Olga Bolognini, “modello di figlia, di sposa, di donna colta e gentile”
Passeggiando nelle zone più antiche del cimitero di Castel Bolognese, si viene colpiti dalla fotografia che è posta sulla tomba di Olga Bolognini, una bellissima ragazza morta a quasi 26 anni nel lontano 1926. Professoressa di lingua francese, era prima cugina di Tullio Bolognini, studente di lettere e promettente poeta, morto ad appena vent’anni nella Grande Guerra.
Chi fosse Olga Bolognini è possibile leggerlo in un opuscolo in sua memoria, dato alle stampe il 12 luglio 1928, in occasione del secondo anniversario della sua scomparsa.
“Nacque Olga Bolognini in Santa Fè (Repubblica Argentina) il 15 Agosto 1900 da Alfredo e da Antonietta Biancini, entrambi di Castel Bolognese ed emigrati in quella lontana terra.
Era l’Olga la quartogenita: due figliuoletti, Argentina e Bruno erano morti in tenerissima età: sopravvivente restava solo Aldino, ora laureato in Chimica, il quale quando venne alla luce la nuova sorellina, contava poco più di tre anni.
Diciotto mesi dippoi la famigliola rimpatriava a Castel Bolognese dove la piccina diede le prime manifestazioni di una grande vivacità e di una precoce intelligenza.
Nel 1907 per motivi professionali del padre farmacista la famiglia portava i suoi penati a Milano dove Olga, delizia e conforto de’ suoi cari, compì gli studi fino ad ottenere nel 1918 il diploma di Maestra.
L’ambiente intellettuale della grande metropoli lombarda persuase la studiosa giovinetta ad agguerire la propria cultura e datasi allo studio della lingua francese decise col consenso dei suoi, a diventarne insegnante.
A tal uopo dopo aver frequentato il Circolo Filologico di Milano l’Olga venne a Bologna per udirvi in quella Università le lezioni dell’illustre Prof. Toldo e quelle di Mademoisette Lamielle, distintissima insegnante della quale divenne tosto la prediletta allieva.
Con una solidissima preparazione si presentò agli esami ottenendo il diploma di insegnante di lingua francese con tale splendida votazione dopo una brillante dissertazione sul Lamartine che il Prof. Toldo ebbe pubblicamente a dirLe “Lei è un pozzo di scienza”, frase della quale l’Olga pure tanto modesta, talora scherzosamente si compiaceva coi suoi nelle rievocazioni de’ cari ricordi famigliari.
Da Bologna per esaudire un supremo desiderio nostalgico della madre la famiglia ritornò a Castel Bolognese. Ivi la nuova Professoressa si dedicò all’insegnamento privato che fu per essa ragione non di speculazione o di guadagno ma di missione nel senso più alto e nobile della parola.
I giovinetti accorrevano con vivo desiderio a dissetarsi a quella pura fonte di bontà e di sapere. L’ammirevole metodo di insegnamento da Lei seguito addomesticava anche i meno docili e dirozzava i meno intelligenti e tutti i suoi discepoli l’amavano e stimavano come una madre e bastava un suo dolce rimprovero una sua minaccia di abbandonarli a se stessi perchè diventassero subito savi ed ossequenti.
Nel frattempo l’Olga si era ufficialmente fidanzata col rag. Vittorio Liverani, giovane suo coetaneo che doveva poi farla sua sposa. Nel giorno 22 Ottobre 1925 le nozze si celebrarono in piena letizia: la bene assortita coppia era preconizzata alla più sicura felicità. Ma un destino crudele incombeva invece su di essa. Poco dopo il matrimonio il terribile male che doveva così precocemente ucciderla, aggredì con tale violenza e con così rapido sviluppo quel rigoglioso organismo da dover ricoverare l’inferma in una casa di salute donde uscì quasi due mesi dopo, non migliorata, per essere ospitata in Dozza Imolese presso il padre.
Questi, come tutti i congiunti, sperava ancora che l’aria balsamica di quel paese, le cure di medici valorosi l’assistenza assidua e affettuosa dei famigliari avrebbero ridonata la salute alla malata.
Vane illusioni! dopo una lotta atroce contro il male ed in mezzo a sofferenze orribili, incredibili Olga Bolognini la martoriata creatura esalava l’ultimo respiro nei primi minuti del giorno 12 Luglio 1926.
Dire dello strazio dei suoi c’è impossibile: solo chi ne seppe la adorazione per la loro bella, buona, intelligente Olga può immaginarlo. I funerali riuscirono di una mai vista solennità: tutta Castel Bolognese ne seguì la salma fino al Cimitero dove uno dei più intimi amici della famiglia Bolognini, il Dott. Brunelli, si fece interprete di questo unanime cordoglio con un discorso che i parenti della cara Estinta vogliono qui riprodotto perchè seppe nella forma più sincera e commovente far rifulgere le virtù di Olga Bolognini e lasciarne il più affettuoso ricordo”.
Parole dette sul feretro al cimitero di Castel Bolognese
OLGA BOLOGNINI-LIVERANI si è spenta nel luminoso meriggio di Sua vita.
Come molti, pur sapendola gravemente malata, non vollero nel primo momento credere alla notizia della Sua morte, perchè pareva loro impossibile che il male avesse in così breve tempo distrutta tanta fiorente bellezza, così ancor oggi ho sentito non pochi ribellarsi al pensiero che possa essere sepolta in questa bara Colei che fino a pochi mesi fa vedemmo passeggiare perle vie del nostro paese come uno dei più superbi esemplari della forte sanità di nostra gente.
Nella vivacità dei grandi occhi lucenti traspariva la Sua agile intelligenza; nella squisitezza del tratto si rivelava la Sua fine educazione; nella materna carezza di che Ella circondava i fanciulli affidati alla Sua cultura si sentiva tutto il tesoro della Sua espansiva bontà. La Sua aitante figura ci passava accanto come un lieto inno di vita, come una gioiosa sfida alle insidie dei mali che ovunque ci circondano.
Ma il male, a confermare appunto la sua triste supremazia nelle vicende di questa nostra breve e grama esistenza, volle ghermire questa magnifica preda e dopo averle inflitte le più inaudite sofferenze, l’abbatté proprio nell’ora in cui, raggiunto il suo sogno d’amore, l’animo di Lei si apriva alle più rosee e legittime speranze.
La bella, la dolce, la forte creatura piegò come vigoroso arbusto travolto dall’uragano.
Solo chi l’ha vista negli ultimi giorni di Sua vita ridotta ad una diafana larva di quella che era stata la Sua possente persona; solo chi ha assistito alle angosciose alternative delle Sue speranze, delle Sue rassegnazioni, delle Sue ribellioni alla crudeltà del destino che La colpiva; solo chi ha conosciute le delicate preoccupazioni che la Poverina manifestava, pur fra gli strazi del male, pei disagi di quelli che infaticabilmente Le prodigavano la loro affettuosa assistenza, può capire quale debba essere stato per mesi il supplizio dei Suoi cari che, malgrado tutte le cure che la scienza poteva suggerire, si videro dissolvere miseramente fra le braccia l’oggetto del loro più grande e più profondo amore.
Non dirò ad essi parole di conforto; chè nessuna parola può essere adeguata a tanto dolore: sola consolazione può essere per loro il saper confuse le nostre lacrime a quelle che la cara Estinta bevve coi suoi ultimi baci dai loro occhi.
E poichè questa fraternità di lacrime ho vista in voi, o cittadini, poichè in questo vostro innumerevole corteo ho sentito il pianto di tutto il paese, a nome delle Famiglie Bolognini e Liverani, che me ne hanno dato l’incarico, vi ringrazio del degno omaggio reso alla memoria di Colei che fu modello di figlia, di sposa, di donna colta e gentile.
14 Luglio 1926
On. Dott. Umberto Brunelli
Testi tratti da “In memoria della Prof.ssa Olga Bolognini in Liverani”, Castel Bolognese, 1928.
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