Individuato dopo 450 anni un dipinto presente in casa dell’incisore di pietre dure Giovanni Bernardi da Castel Bolognese
Giovanni Bernardi, medaglista e incisore di pietre dure, nacque a Castel Bolognese nel 1494 da una famiglia di orafi. Avviato alla glittica dal padre Bernardo iniziò l’attività produttiva durante i tre anni di permanenza alla corte ferrarese del duca Alfonso I d’Este. Conseguì chiara fama fin dal 1530 dopo il suo trasferimento a Roma, dove operò per i cardinali Giovanni Salviati ed Ippolito de’ Medici. Lavorò presso la Zecca Pontificia dal 1534 al 1538 e dal 1541 al 1545. Nel 1539 si ritirò a Faenza dove continuò la sua attività fino alla morte avvenuta nel 1553.
Presso l’Archivio di Stato di Ravenna, Sezione Notarile di Faenza, sono presenti due inventari dei beni esistenti in casa di Giovanni Bernardi; uno datato il 23 maggio 1553 (vol. 1383, cc. 137-140) redatto dal notaio Roberto Cittadini il giorno dopo la sua morte, e l’altro del notaio Nicola Torelli in data 3 agosto 1553 (vol. 867, cc. 316/874 e ss.). In tali inventari sono menzionati, fra l’altro, un ritratto ad immagine di messer Emiliano Targone in cornice di noce, un ritratto su tela di messer Giovanni incorniciato d’abete e un terzo dipinto ad olio, sempre su tela, raffigurante L’amore e la morte.
Da Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Giorgio Vasari scrivendo del Giorgione da Castel Franco (1478-1511) fa cenno all’esecuzione di numerosi ritratti…, “oltra che ne è uno in Faenza, in casa Giovanni da Castel Bolognese, intagliatore di cammei e cristalli, ecc., che è fatto per il suocero suo, lavoro veramente divino, perché vi è una unione sfumata ne’ colori, che pare di rilievo più che dipinto”.
Si presume che il Vasari abbia fatto visita al Bernardi a Faenza nel 1548 (1) circa, poiché in quel periodo operava a Ravenna e a Rimini; in questa occasione avrà senza dubbio osservato attentamente il dipinto per farne una descrizione così minuziosa. Questo ritratto è rimasto fino ad ora sconosciuto.
Ritorniamo al Vasari nel capitolo “Descrizione dell’opera di Tiziano da Cador”: “Tornato poi Tiziano a Vinezia, fece per lo suocero di Giovanni da Castel Bolognese, in una tela a olio un pastore ignudo et una forese che gli porge certi flauti perché suoni, con un bellissimo paese; il quale quadro è oggi in Faenza in casa il su detto Giovanni”.
Tiziano soggiornò presso la corte ferrarese di Alfonso I d’Este nel 1516 e 1523. Se il Vasari dichiara che Tiziano, in un suo rientro a Venezia, fece per lo suocero di Giovanni il dipinto L’amore e la morte (fig. 1) noto come Le tre età dell’uomo (cm. 90 x 151) si può anche supporre che la tela sia stata commissionata da Emiliano Targone in occasione delle nozze della figlia Polissena con Bernardi celebrate nel 1524 (2), ciò potrebbe smentire la data di esecuzione dell’opera che vari testi considerano del 1512-1515 ca.
Emiliano Targone (noto anche come Miliano Targhetta) era un orafo veneto che il Cellini, nella sua Autobiografia, definisce “primo gioellier del mondo in Vinezia”.
Documenti testimoniano che il dipinto si trovava presso il cardinale di Augsburg (Augusta) Otto Truchsess von Waldburg nella seconda metà del Cinquecento, nelle collezioni della regina Cristina di Svezia a Roma nella seconda metà del Seicento, poi venduto dal principe Odescalchi al duca d’Orleans nel 1772 nella cui raccolta rimase fino al 1798. Attualmente, di proprietà del duca di Sutherland, è in deposito alla National Gallery of Scotland di Edimburgo.
Dopo personali ricerche sono venuto a conoscenza che presso la Art Gallery of Ontario di Toronto (Canada) è conservato un ritratto su tela (cm. 82 x 67) Ritratto di uomo (3) attribuito al pittore Paris Bordone (Treviso 1500-1571?), raffigurante il busto di un giovane volto a sinistra con copricapo ornato da una placchetta (4) (fig. 2); un tempo di proprietà del dr. Leigh Canney da Bexhill (località del Regno Unito, nel Sussex sul canale della Manica), poi venduto a Londra il 25 marzo 1927 in asta Christie’s (come Tiziano, lotto 108) a Max Rothschild, Agnew’s New York, infine acquistato, su raccomandazione di Charles Ricketts, dalla Art Gallery of Ontario (inv. 890).
Tale immagine richiama il dipinto su tavola (inv. Q 119) presente nel Museo di Capodimonte a Napoli raffigurante l’incisore G. Bernardi (5) che indossa un copricapo di velluto nero anch’esso adorno da una placchetta dorata con la Leda e il cigno (6) (fig. 3); realizzato a tempera su tavola (cm. 61 x 49) porta sul retro un’antica scritta a pennello Retratto … / Giovanni/… /… /Peruzzi, tracce d’un bollo in ceralacca rossa di “Regia Proprietà” borbonica, n. 102 in vernice bianca e scritta a matita Ritratto di / Giovanni / Bernardi / Da Castel / Bolognese / = dipinto / da Baldassarre / Peruzzi. Requisito nel 1799, dall’emissario borbonico Domenico Venuti, nel deposito di opere d’arte razziate in Italia allestito in San Luigi dei Francesi a Roma (ante e sino al 1799), a Napoli Galleria di Francavilla (dal 1800 al 1806), a Palermo collezioni borboniche (sino al 1817), a Napoli Real Museo Borbonico, Museo Nazionale (sino al 1957) infine al Museo di Capodimonte.
Da un confronto si rileva chiaramente che i due personaggi presentano notevoli affinità; il dipinto di Toronto raffigura l’incisore in età giovanile mentre quello di Capodimonte in eta matura. Pertanto si può supporre quasi con certezza che la tela della Art Gallery raffiguri il Ritratto di messer Giovanni presente nella sua dimora in Faenza come riportano gli inventari redatti dopo la sua morte.
Valentino Donati
Fig. 3 (a sinistra). Attribuito a Vincenzo Pagani, Ritratto di Giovanni
Bernardi, Napoli, Museo di Capodimonte
Fig. 4 (a destra), Giovanni Piancastelli, Ritratto di Giovanni Bernardi,
copia del precedente (1876), Castel Bolognese, Museo Civico
Note:
(1) In tale data, deceduta la moglie Polissena Targone (1545) era già convolato a nozze (1546) con Girolama Mondini dalla quale ebbe una figlia (1546) e due maschi (1547, 1548).
(2) In un rogito presente nell’Archivio di Stato di Ravenna, Sezione di Faenza, Notarile di Castel Bolognese (vol. 10, c. 46, datato 16 marzo 1524) si legge: “Maestro Bernardo del fu Giovanni da Lugo orefice di Castel Bolognese, dichiara di aver ricevuto la somma di 200 ducati d’oro da Emiliano Targone orefice veneto a titolo di dote in occasione del matrimonio, già celebrato tra Giovanni figlio di Bernardo e Polissena figlia di detto Emiliano”.
(3) Nel 1984 è stato esposto a Treviso nei mesi di settembre-dicembre in una mostra presso il Palazzo dei Trecento dedicata a Bordone col titolo Ritratto di cavaliere.
(4) Placchetta lobata, forse in argento, che reca al centro una figura femminile seduta con tre cani.
(5) Variamente attribuito, fra cui Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1503-1540), Michelangelo Anselmi (1491-1555), Baldassarre Peruzzi (1481-1537), oggi assegnato a Vincenzo Pagani (1490 ca.-1568).
(6) Di tale dipinto fu eseguita una copia su tela (cm. 64 x 49,5) nel 1876 (fig. 4) commissionata dal Comune di Castel Bolognese al pittore Giovanni Piancastelli (1845-1926) e ora conservata presso il locale Museo Civico (inv. 0548).
Bibliografia:
-P. Zampetti (a cura di), Da “Giorgione e i Giorgioneschi”, Catalogo mostra 11 giugno-23 ottobre, Venezia, 1955 p. 282,n. 135.
-V. Donati, Pietre dure e medaglie del Rinascimento — Giovanni da Castel Bolognese, Ferrara, 1989.
-G. Vasari, Vita di Valerio Vicentino, di Giovanni da Castel Bolognese… in Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, introduzione di M. Masini, Roma, 1991.
-P. Humfrey, La pittura a Venezia nel Rinascimento, Milano, 1996.
-P. L. Leone de Castris, Museo di Capodimonte, Dipinti dal XIII al XVI secolo: collezioni borboniche e post-unitarie, Napoli, 1999, pp. 180-181, n. 167.
-S. De Santis – V. Donati, Giovanni Piancastelli artista e collezionista, Faenza, 2001, pp. 137-138, n. 60 e p. 216.
-P. Humfrey, The patron and carly provenance of Titian ‘s “Three ages of man”, in “The Burlington Magazine”, vol. CXLV, n. 1208, november 2003, pp. 787-791.
-C. Gibellini (a cura di), Tiziano, Milano, 2003.
-V. Donati, L’opera di Giovanni Bernardi da Castel Bolognese nel Rinascimento, Faenza, 2011.
L’A. ringrazia la dott. Ornella Agrillo (Archivio Documentazione del Museo di Capodimonte, Napoli), la dott. Wendy Hedbitch (Art Gallery of Ontario, Toronto), il sig. Lucio Donati (Solarolo, Ravenna)
Articolo tratto da: Romagna arte e storia, n. 95, maggio-agosto 2012
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