La lettera di Giovanni Piancastelli
Carissimo Sebastiano.
Tolgo dal Le Tour du Monde, grande e serio periodico illustrato francese, un brano, da un viaggio De Ravenne a Otrante par M. Charles Yriarte, il quale con una sola pennellata da maestro descrive il mio paese. Eccolo:
«Je suis parti de Ravenne pur chemin de fer, à une heure de l’après-midi ; j’ai fait un arret d’une demi heure a Castelbolognese, une ville grande, comme la main, une miniature de Missel italien, carrée, enfermée dans sa fortifications bien conservée, avec des tours d’angle et des bastions circulaires, una piace d’une belle allure, des èglises de marbre et des arcades comme a Bologne».
Io vorrei che i patres Patriae di questa mia disgraziata terra invitassero ora M. Yriarte a rivedere la sua miniature de Missel Italien, carrée, confermèe dans sa fortifications bien conservée, delegando il Silvestrini a farle da cicerone, e da codazzo tutti gli altri che votarono con lui. Sarebbe un bel quadro, non è vero?
Sarei certo che almeno il Sig. Silvestrini, il quale pare vada mendicando fama, l’avrebbe trovata sotto la forte penna di codesto illustre osservatore M.Yriarte, il quale certamente l’aggiusterebbe come si merita. Povera patria mia mutilata delle due più belle corone che ancora attestavano la sua storia, mi si spezza il cuore ogni qualvolta penso a quel barbaro fatto, tanto più grave in quantoché non v’ha più rimedio alcuno.
Se il Signore mi dà vita e che possa disporre di qualche momento, io penso di dipingere sopra tela le due porte che ben mi ricordo, e farne un regalo al Comune perché ne conservi la memoria, e perché almeno i nostri figli e le future generazioni sappiano almeno come erano costruite, sappiano con quanta ragione fosse appellato Castello dalla forma fortilizia e dal carattere spiccato delle sue antiche costruzioni d’architettura militare, e sappiano a qual tristo genio debbano gratitudine d’aver ridotto il loro antico caratteristico Castello, come un paese qualunque, una contrada, un villaggio.
Mio caro Sebastiano, compatisca a questo sfogo fuor di luogo, d’un povero artista, ma non di rado m’accade d’imbattermi in qualche libro che parla del mio paese, ma sempre o per la sola ragione d’essere la patria d’un bravo artista, il Bernardi, o pel motivo d’aver conservato il suo carattere d’antica costruzione fortilizia, ed allora mi tocca arrossire d’esservi nato in un epoca, in cui una casta d’ignoranti che lo governano gli hanno tarpato le sue più belle penne, e da una miniature de Missel italien l’hanno ridotto ad un lacero scartafaccio da sardelle.
Ignoro tuttora il giorno della mia partenza e non mi farebbe meraviglia che dovessi ritardare ancora di altri 10 o 15 giorni. lntanto la prego di dare mie buone notizie a casa, ed in attesa di presto abbracciarlo, mi conservi la sua benevolenza
Con mille saluti mi creda.
Suo Obbl.mo e Aff.mo
Gio. Piancastelli
Frascati, 24 luglio 1878
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