Angiulina, l’ultima ortolana di Castel Bolognese
La vedevi passare dalla piazza assai presto. Stivali da lavoro, l’immancabile fazzoletto in testa, il grembiule fiorato, Angela Bulgarelli, conosciuta come Angiulina ‘d l’ôrt, spingeva il suo carretto nero a due ruote, pieno di verdure fresche tolte da poche ore dall’orto dei Cornazzani che ella stessa, assieme al figlio Mario, ad altri familiari ed alla fedele collaboratrice Gigina coltivava direttamente. Dopo una sosta in San Francesco, per la preghiera, Angiulina apriva la vendita: dapprima in Piazza Bernardi poi, con la costruzione del mercato coperto, al suo interno. «At voi traté bèn, purina…» era la frase di rito con la quale rassicurava gli avventori che affollavano il suo improvvisato banco di vendita. Anche la bilancia era un lusso: per tutta la sua vita Angiulina ha sempre pesato le verdure su una consunta stadera e i conti erano risolti a mente o con poche operazioni sui tanti fogli di carta entro i quali ti avvolgeva il venduto. Se poi capitava di far tardi o di arrivare a mercato già chiuso, bastava andare a casa sua e qui, addirittura, se ciò che cercavi non era ancora stato raccolto, lei vi provvedeva all’istante.
Ma sentiamo dalla voce del figlio Mario, che ancora per qualche anno ha continuato l’attività materna concludendo, di fatto, l’epoca degli ortolani a Castel Bolognese, un ricordo della sua mamma.
Mio nonno Biagio Cornazzani era nato nel 1865; mia nonna Lucia nel 1870 e mio padre Antonio, primo di tre fratelli, nel 1900. Mia madre Angelina Bulgarelli, pure nata nel 1900, sposò mio padre nel 1927. Biagio, originario dell’lmolese, ma all’epoca residente a Solarolo, acquistò il cosiddetto “Orto Grande” nel 1914 e ne raddoppiò l’estensione nel 1936. A quell’epoca il confine giungeva a levante fino all’area ove nel dopoguerra si sarebbe insediata la C.O.M.A., a nord confinava col fondo Serraglio e a est con Via Canale che allora incrociava la Via Emilia La strada era delimitata da un muro di cui oggi rimane un pezzetto proprio verso il confine con il fondo Serraglio.
Di tutto questo appezzamento oggi è rimasta solo l’area dove abito ancora io con mia moglie, che è praticamente la parte (salvo l’area del Consorzio) comprata da mio nonno nel 1914. La porzione verso il canale fu ceduta a mio zio Giuseppe nel 1956 al momento di dividere la proprietà.
Mia madre Angelina ha dunque diviso le sorti di questi terreni dagli anni venti fino alla morte avvenuta nel 1993.
In pratica, oltre ai lavori manuali di ogni genere, in casa e nell’orto, Angiulina ha fatto quotidianamente l’ambulante dagli anni del dopoguerra (subentrando a mia nonna Lucia che cessò per limiti di età) fino a metà degli anni settanta e oltre, in quanto era felice quando poteva ancora incontrarsi con le vecchie amiche di tanti anni e in particolar modo quando la presenza al mercato era diventata più confortevole poiché si poteva sistemare nel mercato coperto.
Una cosa mi rallegra: ed è che mia madre ha lasciato certamente un buon ricordo di sé, merito anche del suo carattere d’oro.
Paolo Grandi
da: PAOLO GRANDI: L’orto, da necessità a piacere, Dozza, 2011
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