Lino Pasotti, un’amicizia lunga quasi sessant’anni
di Paolo Grandi
17 febbraio 2023
Ci eravamo conosciuti nelle aule della scuola elementare; lui scolaro di mio padre Tristano frequentava la quinta elementare, io la prima. Tuttavia mio padre aveva coinvolto i suoi alunni e me in una raccolta di figurine, se non ricordo male a carattere storico relative all’Impero Romano ed a ricreazione o alla fine delle lezioni salivo nella grande aula d’angolo di levante per fare gli scambi: non solo con lui ma con i suoi compagni, tra i quali Jader Dardi, Oreste Diversi, Ennio Nonni, Ubaldo Bagnaresi, Michele Pisotti, Roberto Muccinelli ed altri.
Fuori da scuola, negli anni successivi, lo incontravo in Parrocchia, ma anche a casa sua ove mi recavo con la mia mamma in quanto la mamma di Lino aveva la macchina plissettatrice, per operare le pieghe sulle gonne dell’epoca. Poi nell’adolescenza alle riunioni della Gioventù Studentesca dove piano piano mi riavvicinai a lui per la curiosità di saperne di più sulla storia della nostra chiesa. Ancora, un amico comune, il Professor Stefano Borghesi, volle invitarmi a presenziare alle riunioni della Democrazia Cristiana soprattutto per collaborare al periodico “Vita Castellana” e lì lo incontrai di nuovo: il suo corpo robusto, la non eccessiva altezza, il viso tondo e la sigaretta perennemente accesa; seguirà per anni il borsello sotto il braccio. Lino, ottenuto il diploma di ragioniere, lavorava già alla COFRA ma la sua frequentazione con personaggi di alto spessore come il dottor Antonio Corbara ed i sacerdoti don Antonio Garavini e don Alessandro Pompignoli, oltre al duo Giovanni Scardovi, Cavurì e Tino Biancini lo avevano plasmato quale profondo conoscitore dell’arte e della storia delle chiese di Castel Bolognese nonché alla conoscenza delle liturgie legate alle festività maggiori del paese. Ma il suo impegno per Castel Bolognese non si fermava qui. Su suggerimento dell’allora assessore Giampietro Brunetti fu nominato rappresentante del Sindaco all’interno del Consiglio dell’Associazione Pro Loco, incarico che lasciò col cambiamento politico della Giunta nel 1975. Lino però non lasciò la Pro Loco divenendone Segretario e su sua indicazione quel Consiglio mi chiamò l’anno successivo per ricoprire quell’incarico rimanendo Lino quale Cassiere dell’Associazione. Cresciuto, sul lavoro, in una cooperativa, ne respirò lo spirito e fu tra i soci fondatori della Cooperativa “la Famiglia” di cui fu per lungo tempo Consigliere poi Presidente. Lasciato il lavoro alla COFRA, entrò alla CARMI a fianco di Severino Sangiorgi e qui, appassionato di sistemi meccanografici, i “nonni” dei computer e poi di informatica che all’epoca muoveva i primi passi, la introdusse sia alla CARMI che alla Cooperativa “La Famiglia” ove assieme tenevamo la contabilità anche della Associazione Pro Loco.
Era questo il periodo nel quale, ricostituito il Circolo Parrocchiale, ne eravamo tra i più assidui frequentatori ed organizzavamo spesso gite domenicali a quattro: lui, Valerio Brunetti, Stefano Borghesi ed io, a cui successivamente si aggiunse la fidanzata poi moglie di Valerio Nadia Ragazzini ed altri amici, ove al di là delle visite culturali l’obiettivo era di trovare la “bettolaccia” ove avessimo mangiato bene ed il giudizio sul pranzo era dato soprattutto, dalla quantità di dolce servito! E ciò nonostante Lino era anche tra i più assidui donatori AVIS! Mi sovviene a questo punto un ricordo: con la “banda dei quattro” eravamo andati in gita a Palmanova, città anche piena di caserme e di una scuola della Guardia di Finanza. A pranzo Lino, che era espertissimo fiscalista e tributarista, ci illustrava una novità sull’IVA introdotta nei giorni precedenti. Chissà, forse il ristoratore sentendo quei discorsi ci scambiò per funzionari della Tributaria o per allievi della Finanza, fatto sta che ci cascò lo sconto e l’ammazza caffè gratis a fine pranzo! Indimenticabili anche le domeniche passate assieme alle famiglie Sangiorgi e Brunetti, sempre con Stefano Borghesi presente nella casa sopra Casola Valsenio per la strada di Settefonti.
Come Presidente della Cooperativa “La famiglia” acquistò ed aprì la nuova e più decorosa sede di Via Contoli. Indimenticabile la frase di Paolo Bassi, funzionario dell’allora Cassa Rurale il giorno dell’inaugurazione: “Tu pé ut geva semper: Fatt una Fameja, fatt una Fameja; t’at tla sì pù fata nòva….”
Negli anni ’90 del secolo scorso Lino raggiunse l’apice lavorativo diventando amministratore delegato della “Nuova Pesci” poi della “Nuova Copma”, tuttavia senza il successo sperato.
Seguirono alcuni anni nei quali Lino, alla ricerca di un nuovo lavoro, rimase alquanto isolato e, attraverso il nascente mondo di Internet, riuscì finalmente a trovare non solo il nuovo impiego ma anche una relazione affettiva stabile della quale forse aveva sentito la necessità dopo aver per anni dedicato la sua vita agli altri senza averne avuto sufficiente riscontro, specie dopo le disavventure lavorative. Il costo di questa nuova vita però fu quello di lasciare definitivamente Castel Bolognese e fu sicuramente sofferto. Tuttavia nella nuova realtà lavorativa di Roma ed in quella affettiva di Bracciano aveva ritrovato la sua precedente serenità. Il cordone ombelicale con Castello non venne reciso del tutto: finché fu in vita la mamma furono frequenti i suoi viaggi, poi anche la salute iniziò a presentargli il conto e si fecero frequenti le visite mediche, non fidandosi lui della alquanto sgangherata sanità laziale, ed in queste occasioni non trascurando di far visita agli amici, gli stessi che poi ne ricambiavano un saluto a Bracciano o a Roma. Ma il legame più forte con Castel Bolognese è rimasto negli anni questo sito di cui è stato uno dei primi estimatori ed uno dei più assidui lettori.
Oggi di lui non ci resta che il ricordo, nella speranza che tra i più abbia ritrovato quei maestri che gli insegnarono l’amore all’arte e al bello per il quale è rimasto fedele tutta la vita.
Una curiosità: mentre Lino frequentava le scuole medie, padre Albino Varotti, allora professore di musica, organizzò un pullman di scolari, tra i più intonati e li portò ad Assisi per registrare “Il coprifuoco”, inno comunale di Assisi. Anni fa ne trovai un disco proprio nella città di San Francesco e lo comprai, ma fu Lino a dirmi che tra quelle voci vi era anche la sua! Da oggi quel disco lo ascolterò con ancora maggior affetto.
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