Le mura e i torrioni di Castel Bolognese
Il torrione dell’Ospedale all’inizio del ‘900
Quando il Castello, che prese il nome di Castel Bolognese, venne costruito nel 1389 dal Senato di Bologna, fu provveduta la costruzione di mura resistenti e di una porta, nonchè d’un fossato difensivo. Questo primo nucleo, destinato successivamente ad ingrandirsi, corrispondeva all’attuale percorso di Via Roma, Via Antolini, Piazza Fanti, Piazza Bernardi (ove sorgeva la torre di Giovanni da Siena che fungeva da porta), Via Ginnasi, Piazzale Poggi. Il castello misurava m. 125 x 222 con un perimetro di circa m. 700 e la sua distanza dalla via Emilia era di circa 90 metri. La comunità insediatasi nel castello si ingrandì presto, tanto da formare un borgo a ridosso della porta d’accesso. Per difendere anche queste case, le mura vennero ampliate nel 1425, racchiudendo pure un tratto di Via Emilia. Il castello, ormai persa la sua funzione difensiva e di avamposto bolognese, diveniva città murata, le cui dimensioni erano di m. 222 x 310 per un perimetro di circa 1.100 metri. Le porte d’accesso furono due, entrambe a cavaliere della Via Emilia, e poste l’una verso Faenza e l’altra verso Imola. Furono costruiti bastioni angolari e rinforzata la rocca che Antonio di Vincenzo aveva edificato nel 1391. Le mura del vecchio castello rimaste all’interno della nuova cinta furono demolite, il ponte d’accesso alla vecchia porta ed il fossato intercluso furono interrati, rimase a testimone la torre che vigilò sui destini di Castel Bolognese fino al 4 febbraio 1945 giorno in cui la rabbia nemica ne decretò la fine, minandola.
La tradizione ricorda che nel 1434 i Bolognesi provvidero a rinforzare il nuovo castello; tuttavia un documento da me trovato nell’archivio notarile di Faenza ritarderebbe di quasi cinquant’anni questi lavori: in un contratto del 23 agosto 1481 Rinaldo Quarneti vende a Pietro di Milano macerie e 600 corbe di calcina per la costruenda nuova rocca di Castel Bolognese, e Giovanni Pallantieri vende a detto Pietro 20.000 mattoni di cotto e 200 corbe di calcina. Potrebbe dunque risalire a quest’epoca il misterioso disegno dei lavori di riparazione alla rocca di Castel Bolognese, conservato nell’archivio di Stato di Bologna, che alcuni attribuiscono a Leonardo da Vinci, il quale qui avrebbe sostato al seguito di Cesare Borgia che inferse una prima, violenta offesa alle mura cittadine nel 1501. Il Valentino fece atterrare la rocca e le mura, fece riempire il fossato che ne circondava il perimetro e ordinò che la località non fosse più chiamata Castel Bolognese, ma Villa Cesarina. Passato il Borgia, le mura e i torrioni furono restaurati e ricostruiti a partire dal 1506. Sulla ricostruzione della rocca esistono divergenze. Leandro Alberti nella sua “Descrizione dell’ Italia” (1550) afferma che “non è mai stata ristorata la forte rocca che vi era, a terra per maggior parte gettata dal Valentino“; tuttavia alcune memorie riferiscono che la rocca venisse ricostruita tra il 1501 e il 1516. I lavori alle mura non erano forse ancora terminati quando il castello dovette subire l’attacco dei Guasconi nel 1509. L’assalto fu respinto grazie all’impavida resistenza dei Castellani guidati dal capitano di ventura Giovanni Francesco Pallantieri, padre di quell’Alessandro che diventerà Governatore di Roma. Le mura furono nuovamente restaurate e il 20 febbraio 1515 il Comune diede incarico al muratore G. Battista Pallantieri di togliere i merli e costruire bordonali. Probabilmente in questa epoca altri lavori vennero eseguiti, anche ai torrioni, per aggiornare il sistema difensivo alla evoluzione delle tecniche di guerra. Altri restauri furono compiuti alla cinta muraria nel 1582, nel 1585 e nel 1601. Successivamente altre riparazioni furono condotte nel 1730 e, su perizia dell’architetto Cosimo Morelli, nel 1761 e dal 1771 al 1773. Ormai privi di funzione difensiva torrioni e mura furono adibiti ad altri usi, abitazioni od opifici i primi (nel torrione di fronte all’ospedale fu alloggiato fino al 1944 un forno per il pane), pareti maestre per case, o muri di confine per le seconde. Inizia così la lenta decadenza del sistema difensivo cittadino.
Nel 1863 il Comune decise di aprire un varco nelle mura, a nord, in corrispondenza della strada che conduceva alla neonata ferrovia ed alla stazione cittadina. Un altro varco, detto “porta nuova” fu aperto a sud in corrispondenza di Via Garavini, portando così da due a quattro gli accessi alla città. Successivamente nell’anno 1865 il Comune decise l’abbattimento delle porte, poi eseguito nel 1876, giustificando il provvedimento con la necessità di allargare la strada principale per consentire una viabilità più agevole. La demolizione delle mura proseguì nel 1896/97 quando esse, ad eccezione di quelle a nord, furono abbassate fino all’altezza di un metro a guisa di parapetto. Nel 1935 per ottenere dalle Monache Domenicane un tratto della loro proprietà al fine di ampliare Via Costa, fu ad esse permesso di inglobare la Via Guidi che correva tra il loro orto e le mura. La Via Guidi fu dirottata al di fuori della cinta muraria aprendo un altro varco. Sempre degli anni ‘30 è la demolizione del torrione sud-est (il cosiddetto Torrione della Turca per via di una donna di probabile origine levantina che lì viveva col marito ed i figli) per far posto alla scuole elementari. A causa della guerra crollò il torrione di nordovest poi malamente ricostruito addossandovi una abitazione negli anni successivi. Negli anni ‘60 parte di mura ad est a ridosso della vecchia porta del mulino lasciò il posto ad un brutto edificio dallo stile incerto adibito ad albergo.
Uniche opere di rilievo fra tanto degrado sono state il restauro compiuto nel 1983 a cura della Soprintendenza di Ravenna e del Comune di Castel Bolognese al torrione ed al tratto di mura di fronte all’ospedale, ed alcuni interventi di conservazione eseguiti dai privati proprietari, come il lodevole restauro del bastione di nord-est, dei resti della rocca ed a tratti di mura. Null’altro. E pensare che in Via Pallantieri le mura stanno affiorando, per la gioia degli automobilisti che sopra vi parcheggiano, mentre ancora si attende il restauro del torrione sudovest, anch’esso di proprietà privata, il più antico della cerchia muraria, risalendo alla primitiva costruzione del secolo XIV.
Non resta che aspettare un serio intervento che coinvolga Comune, Soprintendenza, proprietari, volto a dare restauro e meritata dignità alle mura, ai torrioni, alla rocca del nostro castello che è pur sempre “città murata” fra le più singolari della nostra Romagna.
Paolo Grandi
Il torrione di sud-est o “della Turca”, demolito negli anni ’30.
Il torrione di nord-est come si presenta oggi dopo il recente restauro.Il torrione di fronte all’ospedale, restaurato nel 1983.
Il torrione di sud-ovest fotografato quando ancora c’erano i fossati all’esterno delle mura. Oggi esso è in attesa di restauro.
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