Il passaggio di Pio IX da Castel Bolognese
Dopo Clemente VII e Pio VII, Pio IX fu il terzo e, finora l’ultimo Papa che transitò, fermandosi, a Castel Bolognese. Clemente VII (Giulio de’ Medici 1523-1534), diretto a Bologna, passò il 29 ottobre 1529 sostando in casa Pallantieri, sulla via Emilia, ove ricevette il saluto di quella famiglia e del clero castellano; Pio VII (Gregorio Barnaba Chiaramonti 1800-1823), di ritorno dall’esilio francese, fu accolto, per ordine della Magistratura castellana, da un drappello di dragoni della guardia civica e da numeroso popolo al ponte della Torretta il giorno 15 aprile 1814. Staccati i cavalli, tanta gente trascinò la carrozza papale sino alla chiesa di San Francesco, ove il Papa sostò in preghiera, per poi dirigersi verso Rimini, Loreto e Roma, evitando Faenza ancora sotto l’influsso giacobino. A ricordo dell’avvenimento, furono poste due lapidi, una nella facciata del Palazzo municipale, una nella Sacrestia di San Francesco, entrambe purtroppo distrutte. Se ne conserva tuttavia ancora il testo.
Dopo i fatti tumultuosi del 1848, e la successiva restaurazione del governo pontificio, papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti 1846-1878) si mosse alla decisione di portarsi in visita nelle Romagne, che erano, da sempre, la regione più turbolenta del suo Stato. La carovana composta da otto carrozze si mosse da Piazza San Pietro il 4 maggio 1857; il Pontefice sarebbe tornato a Roma solo nel successivo mese di agosto. In vista del singolare avvenimento il 12 maggio 1857 la Municipalità di Castel Bolognese fece affiggere un manifesto ove invitava i cittadini a pulire le facciate delle case, le strade e a non scarabocchiare i muri con scritte; a spese del Comune fu stampato un opuscoletto contenete i testi delle lapidi commemorative e dell’inno che sarebbe poi stato cantato dagli alunni delle scuole. L’Arciprete di San Petronio ed i Parroci del Vicariato stamparono l’ode in onore del Pontefice scritta da don Gioacchino Cantagalli di Faenza.
Pio IX, proveniente da Fognano varcò il Senio nelle prime ore del pomeriggio di sabato 6 giugno 1857, vigilia della Solennità della Santissima Trinità Una curiosa coincidenza avveniva in quella giornata: sabato 6 giugno 1846, sempre vigilia della SS.ma Trinità, all’incirca alla stessa ora, il Cardinale Mastai Ferretti, allora Vescovo di Imola, diretto a Roma per il conclave dal quale uscì eletto Papa, passò per Castel Bolognese, fermandosi dalle Monache Domenicane. Ben tre archi di trionfo erano stati innalzati per l’occasione dalla Comunità: uno alla porta del Molino, il secondo alla porta del Mercato, il terzo all’ingresso del Monastero delle Domenicane; un quarto a spese dei Comuni del Mandamento fu approntato all’inizio del Borgo San Carlo nei pressi della chiesa di San Sebastiano ed esponeva, assieme alle insegne gentilizie del Pontefice, gli stemmi comunali di Castel Bolognese, Riolo, Solarolo e Bagnara.
Ecco i testi delle lapidi poste sopra ognuno, dettate dal Cav. Giuseppe Rossi:
Alla Porta del Molino
AGE O PIE PONT. MAX. |
Salve o Pio Pontefice Massimo |
Alla Porta del Mercato
UNDECIM DENIQUE POST ANNOS |
Finalmente dopo undici anni |
All’ingresso del monastero delle Domenicane
DEO UNI TRINO |
Alla Santissima Trinità |
Presso San Sebastiano
AL PONTEFICE M.
ALL’OTTIMO PRINCIPE
PIO IX
CHE PREGATO DEGNAVASI DI VISITARE
I POPOLI DELL’EMILIA
I COMUNI DI CASTELBOLOGNESE SOLAROLO RIOLO BAGNARA
OSSEQUIOSI RICONOSCENTI ESULTANTI
Pio IX, che di Castel Bolognese conservava i ricordi del suo magistero episcopale e l’imperitura amicizia dell’Arciprete Mons. Gamberini, fu ricevuto con pompa straordinaria tra il giubilo della popolazione. Ad attendere il corteo papale, presso l’arco di Porta del Molino, allora confine della Diocesi, v’era il Vescovo di Imola, card. Baluffi, l’intera Municipalità, le autorità civili religiose e militari sia di Castel Bolognese che di Solarolo, Riolo e Bagnara. Un palco con trono pontificale era stato preparato sul fianco sinistro del Monastero delle Domenicane; tutta la via Emilia, sia all’interno del Castello che lungo il borgo, venne coperta di fiori, ed alcuni ragazzetti, vestiti di bianco, ebbero l’incarico di spargerne altri sulla strada, precedendo il Pontefice. Alle finestre di tutte le case erano esposti decori, drappi od arazzi ed una grandissima folla di Castellani e dei paesi vicini si accalcava lungo la Strada Maestra. Pio IX, giunto sotto l’arco, imitato dal suo seguito, discese dalla carrozza ed il Sindaco gli offrì le chiavi della città; quindi, preceduto dal Clero, attorniato dalle Autorità e da altri illustri personaggi, tra i quali il Marchese Camillo Zacchia-Rondinini, vestito dell’abito di Cameriere Secreto, e dal Duca Silvestro Camerini venuto per l’occasione da Ferrara accompagnato dalla moglie Eurosia, si recò processionalmente a piedi fino alla chiesa del Monastero delle Domenicane, ove si ritirò in adorazione del Santissimo Sacramento, accompagnato dai cori delle Monache che intonarono l’Ecce Sacerdos Magnus. Successivamente entrò in clausura, con sembiante più da Padre che da Pontefice, precisamente nel refettorio, ove era stato predisposto un trono; assisosi, ammise al bacio della pantofola tutte le Monache Domenicane e le educande presenti, ed anche le Terziarie Agostiniane, Teresiane e le Salesiane, qui riunitesi per l’occasione, ricevendo poi dalla priora Giuseppina Pasini il dono di un intaglio rappresentante l’ingresso di Cristo in Gerusalemme, eseguito da suor Maria Rosa Barbieri. Al termine, gli fu offerto un rinfresco poi Pio IX passò nell’orto a passeggiare per più di mezz’ora, raggiunto da Mons. Gamberini, al quale donò 100 scudi per i restauri della chiesa di San Petronio. Prima di lasciare il Monastero concesse alle Monache l’indulgenza plenaria perpetua nel giorno 6 di giugno, e ricevette nell’ingresso l’omaggio degli ordini regolari e secolari del Vicariato, nonché di tutti i Sindaci dei comuni del Mandamento; indi uscì acclamato dal popolo, salendo sul palco. Da qui ammise al bacio della pantofola tutto il clero, il Sindaco ed altre persone; chiamatovi il Duca Camerini, gli donò un prezioso cofanetto contenente le Reliquie di San Silvestro e Santa Eurosia. Infine il Pontefice impartì la Benedizione Apostolica a tutti i presenti. Durante i festeggiamenti suonarono le bande di Riolo e Solarolo e gli alunni delle scuole di Castel Bolognese cantarono l’inno composto per l’occasione. Verso sera, dopo aver ringraziato il Sindaco di Castel Bolognese Giacomo Biancini, al quale donò una somma di denaro da distribuirsi ai poveri del paese, tutte le altre autorità e vari amici personali, salì in carrozza alla volta di Imola salutato da un generale coro di Evviva.
La sorpresa giunse, inaspettata, al Pontefice all’incrocio della Via Emilia con la strada per Riolo e Casola, all’altezza di San Sebastiano. Qui erano ad attenderlo le Autorità e tanta gente scesa da Casola Valsenio. Questi erano legati a Pio IX da tanti ricordi ed erano fieri di avergli dato il concittadino cardinale Giovanni Soglia come Segretario di Stato nell’anno più difficile del suo pontificato: il 1848. All’imboccatura della strada era stato eretto un arco trionfale di stile egizio, su disegno del pittore imolese Galassi, con sopra una ringhiera dalla quale la Banda di Casola Valsenio salutò l’arrivo della carrozza papale. L’arco recava la scritta: A Pio IX i Casolani. Il Pontefice fece arrestare la carrozza, scese a salutare la Magistratura casolana, benedisse e ringraziò anche la folla per i sacrifici affrontati nei venti chilometri percorsi a piedi; alzò poi la mano impartendo la benedizione verso la Valle, mentre la banda intonava salmi ed inni. La marcia della carovana papale procedette a rilento; oltre un’ora servì per raggiungere il ponte sul Santerno. Gli sbocchi sulla via Emilia delle strade di Borello, Serra, Zello e Ghiandolino erano pieni di contadini, di confraternite con stendardi e di sacerdoti entusiasti ed osannanti.
Durante la sosta a Bologna, Pio IX fu visitato ben due volte dall’Arciprete Mons. Gamberini. La prima volta il Pontefice gli donò altri 100 scudi per i restauri della chiesa di San Petronio e concesse anche l’indulgenza plenaria il 6 di giugno a tutti quelli che, confessati e comunicati, avessero pregato in quella giornata per il Pontefice secondo le sue intenzioni e per i bisogni della Chiesa Universale nella Arcipretale di San Petronio. Una tradizione riferisce che Pio IX, probabilmente di ritorno da Bologna e prima di recarsi a Lugo, si fermasse per qualche giorno di riposo a Castel Bolognese, ospite della famiglia Ginnasi presso la Villa di Casalecchio. Per l’occasione sarebbero stati costruiti i tre pilastrini con immagini mariane in ogni incrocio tra la via Emilia e Villa Ginnasi, in onore dell’illustre ospite e per accompagnarlo nella preghiera lungo la strada. Essi, tuttora visibili e restaurati, sono quello tra via Lughese e via Santa Croce, quello tra via Sant’Ilario e via Contessa, quello tra via Farosi e via Lughese. A poca distanza da quest’ultimo sorge su via Farosi l’oratorio della villa, dedicato a Sant’Antonio da Padova, nel quale si dice che il Papa abbia celebrato Messa e che da anni si trova in stato di deplorevole abbandono
INNO CANTATO DAI GIOVANI
DELLE PUBBLICHE SCUOLE DI CASTELBOLOGNESE
Su plaudiamo, ch’è bello il tripudio;
L’Immortale, il Magnanimo PIO
Vivo tempio allo Spirto di DIO
Oggi il Senio degnossi onorar.
Su plaudiamo; ed il colle ed il piano
Ne rispondan giulivi d’intorno:
Su plaudiamo; più lucido giorno
Né più lieto vedremo spuntar.
O Tu salve, sostegno e decoro
Della fè, della Sposa al Signore:
O Tu salve, dell’Angiol d’amore,
Cui s’inchina devoto il fedel.
Questo dì noi beato diremo,
Invitando i più tardi nepoti,
La memoria a serbarne devoti,
Fin che il Sole risplenda nel Ciel.
Paolo Grandi
Arco trionfale innalzato presso la chiesa di San Sebastiano in occasione del passaggio di Pio IX da Castel Bolognese. L’arco fu progettato dall’ingegnere Giovanni Mazzanti.
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