Le passerelle sul Senio tra Biancanigo e la Pace
di Paolo Grandi
Fino a non molto tempo fa nel tratto di fiume compreso tra Biancanigo e il Ponte del Castello esistevano tre passerelle che servivano alle popolose frazioni faentine di Celle, Casale, Pergola e Pideura per attraversare il Senio e raggiungere Castel Bolognese, molto più vicina per loro rispetto a Faenza, in un epoca nella quale la motorizzazione era ancora poco diffusa e si girava solo a piedi o in bicicletta o in gran lusso col motorino e quindi risparmiare salite e chilometri, oltre che fatica, era fondamentale!
La prima era la passerella detta “della Colombarina” e si trovava vicinissima all’abitato di Biancanigo. Vi si accedeva dalla piccola salita che parte dal fianco del tempietto di Villa Rossi; giunti sull’argine lo si discendeva costeggiando la golena per un centinaio di metri, indi si discendeva alla passerella che era a poche decine di centimetri dal pelo dell’acqua. Delle tre era senz’altro la più robusta, sorretta da binari ferroviari e travi a T, aveva un impalcato solido ed il piano formato da grosse assi di legno. Era tuttavia molto stretta e non aveva parapetti, per cui occorreva stare molto attenti a non perdere l’equilibrio attraversandola, pena il bagno nel Senio. Era consigliabile percorrerla scendendo dalla bicicletta, eppure ricordo che più volte con gli amici l’ho attraversata in motorino senza scendere e senza finire nel fiume. Sull’altra sponda, lasciata sulla destra la casa colonica del podere “Colombarina”, una ripida salita portava in cima ad un tornante della strada che collega Tebano a Celle, non lontano dal campo cross dei Monti Coralli, ed appunto per questo la passerella era percorsa anche da molti motociclisti.
La seconda era la passerella “di Casale” ed era posta grossomodo nel punto in cui i Polacchi varcarono il Senio il 12 aprile 1945. Poiché le due sponde erano di altezze differenti, la passerella era molto alta sul pelo dell’acqua ed era fatta a mo’ di ponte tibetano, dando l’idea di una notevole instabilità, spesso accompagnata da rumori sinistri dei cavi e delle funi, attraversandola. Non aveva l’impalcato di assi, ma fatto di rami, che spesso si spezzavano al passaggio. Era molto difficoltoso attraversarla con un mezzo, specie col motorino. Per arrivare alla passerella occorreva percorrere via Boccaccio, poi parte dell’argine da dove una breve discesa portava al precario attraversamento. Qualcuno ricorda che rivali in amore per alcune bellezze femminili dell’oltre Senio non esitarono a tagliare le funi della passerella al passaggio del concorrente facendogli fare un bel tuffo in acqua! Raggiunta la sponda faentina, una carrareccia in salita conduceva sulla via Almisana, proprio di fronte alla casa del podere “Scaletta”. Da qui si raggiungeva dopo un centinaio di metri la chiesa di Casale Faentino, tanto cara a don Domenico Casadio, poi la strada che congiunge Tebano a Celle con possibilità di salire anche a Pergola e alla Pideura. Il tratto di via Almisana compreso tra la chiesa di Casale e la provinciale per Celle aggirava un vigneto di proprietà della Parrocchia dove don Domenico teneva a dimora pregiati vitigni come l’alicante, i cui innesti provenivano da Cassanigo e furono portati lassù dal contadino della Parrocchia e il marzemino bianco i quali davano un ottimo vino che il Sacerdote imbottigliava e regalava agli amici. Purtroppo la bella vigna non è sopravvissuta al suo “Dondo” ed è stata presto sradicata.
La terza passerella si trovava in fondo a quel breve tratto di via Burano che corre rettilineo dalla via Emilia alla villa “Pericoli” ed all’argine del Senio; anche qui occorreva risalirlo, poi scendere nella golena ed a pelo dell’acqua c’era la passerella, molto simile, in fatto di stabilità e transitabilità a quella della “Colombarina”. Al di là si trovavano varie case poste alle pendici delle prime colline che si raggiungevano sempre percorrendo fino in fondo la via Almisana.
I frontisti si sono sempre occupati della manutenzione di questi passaggi e spesso, dopo una piena, occorreva riattarli, specie quelli che più erano vicini al pelo dell’acqua, naturalmente affrontando anche delle spese. Ecco perché, venuto a mancare l’interesse per conservare il passaggio, tutte le passerelle sono state rimosse a seguito di varie piene. La prima fu quella della villa “Pericoli” probabilmente verso la fine nei primi anni ’80; poi qualche anno dopo toccò a quella della “Colombarina”; infine la passerella di Casale fu lasciata in abbandono e poi tolta per evitare che qualcuno si facesse infortunasse attraversandola; di sicuro non sopravvisse oltre i primi anni ’90.
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, Le passerelle sul Senio tra Biancanigo e la Pace, in https://www.castelbolognese.org
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