Paolo Lama (1872-1949)
Nasce a Solarolo (RA) il 3 maggio 1872 da Pietro e Domenica Drei, calzolaio. Detto Paladò. Tutta la famiglia si trasferisce a Castel Bolognese (RA) nel 1875, quando egli ha appena 3 anni. Qui vivrà poi il resto della sua esistenza. Frequenta solo le prime classi elementari. Aderisce giovanissimo all’anarchismo, insieme al fratello Vincenzo, e prende parte a tutte le manifestazioni locali del movimento. Nelle fonti di polizia viene descritto “di carattere prepotente, poco educato, di limitata intelligenza e coltura”, e si segnala che “verso le Autorità mantiene un contegno sprezzante”. Si ammette comunque che “è assiduo al lavoro” e che “si comporta bene colla famiglia”. Tra il 1886 e il 1916 subisce una decina di processi, conclusi talvolta con assoluzione per mancanza di prove e più spesso con lievi condanne, per reati vari (lesioni, danno volontario, grida sediziose, oltraggio ai carabinieri, disturbo della quiete pubblica, associazione sediziosa). Viene considerato uno dei principali autori dell’asportazione e rottura della croce della Chiesa di San Petronio, avvenuta la notte del 31 marzo 1890. E’ ritenuto inoltre uno dei responsabili dello “imbrattamento con materie fecali” della porta della stessa chiesa, nonchè di “oltraggi” nei confronti delle Guardie di Città da parte di una comitiva, episodi verificatisi in notti diverse dello stesso anno, restati tutti impuniti per impossibilità di raccogliere prove sufficienti per una incriminazione. Nel 1892 è socio del Circolo di Studi Sociali di Castel Bolognese (a cui partecipano socialisti, repubblicani e anarchici), ma si dimette con una decina di altri anarchici intransigenti per solidarietà con Raffaele Cavallazzi, accusato di “atteggiamento autoritario” ed espulso, perché ha cercato di contrastare la linea riformista e gradualista del socialista Umberto Brunelli e di spostare il Circolo stesso su posizioni più radicali. Nell’aprile 1897 parte per la Grecia, insieme all’anarchico castellano Ugo Diversi e al diciassettenne Marco Lanzoni, per combattere come volontario nella guerra greco-turca. Contano di unirsi alle Camicie Rosse di Ricciotti Garibaldi, fra cui si trovano già arruolati altri 6 castellani partiti in precedenza (Paolo Dall’Oppio, Paolo Lanzoni, Ugo Silvestrini, Giovanni Tosi, e gli anarchici Giovanni Capra e Antonio Raccagna), ma vengono fermati con decine di altri volontari romagnoli in alto mare dalle guardie di finanza e costretti a tornare a casa. Firma la protesta per il processo di Ancona a carico di Malatesta e compagni per “associazione di malfattori” pubblicata nel Supplemento de “L’Agitazione” del 31 marzo 1898, e la successiva protesta per un altro processo agli anarchici del capoluogo marchigiano accusati di “associazione sediziosa” (“L’Agitazione”, luglio 1900). Nel settembre 1900, nel clima repressivo seguito al regicidio di Bresci, viene denunciato per associazione sediziosa quale uno dei componenti il nucleo organizzatore del Gruppo socialista-anarchico di Castel Bolognese sciolto d’autorità. Prevedendo il suo arresto si rende latitante e rientra in paese appena trascorsa la flagranza. Al successivo processo, il 4 dicembre 1900 a Ravenna, viene dichiarato il non luogo a procedere per insufficienza di indizi. Prende parte al Convegno regionale anarchico che si tiene a Castel Bolognese il 20 ottobre 1907. Per tutta l’epoca giolittiana continua ad essere ritenuto pericoloso e prosegue la vigilanza nei suoi confronti. Nel maggio del 1917 firma una scheda di sottoscrizione a favore degli anarchici detenuti promossa dal Comitato di azione internazionalista anarchica. Dopo l’avvento del fascismo è costretto a cessare ogni attività, ma ancora nel 1927 si segnala che “professa tuttora idee contrarie alle istituzioni e al Regime”. Nel 1930 viene radiato dallo schedario dei sovversivi. Muore a Castel Bolognese il 25 marzo 1949.
FONTI: ACS, CPC, ad nomen; MRBo, Fondi tematici. Gollini 1967-70; BLAB, Fondo Anarchici castellani.
BIBLIOGRAFIA: F. Serantini, Il calzolaio e la Garita, “Il Resto del Carlino”, 10 nov. 1957; S. Borghesi, Camicie Rosse a Domokos, “La Piè”, a.XLIII, n.4, lug.-ago. 1974; P. Costa , Comune e popolo a Castelbolognese (1859-1922), Imola, Galeati, 1980; O. Diversi, Dall’ultima trincea tedesca sul Senio. Castelbolognese 1943-1980, Imola, Galeati, 1981; Il movimento anarchico a Castelbolognese (1870-1945), Castel Bolognese, Grafica Artigiana, 1984.
Gianpiero Landi
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