Domenico Amonio (1653-1721)
Medico del Re Sole
Poco sinora si sapeva di questo illustre castellano, se non per il richiamo alla strada del centro, Via Amonio, peraltro dedicata al fratello sacerdote e benefattore, Giovanni Maria del quale però si è persa la memoria. Di Domenico ci parla l’Emiliani, ripreso successivamente dal Diversi: Alla famiglia Amonio di Castel Bolognese, dalla quale uscirono parecchi individui che si illustrarono con opere di Beneficenza e per meriti scientifici, appartenne pure Domenico, di cui non mi viene fatto di conoscere il nome dei genitori, nè le date della nascita e della morte. La nascita però, tenuto conto di alcune circostanze, dovrebbe essere avvenuta circa nel 1670. Intorno a questo nostro illustre Concittadino so soltanto che ebbe fama grandissima di ottimo medico, tanto che ebbe l’onore, sul finire del secolo decimosettimo, oppure, nei primi anni del secolo decimottavo, di essere chiamato a Parigi ad occupare il ragguardevolissimo posto di Medico privato presso Luigi XIV Re di Francia, al quale fu sempre carissimo l’Amonio. Ed in Parigi questi cessò di vivere compianto da molti, che in vita lo avevano amato e stimato.
Grazie ad internet, ed alla passione per la ricerca di Andrea Soglia, si sono potuti scoprire due preziosi libri alla Biblioteca Nazionale di Parigi, oggi in nostro possesso in copia, con i quali abbiamo ricostruito la vita di questo concittadino, che non corrisponde esattamente alla biografia celebrativa dell’Emiliani, ma che ci restituisce un uomo del suo tempo, avventuriero e spregiudicato, figlio adottivo di quella Francia di Luigi XIV splendida, ricca e gaudente.
Domenico nacque a Castel Bolognese l’8 luglio 1653 da Mario e Laura Biancolli o Biancolelli e fu subito condotto al Fonte Battesimale di San Petronio ove ebbe quale Padrino il capitano Virgilio Costa, personaggio di spicco della città. Sulla data di nascita, dopo un’accurata ricerca presso l’archivio parrocchiale di San Petronio di Castel Bolognese, non vi sono più dubbi. Domenico infatti ha sempre mentito sulla sua vera età, tanto che, in un primo tempo, si pensava che egli fosse nato il 6 agosto 1647, gemello del fratello Giuseppe Maria, ma in realtà quella era la data di nascita del fratello maggiore Taddeo, che divenne in seguito priore dei canonici di San Petronio a Bologna. Da Castel Bolognese la famiglia si trasferì molto presto a Roma, ove Domenico rimase sino all’età di circa 20 anni, studiando ed ottenendo la laurea in medicina. Per verità Jacques Bernier, peraltro in generale assai malevolo verso i medici del suo tempo, nei suoi Essais de médecine dubita sulla laurea dell’Amonio definendolo un garzone di farmacia di Roma che ha portato in città pozioni e clisteri e, nonostante ciò, v’è qualcuno che ha fiducia nella loro efficacia. Dopodichè Domenico Amonio si mise a viaggiare e nel 1670 giunse in Francia al seguito del Duca di Nevers e di monsieur de Brissac che aveva conosciuto a Roma. Probabilmente grazie al loro intervento l’anno successivo gli fu assegnata dal re una pensione, seppur modesta, di 200 lire annue. Nell’aprile del 1676 il Brissac gli trovò un’ottima sistemazione presso la sorella Marguerite de Cossé, superiora dell’abbazia benedettina di Chelles.
Qui l’Amonio, godendo dell’affettuosa protezione e della fiducia della badessa, diede inizio a una fortunata carriera di medico alla moda alternando somministrazioni di pozioni ricavate dalle erbe, che lui stesso coltivava nell’orto dell’abbazia, a prescrizioni quali il decotto di midollo di cervo, impacchi di mosto d’uva e applicazione delle mani reumatizzate nella gola di un bue. Tra le sue prime clienti vi fu Madame de Sévigné, che abitava allora poco lontano dall’abbazia e che, nelle sue lettere, si dimostrò conquistata non solo, e forse non principalmente, dall’abilità del giovane medico, ma anche dal suo aspetto attraente e dal suo modo garbato di discorrere, sia pur sempre solo in italiano.
“C’est un jeunne homme de vigin-huit ans, dont le visage est le plus beau et le plus charmant que j’aie jamais vu; il a les yeux comme Mme de Mazarin et les dents parfaites, le reste du visage comme on imagine di Rinaldo, de grandes boucles noires qui lui font la plus agréable tête que vous ayez jamais vue”.
Così lo descrive la Sévigné che gli resterà amica per la vita.
Traduzione:
E’ un giovane uomo di ventotto anni (ndr: in realtà erano circa sei in meno), che ha il viso più bello e più piacevole che abbia giammai veduto. I suoi occhi sono come quelli di Mme de Mazarin ed i suoi denti perfetti, tanto che il suo volto assomiglia a quello di Rinaldo (il bellissimo eroe della Gerusalemme Liberata). Grandi riccioli neri gli fanno la più gradevole testa che voi abbiate mai visto.
Domenico Amonio divenne anche medico delle religiose dell’abbazia ma ciò, oltre la sua bellezza, vi provocò fermento, tanto che il Visitatore dell’Ordine lo costrinse ad andarsene. Chiamato a Roma da uno zio, maestro di Camera del nuovo papa Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi 1676-1689), partì il primo ottobre del 1676, ma il viaggio non gli procurò quanto sperava e, pertanto, nell’anno seguente, riprese il cammino per la Francia, fermandosi nel mese di luglio a Marsiglia presso Mme De Grignan figlia della Sévigné.
Marie de Rabutin-Chantal, marchesa di Sévigné (Parigi 1626-Grignan 1696). Di famiglia illustre, sposò Henry de Sévigné; rimasta vedova (1651), si dedicò all’educazione dei due figli, pur restando al centro della vita culturale e mondana. Le sue Lettere (oltre 1000, di cui la maggior parte alla figlia) offrono una vivace cronaca dell’epoca, dell’ambiente di corte e di quello letterario.
Luigi XIV detto il Grande o il Re Sole (Saint-Germain-en-Laye 1638-Versailles 1715), re di Francia dal 1643 al 1715, assunse il potere effettivo solo nel 1661, alla morte del cardinale Giulio Raimondo Mazzarino, suo ministro.
L’Amonio tornò dunque a Parigi verso la fine di settembre del 1677 ove fu ospite del Duca di Nevers, vestito come un principe. Assistette per cinque o sei giorni Mme de Coulanges ammalata di febbri intermittenti, Mme de Beaujeu sua dama di compagnia e Mme Le Tellier pur esse colpite dal morbo, che si ristabilirono dopo gravi patimenti. Nel dicembre del 1679 l’abate di Saint-Martin detto l’abbé Malotru pubblicò sulla rivista Mercure Galant la notizia della scoperta, da parte di Domenico Amonio, del medicamento per la cura delle febbri intermittenti. La sua fama di medico si sparse per Parigi: sue clienti furono numerose dame di corte e tra queste la favorita di re Luigi XIV M.lle de Fontagnes. A costei l’Amonio avrebbe reso anche vari favori, tra cui quello di convincere la Badessa di Chelles a dimettersi in favore della di lei sorella. Quando però la Fontagnes cadde in disgrazia, nel 1681, cui seguì una repentina morte, non mancarono voci di avvelenamento e sospetti a carico di Amonio, dissipati dall’autopsia, che ebbe luogo nonostante la resistenza del Sovrano.
Lo stesso Luigi XIV, nell’ottobre del 1680, ben informato delle buone qualità della persona del suo caro e buon amico Domenico Amonio, dottore in medicina, abitante da più anni nel suo reame, gli concede la naturalizzazione e l’anno seguente lo nomina suo medico ordinario; il 3 gennaio 1682, alla morte del medico bolognese Ippolito Marilli, segue la nomina a medico personale del Re, posto che l’Amonio occupò sino al 1689. La sua dimora, a Parigi, era in rue des Charités-Saint-Denis, ma il continuo spostarsi del Re lo costringeva a seguirlo da Versailles a Fontainebleau, da Amboise a Chambord. Notevole era lo stipendio, tanto che gli permise d’accumulare notevoli somme, con le quali aiutò per mezzo di prestiti, puntualmente rimborsati, la compagnia di Commedia Italiana dell’Arte di Domenico Biancolelli, probabile suo parente, e celebre Arlecchino. Tra l’altro, Amonio fu presente al contratto di matrimonio tra Pierre le Noir signore di La Thorillière e Caterina figlia del Biancolelli, stipulato il 2 novembre 1685, mentre fu testimone alle nozze della secondogenita, Gaetana, sposa dell’italiano Giovanni Tommaso Bucellini, celebratesi nella chiesa parigina di Saint-Eustache.
Introdotto presso il re ed i suoi ministri, Domenico Amonio era, d’altra parte, legato a personaggi della corte pontificia, quali il cardinale Maidalchini, che lo aveva incaricato di riscuotere le rendite che Luigi XIV gli aveva concesso in Francia, e allo stesso Nunzio di Parigi Cardinale Angelo Maria Ranuzzi. Nel corso di una lunga crisi tra Luigi XIV e Innocenzo XI, quando il re vietò al Nunzio l’accesso al proprio palazzo (1687-1688), l’Amonio parve alle due parti l’intermediario segreto ideale.. Nel novembre del 1687 il Segretario di Stato Colbert de Croissy lo aveva già incaricato di presentare al Nunzio le rimostranze del re per l’accoglienza riservata a Roma all’Ambasciatore Francese, Lavardin. Nel gennaio del 1688, quando, in seguito alla complessa questione sorta con il rifiuto del Lavardin di accettare il controllo della polizia pontificia sul proprio quartiere, Innocenzo XI volle far sapere a Luigi XIV che era incorso nella scomunica, senza, tuttavia, darle un carattere pubblico e ufficiale, che, secondo il Nunzio, avrebbe soltanto provocato un pericoloso irrigidimento del re, fu incaricato l’Amonio di recare il delicato annuncio al Sovrano: ed egli lo fece con grande riservatezza, mantenendosi poi per tutto l’anno in rapporto col Ranuzzi, anche quando questi venne sottoposto a stretta sorveglianza nel convento di Saint-Lazare. Ancora, il 31 gennaio 1690 Domenico Amonio fu incaricato di incontrare all’Hôtel de Ville di Parigi il rappresentante di Gian Carlo Ranuzzi Conte di Porretta la cui famiglia sarà poi proprietaria dell’attuale Palazzo di Giustizia di Bologna, Giuseppe Antolini (probabile altro castellano), già Segretario del defunto cardinale Ranuzzi, per riscuotere gli arretrati di una rendita.
Erano anni pieni di successo che l’Amonio trascorreva a Corte stupendo il re con esperimenti e scoperte: il 21 marzo 1690 Luigi XIV assistette nei dintorni di Versailles alla presentazione di una nuova arma ideata da un italiano presentatogli del medico castellano. Si trattava di un razzo portante un bomba con una sufficiente gittata, un antenato degli attuali missili. Ancora, Amonio si era dedicato a studi per ricavare un elisir di lunga vita distillando il corpo di un uomo vivo; domandò pertanto al re di offrirgli per l’esperimento un criminale condannato a morte, ma il re, inorridito, glielo rifiutò. Infine, millantando relazioni internazionali, Amonio riferì al re di aver scoperto un autentico busto romano di Cesare a lui assai rassomigliante e lo convinse ad acquistarlo e ad anticipargli anche le spese del viaggio per il trasporto. Una volta giunto, Luigi XIV lo fece piazzare nella Galleria della Reggia di Versailles, tra l’ammirazione della corte. L’imbroglio, tuttavia, non ebbe lunga vita: qualche anno dopo un scultore parigino, che aveva lo studio in Faubourg Saint-Antoine, presentò al re un conto di cento scudi, non ancora saldato, per un busto commissionatogli dal Medico di Corte che ritraesse le sembianze del re. Lo scultore disse che la statua era di legno, ma venne seppellita per darle un’aria di antico. La misura era colma: scoperto l’imbroglio fu per l’Amonio la caduta in disgrazia e la cacciata da Versailles; in effetti egli l’8 aprile 1700 non aveva altro titolo che quello di Gentilhomme Italien, tuttavia non fu la rovina economica, perchè continuò a godere delle rendite accumulate negli anni precedenti, tra le quali una di mille lire sugli aiuti e le gabelle dell’Hôtel de Ville di Parigi. Neppure gli fu precluso l’ingresso a Corte se il 31 dicembre 1701 vi si recò per fare a Luigi XIV gli auguri per il nuovo anno e per donargli una raccolta di componimenti di poeti bolognesi scritti in suo onore.
Col nuovo secolo Domenico Amonio abbandonò la medicina per darsi completamente alle speculazioni finanziarie, in collegamento con alcuni manieurs d’argent internazionali, attività nella quale, del resto, si era già sperimentato negli anni in cui era medico del re. Il suo nome ritorna più volte quale agente incaricato di riscuotere lettere di cambio per diversi stranieri, e quale speculatore in corrispondenza con alcuni informatori stranieri durante la guerra d’Olanda.
Arrivato scapolo all’età di cinquantasei anni, il 2 febbraio 1709 Amonio sposò Marie-Madeleine Bedé, figlia di Jean Bedé cavaliere e signore di Hautecuve, nipote del medico del Re Elie Bedé des Fougerais che fornì forse a Molière il modello per il personaggio di Desfonandrès ne l’Amour médecin. Ella gli portò una cospicua dote di 100.000 lire. Dal contratto matrimoniale Domenico Amonio, che al momento abitava a Parigi in Rue Thérèse in parrocchia di Saint Eustache, risulta essere proprietario di diverse terre in Romagna e di rendite sugli aiuti e gabelle e altri titoli per un ammontare di 11.087 lire. I suoi affari dovettero prosperare negli anni successivi anche grazie al danaro portato in dote della moglie, poichè nel 1716 fu iscritto per la somma di 600.000 lire nella lista di Gens d’affaires redatta in vista di una loro tassazione. Quanto il finanziere Amonio fosse famoso in Francia lo dimostra una poesia di Jean-Baptiste Rousseau. Questi, rientrato dall’esilio dopo la morte del Re Sole, avvenuta nel 1715, fu invitato dall’abate di Chaulieu ad occuparsi di affari finanziari, offerta che il poeta declinò con questo fiero rifiuto in versi:
Quelle honte, bon Dieu! Quel scandale au Parnasse
De voir l’un de ses candidats
Employer la plume d’Horace
A liquider un compte, or dresser des états!
J’ai vu, diroit Marot, en faisant la grimace,
J’ai vu l’élève de Clio
Sedentem in telonio,
Je l’ai vu calculer, nombrer, chiffer, rabattre,
Et d’un produit au dernier quatre
Discourir mieux qu’Amonio.
Traduzione
Quale onta, buon Dio! Quale scandalo in Parnaso
Vedere un suo candidato
Usare la penna d’Orazio
Per saldare un conto, o redigere uno stato!
Ho visto, caro Marot, facendo la smorfia,
Ho visto l’allievo di Clio
Seduto al banco dei gabellieri,
L’ho visto calcolare, contare, numerare, abbassare
E d’un provento alla fine dei quattro
Parlarne meglio d’Amonio.
La parabola, tuttavia, volgeva al declino. Il 7 marzo 1716 fu pubblicato un editto contro gli appaltatori di gabelle colpevoli d’estorsione, i contabili ed i finanzieri accusati di peculato e gli usurai rei di aggiotaggio di titoli di Stato. Fu loro vietato di lasciare l’abituale residenza senza un permesso scritto del Re, pena una punizione corporale o, persino, della vita. Sei mesi dopo le azioni giudiziarie cessarono e le pene corporali furono convertite in ammende; i finanzieri tuttavia furono costretti a produrre alla Camera di Giustizia la propria contabilità perchè fosse tassata. L’Amonio si rifiutò di presentare i suoi conti e, pertanto, fu arrestato e messo in prigione nel novembre dello stesso anno 1716. Non è dato di sapere come e quando ne uscì, ma è lecito pensare che, grazie agli appoggi di cui godeva e alla facilità con la quale le pene personali venivano a quell’epoca commutate in ammende, sia stato liberato in breve tempo. La vicenda, tuttavia, lo segnò definitivamente: da quel momento sparì completamente dalla vita e dagli affari di Parigi fino alla morte, che giunse verso la fine di gennaio dell’anno 1721, all’età di sessantotto anni.
Lasciò la vedova ed una figlia, Anne-Madeleine, di soli undici anni. Il tre febbraio 1721 attorno a loro si riunirono parenti ed amici che nominarono tutrice della minore la madre e pro-tutore Louis Camus Destouches maresciallo ed aiutante di campo del Re, nonchè Commendatore dell’Ordine Militare di San Luigi. Una lettera scritta a Mme de Balleroy il primo gennaio 1723, si trova un ultimo dettaglio sulla vita della Vedova di Domenico Amonio.
“Il giorno di Natale (1722) la vedova Amonio raccoglieva denaro assieme a tre serve ed a una dama di compagnia, presso la chiesa di Sant’Eustachio, ove la mattina aveva offerto il pane benedetto, portato da dodici povere donne che ella aveva fatto vestire ed alle quali aveva donato ciascuna uno scudo”.
La figura di Domenico Amonio, medico, finanziere, avventuriero, godette di una larga notorietà, non sempre favorevole, ai suoi tempi a Parigi: non solo egli è ricordato nelle memorie e nelle lettere di diversi personaggi vissuti intorno alla Corte, ed in opere di medicina (ove, oltre al Bernier, è citato da M. de Sait-Martin che elogia un suo ritrovato contro il paludismo), ma anche nelle opere di alcuni noti letterati come, s’è visto, il Rousseau. Castel Bolognese ritrova, dopo questa ricerca, un caro figlio nella sua reale e spregiudicata storia: un po’ meno magnificato, un po’ più discolo, ma sempre grande in una Corte, Versailles ed in una Città, Parigi, lumi d’Europa irradiati in quell’epoca dal loro più grande Sovrano: Luigi XIV il Re Sole.
Un grazie ad Anna Ragazzini che ci ha aiutato nelle traduzioni dalla lingua francese.
PAOLO GRANDI
ANDREA SOGLIA
Prima parte di un documento conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi, dal titolo: Memoire pour Jacques Rigioli sieur de Long-champ, Appellant de plusieurs Sentences du Chastelet contre A. Ranuzzi et Sieur Amonio, Docteur en Medecine (Parigi, 1696).
Bibliografia:
C. S. Le Paulmier, Dominique Amonio Médecin de Louis XIV, tratto da: Mémoires de la Sociètè de l’Histoire de Paris et de l’Ile-de-France, Parigi, 1893;
J. Bernier, Essais de Mèdicine, où il est traitè de l’Histoire de la Médicine et des médecins, Parigi, 1689;
J. B. Rousseau, Oeuvres, Parigi, 1620;
L. Pastor, Storia dei Papi, vol. XIV, Roma, 1943;
J. de Fleury, Memoire pour Jacques Rigioli sieur de Long-champ, Appellant de plusieurs Sentences du Chastelet contre A. Ranuzzi et Sieur Amonio, Docteur en Medecine, Parigi, 1696;
J. Balteau, Amonio, in: Dictionnaire de biographie française, vol. II, Parigi, 1936;
E. Fasano Guarini, Amonio Domenico, in: Dizionario Biografico degli Italiani, vol. III, Roma, 1963;
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