuta a Castello in questa circostanza, declamava in Municipio, di fronte a molto pubblico plaudente, alcune sue liriche.
E’ stato, dal Municipio, gentilmente offerto un rinfresco, poi i piadajôli hanno consumato la colazione, ottimamente allestita nel noto Ristorante “Romagna” gestito dal forlivese “Elvino”. Si sono poi trasferiti nella grande Palestra dove hanno ascoltato e applaudito i poeti che hanno recitato composizioni in dialetto romagnolo. Ma prima hanno ceduto il posto alla poetessa Giarnieri, in qualità di ospite d’onore… in casa sua; allo scopo di rendere omaggio a Lei in occasione del suo momentaneo ritorno in patria, che ha volutamente coinciso col nostro Trebbo. E ad essa è stato consentito, eccezionalmente, di declamare versi suoi in lingua; il che ha fatto con vivace e appassionata voce, forse spinta particolarmente dall’argomento “castellano” delle sue liriche.
Le poetesse romagnole, cominciando dalia Signora Teresa Ricci Pazzaglia di Rimini, con le poesie: I scürs d’ la strèda e E Duturën, hanno dato l’avvio alle recitazioni in vernacolo. E’ seguita la Signora Maria Bertaccini Dogherìa di Forlì, con alcune delle sue poesie, sempre molto ricche di sentimento, la signorina Adriana Maria Belletti di Cesena con due poesie: Mërz, e Desidéri; la signora Giuseppina Baldini Subini di Cotignola, con: La vita dura, e Mama. Sono seguìti poi i signori uomini; primo il Dott. Giuseppe Pecci di Rimini, con: I do gazutïn; poi il vegliardo dall’anima di fanciullo: Edmondo Ferretti di Lugo, con: I nòstar dialèt; Gioacchino Viroli di Forlì, con: Sant’ énn fa; l’Avv. Giuseppe Casoni di Bologna, con: Sòta la lòna; il Dott. Vincenzo Strocchi di Faenza, con: Mo quand…, e Un surgatîn; Dario Paganelli di Forlì, con: Castelbulgnés; Ferruccio Tassinari di Dovadola, con: Rumâgna, e La biciclèta; il Dott. Domenico Penazzi di Bologna, con alcune delle sue trovate poetiche cariche di sano e vivace umorismo; Antonio Rossi di Cervia, con: A Bligny, e A Ravèna u’ n s’ trova piò un ravgnän; il Dott. Mario Santandrea di Castelbolognese, con: E mi Castel; il Dott. Domenico Minardi, pure di Castelbolognese, con: Matèna ‘d Nuvèmber, e Una fôla d’ una volta; Alberto Andreucci di Gatteo Mare, con: Daparmè, e Carità; Fausto Ferlini di Castelbolognese, con: La mi Torr, e Arcôrd ‘d Castèl vècc; Guido Magnani di Lugo, con: I du vcètt, e E suldadën. L’ infaticabile Ubaldo Galli, recitò da par suo alcune poesie di Spallicci, di Nettore Neri e di Enzo Guerra, e il Dott. Claudio Cerè di Imola, portò ancora una volta l’armonia della sua terra, già così bene espressa in tante poesie dall’indimenticabile padre suo; Ettore Baldini di Cotignola, con: La Buvëra, E Sbrazànt, e J’impiché; Alberto Bedeschi di Imola, con: A e sol, int’ i scalën, Turnénd da lavurë, e Riminiscënz; Leo Rimini di Faenza, con: Tramont, e Ricurd ‘d zuvantò; Giovanni Dongellini di Imola, con: Al côran e un môd ad dì, e Metereopatìa; Oddo Diversi di Castelbolognese, con: A man a man, e E Passador; Il nostro Prof. Federico Ravagli, la prima colonna, dop a l’Arzdôr, della Sucietë di Piadarül, non avendo potuto partecipare al Trebbo, aveva mandato una briosa poesia: Castelbulgnes; che fu letta, e cosi fu fatto per un’altra del forlivese Aurelio Orioli, residente a Parigi. Sorpresa piacevolissima, e fondata certezza della continuità dei nostri Trebbi è stata data dal fanciullo Valerio Brunetti che ha recitato una sua poesia intitolata: La Rumägna, e mi paés.
Giornata luminosa, indimenticabile.
Noi dobbiamo la più cordiale riconoscenza ai Castellani: Galli, Ferlini, Diversi, Minardi, Santandrea, Savelli, che si sono prodigati per l’ottima riuscita del Trebbo; alla Società Pro Loco di Castello, che ha donato a ciascun Piadajòlo una bellissima acquaforte, opera di Fausto Ferlini, raffigurante uno stilizzato panorama della vecchia “Castello”. Il fiorista Luigi Ricci, di Forlì, anche per questo Trebbo, come è oramai sua particolare cura dettata da molto buon gusto e da disinteressata amicizia verso i Piadajòli, ha riccamente ornato le tavole con svariate composizioni di fiori, ed i suonatori Giacomo Berardi e Corrado Fabbri hanno allietato il viaggio e altri momenti della giornata con le vecchie e sempre assai gradite arie che richiamano le care tradizioni romagnole.
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