Gaetano Marzocchi (1922-2009)
Ricordando Gaetano, castellano di adozione
Per la gente Gaetano Marzocchi, anche se di origine ravennate era un castellano a tutti gli effetti, era “Gaetano” per antonomasia, l’orefice che si è fatto apprezzare per la sua professione qui esercitata per trentotto anni. Si era formato alla scuola artistica faentina e alla sua creativa vitalità. Era un uomo aperto a molteplici interessi, capace anche di sorprese.
Apparteneva a quella generazione che dovette sacrificare al dio pagano della guerra alcuni degli anni migliori della vita. Diciotto mesi di sommergibile, ma non se ne lamentava anche se lo rattristava il ricordo del giovane fratello caduto sul fronte africano di guerra. Gaetano era appagato dall’aver potuto portare avanti nella vita le sue molte passioni come l’aeromodellismo e altro. Fu anche cronometrista ufficiale dell’autodromo di Imola ed ebbe l’amicizia di Enzo Ferrari. In pensione non è restato certamente inoperoso. I suoi amici del Lions Club Valle Senio non potranno mai dimenticare la sua preziosa collaborazione.
In pensione soprattutto poté dare libera espressione ad una vena artistica mai sopita, e coltivata in gioventù alla prestigiosa scuola di disegno “T. Minardi” di Faenza, ove ebbe come maestro ed amico il grande Francesco Nonni. Era molto bravo nel restauro degli oggetti artistici di oreficeria, particolarmente di quelli sacri. A lui si devono, fra l’altro, il recupero della bella residenza processionale della Madonna della Fognana, venerata a Tebano e il restauro di argenti conservati nel museo della Parrocchia di San Petronio. Restituire l’arte sacra al suo originario splendore era per lui come rivitalizzarsi nella preghiera. Amava conoscere le molteplici regole del gioco artistico. Si cimentava nella scultura, nella ceramica, nella pittura, nell’arte dell’incisione non solo xilografica. Più recentemente sperimentava tecniche nuove di colorazione su metalli e su vetro con intuizioni personali ed accorgimenti dettati da cognizioni segrete. Tanti suoi lavori sono stati ammirati nelle rassegne artistiche promosse dalla Sala Forum di Faenza.
Dal metallo trattato da Gaetano aggettano figure dolcissime e paesaggi idilliaci, momenti di ideale bellezza fissata in accensioni cromatiche e sottratta al fluire fenomenico per affidarla alla contemplazione. Dalle sue tecniche miste sono usciti lavori sui quali l’autore ha impresso finezza e poesia, ideali di bellezza classica riproposti in chiave moderna. Gaetano era un signore distinto e garbato. Aveva scelto come dimora un palazzo tra i più antichi di Castello, che si affacciano sulla via Emilia. Viveva e lavorava in interni che hanno conservato le fascinose strutture ed atmosfere del ‘700 e dell’800. Un ambiente dove il tempo sembra essersi fermato, che si presta più di altri a soddisfare l’esigenza di coltivare valori, che la massa distratta oggi ha perduto.
La sua porta era aperta a tutti. Tutti potevano condividere con lui la gioia di esplorare instancabilmente un mondo di bellezza, che dà tanta consolazione. Inoltre si veniva gratificati dal dono della sua amicizia, che era calda e sincera. Di questo dono ora sentiremo molto la mancanza, anche se ci conforta il pensiero che Gaetano è entrato nella pace dei giusti.Grazie, Gaetano.
S. Borghesi
Discorso letto in San Petronio il 28/1/2009 e pubblicato su Il nuovo diario messaggero del 31/1/2009.
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