I pilastrini di Pio IX a Castel Bolognese
Il recente e lodevole restauro del pilastrino che si trova all’angolo tra la Via Santa Croce e la Via Lughese, fatto eseguire da don Gianni che ha provveduto anche a collocarvi due nuove immagini mariane, mi dà lo spunto per riferire un fatto di cronaca che, se pur non certificata in alcun documento, è ancora vivo nei ricordi dei castellani.
Dopo i fatti tumultuosi della Repubblica Romana che costrinsero il pontefice Pio IX alla fuga verso Gaeta nella notte del 24 novembre 1848, e la successiva restaurazione del governo pontificio sotto l’egida dell’aquila asburgica, il Papa si mosse ad una decisione quanto inattesa, tanto straordinaria: portarsi in visita nelle Romagne, che erano, da sempre, la regione più turbolenta del suo Stato. “Tutti i fastidii de Italia hanno principio in Romagna” aveva già detto, un giorno del suo breve pontificato, Pio III nel 1503! La carovana composta da otto carrozze si mosse da Piazza San Pietro il 4 maggio 1857; il Pontefice sarebbe tornato a Roma solo nel successivo mese di agosto.
Castel Bolognese accolse festosamente il corteo papale la mattina del 6 giugno. Ben tre archi di trionfo erano stati innalzati per l’occasione: uno alla porta del Mulino, uno alla porta del Mercato, il terzo all’ingresso del Monastero delle Domenicane. Pio IX, che di Castel Bolognese conservava i ricordi del suo magistero episcopale e l’imperitura amicizia dell’Arciprete Mons. Gamberini, fu ricevuto dall’intera Municipalità, dalle autorità religiose e militari sia di Castel Bolognese che di Solarolo, Riolo e Bagnara e, tra gli altri, dal Marchese Camillo Zacchia-Rondinini e dal Duca Silvestro Camerini venuto per l’occasione da Ferrara accompagnato dalla moglie Eurosia. In questa circostanza il Pontefice donò al Camerini un prezioso cofanetto contenente le Reliquie di San Silvestro e Santa Eurosia. Non mancò la visita al monastero delle Domenicane, ove si trattenne per qualche ora ricevendo dalla priora Giuseppina Pasini il dono di un intaglio rappresentante l’ingresso di Cristo in Gerusalemme, eseguito da suor Maria Rosa Barbieri. Durante i festeggiamenti suonarono le bande di Riolo e Solarolo e gli alunni delle scuole di Castel Bolognese cantarono un inno composto per l’occasione. In serata il corteo papale lasciò Castel Bolognese alla volta di Imola.
Pio IX si trattenne a Imola tre giorni, partendo per Bologna il 10 giugno. Il 21 luglio fu la volta della visita a Lugo; il giorno dopo partì per Ravenna, ma il 25 ed il 26 luglio era di nuovo a Lugo. Una tradizione riferisce che Pio IX, probabilmente di ritorno da Bologna e prima di recarsi a Lugo, si fermasse per qualche giorno di riposo a Castel Bolognese, ospite della famiglia Ginnasi presso la Villa di Casalecchio. Per l’occasione sarebbero stati costruiti tre pilastrini con immagini mariane in ogni incrocio tra la via Emilia e Villa Ginnasi, in onore dell’illustre ospite e per accompagnarlo nella preghiera lungo la strada. Essi, giunti sino a noi sono posti, il primo tra via Santa Croce e via Lughese, quello oggi restaurato; il secondo tra via Sant’Ilario e via Contessa, ricostruito qualche anno fa su disegno originale poiché abbattuto in seguito ad un incidente agricolo; il terzo tra via Lughese e via Farosi, in attesa del restauro. A poca distanza sorge su via Farosi l’oratorio della villa, dedicato a Sant’Antonio da Padova, nel quale si dice che il Papa abbia celebrato Messa e che da anni si trova in stato di deplorevole abbandono. Non tradisca la circostanza che oggi, per recarsi dalla via Emilia alla Villa Ginnasi occorra percorrere una strada diversa: la ferrovia infatti ha interrotto la naturale continuazione della via Lughese in via Sant’Ilario, segmenti, tra l’altro, di un importante asse centuriale. I tre pilastrini, abbastanza diversi tra loro, hanno perduto, a causa di ladri sacrileghi, le originarie immagini in ceramica. Quello di via Lughese, il più tozzo dei tre, è l’unico intonacato ed ha la particolarità di essere bifronte. Per copertura v’ha un capitello in pietra serena, rifinito a tronco di cono, con in cima una bella croce in metallo. Le due ceramiche sono inserite in piccole nicchie: sulla faccia volta su via Lughese è ora stata posta l’immagine della B.V. della Concezione, Patrona Cittadina a ricordo della Peregrinatio Mariæ svoltasi in tutte le Parrocchie del Comune nel 1993, centenario dell’oltraggio subìto; sull’altra verso via Santa Croce l’immagine della B.V. del Piratello Patrona della Diocesi, a ricordo della Peregrinatio Mariæ svoltasi lo scorso anno. Il pilastrino di via Contessa è più snello, su base rettangolare, a pietra a vista e coperto con un tetto a due falde in coppi. Sotto l’edicola, nella quale v’è una statuetta della Madonna di Lourdes postavi di recente, si legge la scritta: “O passeggiero / il capo inchina / alla Madre di Dio / del Ciel Regina / nell’anno 1879” Il pilastrino di via Farosi è il più alto ed il più proporzionato; costruito di mattoni rivestiti di leggero intonaco. ha alla base della grande nicchia, nella quale oggi è posta una immaginetta mariana, un ampio bancale per i fiori. Sopra la bella cornice di finitura, la copertura si conclude in una piramide di pietra serena in cima alla quale, sopra una piccola sfera, è posta una croce metallica.
Nonostante la tradizione ed in mancanza di documenti, è però più probabile che questi pilastrini siano stati edificati molto prima, forse nel 1834. Il 16 giugno di quell’anno il Vescovo di Imola Mastai Ferretti (che poi diventerà papa Pio IX) visitò le Parrocchie di Casalecchio e Borello fermandosi dapprima in preghiera all’Oratorio Bragaldi, per recarsi poi all’oratorio Ginnasi ed infine, il giorno successivo all’oratorio Galeati di via Rio Sanguinario dopo essere stato ospite per la notte nella Villa Ginnasi. L’oratorio Bragaldi, oggi inserito nel parco della villa Centonara, si trova proprio a brevissima distanza dal pilastrino di via Lughese e in quell’epoca era sotto la parrocchia di Casalecchio. Risale infatti al 1919 l’ampliamento territoriale della Parrocchia di San Petronio fino alla ferrovia.
Paolo Grandi
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