La strage del Borello (12 febbraio 1945)
Si tratta del secondo più grave fatto di sangue avvenuto nel territorio di Castel Bolognese durante il tragico inverno del 1944-1945. L’episodio, sfuggito ai testi di storia locale, avvenne nella frazione del Borello e costò la vita, ufficialmente, a 9 persone. Venne ricordato sul Nuovo Diario Messaggero del 4 febbraio 1995 in un articolo firmato da Carlo Galdini Villa e che qui viene riportato.
“Il 12 febbraio 1995 ricorre il cinquantesimo anniversario di un impressionante fatto bellico che suscitò vasto sgomento anche in quel tempo in cui la morte violenta colpiva quasi ogni giorno. Ci riferiamo alla strage avvenuta presso il podere Anna in parrocchia Borello condotto dai fratelli Galeati, meglio conosciuti col soprannome di I Azdur. Un proiettile di artiglieria di grosso calibro esplose nei pressi di un rifugio ove si erano radunati i componenti della famiglia e gli sfollati colà trasferiti. Il bilancio fu terribile: 9 morti e 4 feriti. Quella casa non era certo un obbiettivo militare, era infatti una delle poche ove non erano alloggiati soldati tedeschi. Molto probabilmente l’attenta osservazione alleata, dalle colline di Casale e di Tebano, notò movimenti di persone, il che provocò il micidiale intervento. Era uno splendido pomeriggio tiepido e assolato ed è probabile che gli uomini, e soprattutto i ragazzi vagando per la corte siano stati ritenuti obbiettivi da colpire. La prima granata centrò un silo per foraggi, ma non fece vittime. Nell’intervallo fra un tiro e l’altro tutti si precipitarono dentro il rifugio ritenendosi al sicuro. Il secondo proiettile purtroppo scoppiò proprio al ridosso del ricovero e fu una strage.
Alcune altre granate caddero nelle vicinanze senza provocare danni.Persero la vita:
Barbieri Lina in Galeati anni 34
Galeati Ferdinando anni 11
Galeati Matilde anni 7
Galeati Giovanni anni 3
Casadio Bianca anni 17
Bacchilega Ronchi Cesira
Ronchi Antonia
Ronchi Maria
Ronchi LuigiaFeriti: Galeati Silvio, Galeati Giuseppe, Casadio Domenica, Casadio Guerrina.
I Casadio e le Ronchi erano sfollati a casa dei Galeati perché abitando vicinissimo al crocevia del Borello temevano pericolo.
Fra tanto orrore la sorte volle porre una nota positiva; infatti ad appena pochi minuti dal disastro una autoambulanza della Croce Rossa di Imola riportava a casa un paziente già ricoverato ed abitante vicino alla casa bombardata. Se ne approfittò per trasportare ad lmola i feriti, e almeno per Silvio Galeati il rapido ricovero volle dire salvezza. […]”
N.B. Al momento della strage, Apollonia “Lina” Barbieri Galeati era in stato interessante e aveva passato da alcuni giorni l’ottavo mese di gravidanza. La violenza dell’esplosione causò l’espulsione spontanea del feto. I soccorritori poterono così vedere che si trattava di un bimbo di sesso maschile che, forse, aveva visto la luce per pochi istanti. Considerati i nomi presenti in famiglia (all’epoca c’era l’abitudine di riutilizzare nomi di nonni o altri parenti scomparsi) è possibile che il bimbo si sarebbe potuto chiamare Guido, che possiamo a tutti gli effetti considerare decima vittima della strage del Borello. (nota a cura di Andrea Soglia sulla base di una testimonianza di Carlo Galdini Villa)
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