Antonio Corbara (1909 – 1984)
Il dott. Antonio Corbara è deceduto improvvisamente nella sua abitazione il 6 febbraio scorso. Castelbolognese e tutta la Romagna hanno perduto con lui uno dei maggiori studiosi d’arte. Era nato a Faenza nel 1909 e fin da giovane si era interessato al mondo artistico, collaborando con Gaetano Ballardini al Museo Internazionale delle ceramiche e dedicandosi fin dal 1930 alla schedatura di tutte le opere d’arte del comprensorio. Laureatosi in medicina, ebbe la condotta nel comune di Castel Bolognese, ove nel dopoguerra stabili la sua residenza, ricavando dalle mura e dalla ricostruzione di un torrione un’abitazione che aveva arricchito di opere d’arte, di volumi e di un importante archivio storico.
Ispettore onorario alle antichità, ebbe l‘incarico di predisporre il primo inventario dei beni culturali della provincia di Ravenna e successivamente di quella di Ferrara. E’ stato uno dei primi soci di Italia Nostra. Una sua iniziativa relativamente recente è l’aver promosso la campagna fotografica dei beni artistici.
Ha lavorato instancabilmente, segnalando gli abusi, le manomissioni e gli abbandoni delle opere d’arte di tutta la Regione. “Era dotato di memoria ferrea e istinto vivissimo, -ha scritto di lui Il Piccolo di Faenza (17.2.84)- per cui i riferimenti e i collegamenti storici gli erano immediati e le scoperte frequenti. Il suo carattere personale lo portava spesso ad assumere toni polemici, ma la polemica gli fioriva come espressione della sicurezza culturale e della lunga esperienza diretta dei prodotti storici dell’arte. Scriveva in uno stile fantasioso, ricco di aggettivi fascinosi e metafore colorite, talora perfino involuto per effetto dell’empito informativo, quasi preso dal dubbio di non essere compreso fino in fondo”.
Ha sostenuto difficili battaglie contro quanti si trovavano affidata alla loro incompetenza la tutela del patrimonio artistico. Ricordiamo, tra gli altri, l’intervento per la salvaguardia del Teatro Rossini di Lugo e contro la deprecata demolizione della chiesa di Boccaleone, l’interessamento e gli studi per la Pieve di Argenta. Ha contribuito a mettere in luce il grande pittore Felice Giani e ha studiato attentamente l’arte ceramica, valorizzando in particolare le opere del faentino Melandri.
Ha sorvegliato attentamente anche le chiese e i principali monumenti di Castel Bolognese, che ricorderà con particolare gratitudine l’interessamento per la salvezza e il recupero del quattrocentesco Molino di Scodellino.
Ha pubblicato i risultati delle sue continue ricerche su numerosi saggi, ispirati a rigoroso metodo scientifico, molti dei quali sono apparsi sulle più importanti riviste romagnole e su pubblicazioni specializzate. Era in stretto contatto con i migliori studiosi d’arte italiani come Venturi, Longhi, Salmi, Berenson, Ragghianti, Arcangeli, Zeri e Volpe. Ultimamente preparava una pubblicazione sulla pittura romagnola del ‘300, uno dei settori in cui aveva raggiunto particolari e insuperabili competenze.
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Tratto da “Vita castellana” n.1, gennaio-marzo 1984.
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