In ricordo di Aurelio Villa, un artigliere romagnolo sull’Isonzo
“Per non dimenticare” così recita la scarna, ma significativa epigrafe posta sul monumento che, sulla cima dell’Ortigara, ricorda i combattimenti che insanguinarono quella brulla montagna. “Per non dimenticare” è l’intento che ha spinto alla formulazione della Legge sulla Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale, entrata in vigore il 7 Marzo 2001, con lo scopo di tutelare e proteggere quanto rimane a testimonianza del sacrificio e delle sofferenze di milioni di uomini sul nostro fronte.
Questa mia ricerca ha quindi inizio dal bisogno di recuperare una memoria storica oramai scomparsa proprio per non dimenticare: quella di Aurelio Villa, mio compaesano, artigliere sull’Isonzo durante la Grande Guerra. Aurelio Villa non è un personaggio noto e sarebbe vera presunzione pensare che il suo nome susciti, al di là di quelli che l’hanno conosciuto, ricordi ed emozioni. In fondo quello che fece allora Aurelio Villa, lo fecero molte migliaia di persone come lui. Ciononostante è giusto ricordarlo perchè le sue decorazioni sono anche quelle di molte “migliaia di anonimi” dei quali solo le croci, al di sopra del sussurrare del vento nei camposanti sparsi vicino ai campi di battaglia, raccontano un profondo messaggio a tutti coloro che, ancora oggi sono capaci di sentirlo e comprenderlo. Per facilitare il lettore e per meglio capire la sua storia di combattente, questo articolo raccoglie e miscela fatti di guerra (inerenti le zone di operazioni nelle quali fu appunto presente Aurelio Villa) alla sua avventura personale. Dunque, tanto per incominciare, gran parte del conflitto italo-austriaco venne condotto in trincea, sul Carso e sul l’Isonzo. I combattimenti risultarono, già all’inizio della guerra, nell’estate del ’15, cruenti e violentissimi. Il conflitto si combatteva già da un anno sugli altri fronti, ma l’impatto dei soldati dei due eserciti con la drammatica guerra di trincea fu traumatico ed in parte non previsto.
I soldati austro-ungarici avevano avuto poco più di un mese per apprestare trincee e ricoveri, ma la natura dei luoghi con le sue innumerevoli grotte e doline che costituivano altrettanti efficaci ricoveri, contribuì a rendere inespugnabili anche trincee abbozzate e opere difensive approssimative (Fig. 1 e 2). I reticolati si rilevarono, fin da subito, assieme al micidiale fuoco delle mitragliatrici, ostacoli invalicabili e fermarono l’impeto dei primi attacchi italiani, trasformando i soldati in lenti bersagli invischiati nelle masse ferrose. In quei momenti non valevano molto le cesoie e le pinze spuntate utilizzate, con disperato coraggio, da pattuglie votate alla morte, nè le cariche di esplosivo montate sui tubi di ferro, difficili da innescare, pericolose per gli stessi soldati che, esponendosi al fuoco nemico, avevano il compito di strisciare fin sotto le siepi di filo spinato. Soltanto i grossi calibri riuscivano ad avere ragione dei reticolati e delle trincee di sassi ma, soprattutto all’inizio, l’esercito italiano ne era praticamente sprovvisto. E così l’esito dell’assalto dipendeva dalla rapidità con cui le diverse ondate dei soldati all’attacco riuscivano ad avvicinarsi alla trincea nemica, sfruttando i momenti di disorientamento prodotti negli avversari dal bombardamento delle artiglierie. Nella maggioranza dei casi i difensori emergevano dai loro ricoveri in tempo per frenare l’avanzata avversaria, già rallentata dai reticolati che, anche colpiti, continuavano a costituire un intricato ostacolo. Allora, il fuoco difensivo, al riparo della trincea, sostenuto dai calibri campali e dalle mitragliatrici, di cui gli austriaci contrariamente agli italiani erano ben forniti, riusciva a fermare ogni attacco.
Nonostante i ritmi crudeli della guerra di trincea, la pressione degli attacchi italiani crebbe a partire dalla fine di giugno del ’15. I risultati di questa morsa si videro nel corso della seconda grande avanzata estiva (II^ battaglia dell’Isonzo), tra fine luglio ed inizio agosto del ’15. Per la cronaca questa vittoriosa battaglia, tra furibondi attacchi e contrattacchi, fruttò la conquista di tre ordini trincerati per una profondità di alcune centinaia di metri: gli spostamenti del fronte furono praticamente minimi, difficilmente rilevabili anche su una cartina di media scala (Fig. 3).
Fu in questo contesto che si trovò proiettato il Caporal Maggiore Aurelio Villa figlio di Battista (fiol de bazton) e di Maddalena Galeati, di professione negoziante (Fig. 4). Egli era nato a Castelbolognese, tranquillo paese romagnolo situato lungo la via Emilia, proprio a metà strada tra Faenza e Imola, il 2 ottobre 1895. Fu chiamato alle armi l’11 dicembre 1914, arruolato il 2 gennaio 1915 ed inizialmente assegnato al 38° Reggimento – Brigata Ravenna. Successivamente venne trasferito al III° Reggimento artiglieria da campagna, II^ Batteria comandata dal Capitano Conte Francesco Leopardi da Recanati (nipote del poeta) ed acquartierato nella Caserma di via Castelfidardo in Bologna (Fig. 5), da dove uscì con il grado di Caporal Maggiore. Allo scoppio delle ostilità (24 maggio 1915) unitamente alla sua batteria fu subito inviato nel teatro principale delle nostre operazioni belliche e partecipò alle prime battaglie sull’Isonzo: inizialmente aveva come ufficiale più alto in grado il Capitano Domenico Chirieleison che poi diventò Generale e Comandante di “Roma Città Aperta” sostituito, in seguito, dal Capitano Giovanni Amendola. Le iniziali conquiste italiane rimbalzarono sui giornali del Regno rendendo note all’opinione pubblica località quasi introvabili sulle cartine geografiche come Sagrado, Sdraussina, Castelnuovo, San Floriano, Lucinico, salutate come altrettante importanti conquiste, capaci di rincuorare le famiglie in attesa e tacitare un Governo eccessivamente scalpitante. E fu proprio per le sue gesta a Lucinico (in Fig.3 in basso a sinistra) che Aurelio Villa fu segnalato per una onorificenza (da un carteggio dell’epoca si apprende che gli Austriaci del Podgora avevano battezzato quegli artiglieri di Lucinico come quelli “della Batteria della morte”).
Le successive operazioni dell’esercito italiano, note come la terza e la quarta battaglia dell’Isonzo, non si discostarono molto dalle precedenti, nè per gli obiettivi, nè per i risultati, bensì per solamente per un ulteriore e vertiginoso aumento delle perdite (116.000 quelle italiane contro le 95.000 austro-ungariche. E così l’autunno del 1915 dopo i primi successi estivi (pochi metri pagati con un altissimo contributo in vite umane) si portò via tutte le illusioni di una facile vittoria. Alle operazioni del primo anno di guerra, seguì una lunga pausa invernale che si prolungò fino alla primavera del 1916. Il 15 maggio prese il via la famosa Strafexpedition a cui, dopo un primo successo iniziale, fece seguito il contrattacco italiano che aprì la strada alla sfondamento culminato, nei primi giorni di un caldissimo agosto, con la conquista di Gorizia.
E ancora una volta il Caporal Maggiore Aurelio Villa da Castelbolognese (Ravenna), nè di matricola 1084, si distinse nelle operazioni sulla riva destra dell’Isonzo tese a creare quella testa di ponte indispensabile per raggiungere Gorizia meritandosi un altro encomio che gli valse la Medaglia d’Argento al Valor Militare con l’annessovi soprassoldo di Lire 100 annue (poi fissate in Lire 250 con Decreto Legge del 10 febbraio 1918) per le seguenti motivazioni: “Quale puntatore diede mirabile prova di fermezza e coraggio. Ferito, rimase serenamente al suo posto di combattimento, finchè gli venivano meno le forze. In altra circostanza, coadiuvò efficacemente il proprio comandante di sezione nel trasportare un pezzo a braccia fuori dalla cannoniera, sotto il nutrito fuoco delle artiglierie e di mitragliatrici nemiche. Lucinico-Olivers 27 luglio 1915; Testa di ponte di Gorizia, 8 Agosto 1916 (Fig. 6)
Roma 30 giugno 1918 – Registrato alla Corte dei Conti il 30 ottobre 1917. Assolutamente non risolutiva dal punto di vista militare, pagata molto cara sul bilancio delle perdite, la presa di Gorizia portò un consistente contributo sul versante della propaganda e della coesione del fronte interno.
Dai giornali italiani trapelò, in quei giorni, un autentico, tangibile entusiasmo per la prima e comunque indiscutibile ed importante vittoria del Regio esercito sull’Austria-Ungheria: “Il nemico – si poteva leggere – era stato costretto a ritirarsi da posizioni difese con accanimento da mesi e considerate inespugnabili; una città irridenta ritornava al suo legittimo proprietario e la vittoria finale appare più vicina”. Tutto ciò parve compensare, sulle pagine dei giornali i costi ed i pesanti sacrifici di un anno di guerra. E la risonanza internazionale della vittoriosa battaglia per Gorizia concorse a far passare sotto silenzio lo scarso risultato tattico e strategico dell’azione e le sostanzialmente inefficaci successive offensive autunnali, scatenate da Cadorna con l’intento di rompere definitivamente la linea di resistenza austriaca sul Carso. Le tre spallate autunnali verso Trieste produssero solamente perdite consistenti, ma lasciarono sostanzialmente invariate le posizioni degli opposti schieramenti. Il 1916 si chiuse con l’eco del successo estivo, ma anche con la realtà di una nuova e sempre uguale guerra di trincea combattuta pressappoco negli stessi luoghi di quella precedente.
Durante i successivi anni di guerra, Aurelio Villa, sempre aggregato al III° Reggimento Artiglieria da campagna (Fig. 7 e Fig. 8), restò nelle zone Carsiche. Dopo Caporetto prese parte alla resistenza sul Piave fino alla battaglia del Tagliamento e fece parte dei sopravvissuti che, il 4 Novembre 1918, poterono salutare la Radiosa Vittoria, ma soprattutto videro la fine di una lunga e sanguinosa guerra.
In data 28 settembre 1918, Aurelio Villa venne insignito della Croce al Merito di Guerra (Fig. 9).
Il 14 novembre 1919 venne mandato in congedo illimitato con il grado di sergente e tornò nel natio paese. Dal medesimo foglio informativo si sa che ebbe un premio di smobilitazione di £ 250 + pacco vestiario (ritirato nel 1921); alla voce Campagne, ferite, decorazioni ed encomi, (Paragrafo G) sono riportate Una medaglia d’argento al valore; una croce al merito di guerra – Campagna Italo-Austriaca 1915-1919 con 4 stellette; un distintivo di ferita-militare ardito. Terminata la guerra riprese la sua attività di negoziante nel pastificio di famiglia fino a metà degli anni 60 non trascurando mai quella che per lui fu una vera passione, la caccia. Con decreto del 25 gennaio 1969 fu nominato Cavaliere dell’ordine di Vittorio Veneto (Fig. 10), insieme al fratello Francesco Villa (soldato semplice classe 1896), accanto al quale combattè, seppur in Reggimenti diversi, per lungo tempo.
Il sergente Aurelio Villa, ragazzo del ‘95, personaggio tipico di quella Romagna idealista ed anarchica si è spento a Castelbolognese il 6 giugno 1970, dove è stato sepolto con funerale civile, così come aveva chiesto in perfetta coerenza con le sue idee.
Concludo da dove ho cominciato e memore di quel “Per non dimenticare” incomincio a “Ricordare”. In ogni caso spero, con questa piccola ricerca, di averlo riportato alla memoria di chi lo conobbe e di avergli fatto, comunque, un postumo piacere.
Pubblicazioni consultate
- G.Giardino: Rievocazioni e riflessioni di guerra – 3° vol. Ed. Milano Mondadori (1929)
- N.Pignato: Artiglieria e motorizzazione – Ed. Curcio Perdiodici (1970)
- W. Schaumann: La Grande Guerra 1915-18 Storie ed itinerari – Ed. (1988)
- U.Mattalia: Cronache della Grande Guerra – Ed. Gino Rossato Editore (1992)
- L.Fabi:Uomini, Armi e Campi di Battaglia della Grande Guerra – Fronte italiano 1915-1918 – Ed. Mursia (1995)
- A.Curami; A.Massignani; T.Berté; F.Cappellano; A.Rastelli: L’artiglieria italiana nella Grande Guerra – Ed. Gino Rossato Editore (1998)
- A.Baruzzi: Quel giorno a Gorizia – Ed. Gaspari Editore (2001)
Ringraziamenti
Desidero ringraziare la nipote Cristina Villa per avermi gentilmente concesso di vedere e riprodurre i documenti attestanti quanto scritto (Foglio di Congedo Illimitato – Decreto Legge per il conferimento della Medaglia d’Argento – Decreto Legge per il conferimento della Croce al Merito di Guerra – Decreto Legge per la nomina a Cavaliere dell’ordine di Vittorio Veneto – Fotografie) e da lei preziosamente custoditi.
Angelo Nataloni
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