L’alluvione del 1959 a Castel Bolognese
E’ un evento forse meno famoso e disastroso dell’alluvione che seguirà nel 1966 (concomitante a quella di Firenze), ma anche l’alluvione del 5 dicembre 1959 per Castel Bolognese fu parecchio dannosa. Oltre ai guai causati in paese descritti nella cronaca parrocchiale di don Antonio Garavini qui di seguito pubblicata, l’esondazione del Senio provocò anche l’interruzione della via Emilia e della linea ferroviaria Bologna-Ancona. Vari allagamenti si registrarono anche nel territorio del comune di Riolo Terme.
Non ci furono vittime, ma si sfiorò comunque il dramma: il Corriere della Sera del 6 dicembre 1959 riporta infatti la notizia che “a Castel Bolognese un barcone dei vigili del fuoco che tentava di raggiungere alcune persone rimaste in una casa isolata, preso dal vortice della corrente”, si era “rovesciato e quattro vigili del fuoco hanno potuto salvarsi a stento con gomene gettate dalle rive”.
Le piogge prolungate ingrossarono a dismisura, oltre al Senio, anche il Santerno, che causò danni molto gravi nella zona lughese: il fiume ruppe gli argini in due punti allagando un’area molto vasta, compreso il centro storico di Massa Lombarda dove l’acqua in alcuni punti raggiunse l’altezza di 1 metro.
(note a cura di Andrea Soglia ; fonte: Corriere della Sera del 6 dicembre 1959)
5 DICEMBRE 1959
STRARIPAMENTO DEL SENIO
E GRAVE ALLUVIONE FINO AL CENTRO DEL PAESE
“Proprio verso la fine dell’anno, mentre avevamo detto più sopra che in questo frattempo non erano successi fatti di particolare rilievo, e precisamente la sera del 5 dicembre, la acque del Senio dopo 5 o 6 giorni di abbondanti piogge sono straripate invadendo in parecchi punti le campagne delle parrocchie di Biancanigo e della Pace e incanalandosi paurosamente verso il paese. Il fenomeno è stato così improvviso e inaspettato che non si è neppure potuto prevenire con qualche riparo provvisorio. Sulle ore 21 della sera suddetta, le acque che avevano già raggiunto la circonvallazione a sud del paese sono entrate nell’abitato dalla Via Garavini, prima pian piano, poi investendolo sempre con maggiore violenza fino a lambire le case e a propagarsi nelle vie secondarie. Invano si è tentato di arginarle con piccoli sbarramenti ai margini delle porte e delle finestre degli scantinati.
L’irruenza e l’intensità della corrente ha superato tutto e l’acqua si è riversata paurosamente non solo nei sotterranei ma anche nei piani terreni delle abitazioni raggiungendo in breve un’altezza che faceva temere una vera catastrofe. La via Garavini si è trasformata in un vero lago e lo stesso corpo della chiesa Arcipretale che si eleva di parecchi gradini sul livello della strada, nonostante le doppie e robuste porte che ne chiudono gli accessi era allagata completamente per parecchi centimetri di altezza.
Fortuna che la corrente elettrica ha continuato a funzionare e così sotto la luce delle lampade l’opera coraggiosa e indefessa delle autorità, dei militi, dei vigili e di molte persone volenterose ha potuto svolgersi meno difficilmente per circoscrivere il più possibile i danni e per assistere i poveri colpiti.
Finalmente, grazie a Dio, sulle ore 4 del 6, domenica, l’acqua ha cominciato a decrescere e un po’ alla volta si è scoperto completamente il livello stradale. Per facilitare il deflusso delle acque si erano anche divelti i chiusini delle nuove fognature. A memoria d’uomo non era mai successo un fatto uguale.
Sul far del mattino si sono potute spalancare le tre porte principali della chiesa e a forza di scopa (!) versarne fuori l’acqua per permettere l’accesso ai fedeli onde soddisfare il precetto festivo. Però durante tutta la giornata sul piano della chiesa c’è rimasto uno strato limaccioso che dava al luogo sacro un aspetto desolante. Parecchie abitazioni sono rimaste lesionate e pericolanti, ma la più danneggiata è stata la canonica parrocchiale. Ivi alcuni muri maestri hanno riportato gravissime fenditure e dopo averla puntellata alla meglio nei primi istanti si è dovuto procedere immediatamente ai lavori di ricostruzione per evitare il crollo di una parte dell’edificio.
In campagna poi i danni sono stati rilevanti, non solo alle colture ma anche alle abitazioni tantoché una ventina di famiglie temporaneamente sono rimaste senza tetto. Nella giornata del 6 e 7 mediante l’opera faticosa e disinteressata di squadre di campagnoli volontari, che hanno prestato pure i loro mezzi meccanici si è proceduto allo svuotamento di tutti gli ambienti allagati È stata una vera gara di altruismo e di solidarietà ammirevoli; ancora una volta si è avverato il detto: “Uno per tutti, tutti per uno”.
Altre alluvioni sono seguite, una delle quali alla vigilia di Natale che hanno allagato oltre parecchi campi, la Via Emilia, specialmente nel tratto da Santa Maria della Pace fino al Ponte del Castello rendendola impraticabile, ma fortunatamente non hanno raggiunto la gravità della prima, e il centro dell’abitato ne è rimasto immune. Però non si sono lamentate vittime, e perciò è da ringraziare il Signore e pregarlo che ci preservi in avvenire da simili flagelli“.
Testo tratto da: Stato della Parrocchia e sue vicende manoscritto di don. T Gamberini e don A. Garavini
Trascrizione a cura di Paolo Grandi
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