I Burdell d’la Pés d’prèma d’la Guèra
di Maria Landi
Questa frase, che sembra un gioco di parole senza significato ricorda un evento capitato quasi per caso qualche tempo fa. Tenterò di spiegare il significato e il perché di questa frase nata per gioco.
Era il martedì sera e si stavano concludendo le feste della Pentecoste 1986. Dopo l’ultima processione in notturna, che chiudeva anche quell’anno la festa e la sagra più importante del paese, si teneva in piazza un concerto della banda che aveva suonato durante le processioni. Come tanti altri ascoltavo i suonatori che si ingegnavano a far meglio che potevano per accontentare un pubblico poco esigente. A un tratto venni avvicinata da un’amica d’infanzia, Lina Castellari la quale mi parlò di un’idea che le frullava in mente da quando era morto suo padre poco tempo prima. Intendeva onorarne la memoria rintracciando coloro che avevano abitato al Ponte del Castello prima che la guerra cancellasse tutto, costringendoli ad emigrare altrove. Intendeva incontrare costoro per fare insieme una grande rimpatriata. Mi chiese se potevo aiutarla a realizzare questo suo sogno.
Pensai un po’ a quell’idea peregrina e aggiunsi il mio pensiero nato lì per lì. Noi due eravamo state bambine di un tempo, cresciute entrambe all’ombra del minuscolo campaniletto a vela di Santa Maria della Pace. Perché non allargare a tutti i parrocchiani di un tempo la sua strana idea di rimpatriata? Per esempio io non avevo conosciuto molti degli abitanti dei grandi caseggiati di via Gradasso e di quel tratto della via Emilia vicino al Ponte, che allora traboccavano di persone che ora sarebbe stato difficile ritrovare. Gli abitanti della campagna erano noti, li conoscevo tutti. Lina era elettrizzata da questa nuova idea e mi pregò di cominciare a far qualcosa. Avevo accettato senza pensarci troppo, salvo poi pentirmene quasi subito. Da dove si poteva cominciare? Pensai di chiamarla per rinunciare a quanto promesso. Ora non dovevo pensarci più. La settimana successiva avrei deciso cosa fare. Sotto l’ombrellone al mare, la domenica dopo, mentre mi annoiavo come al solito, presi carta e penna e cominciai la mia indagine e strada dopo strada, famiglia dopo famiglia percorsi tutta la parrocchia. Di ogni gruppo famigliare scelsi i nomi dei più giovani che avevano vissuto la prima parte della vita alla parrocchia della Pace. Quanti eravamo! Fui impressionata dalla quantità dei nomi che stavo scoprendo. Avevamo preso in considerazione i nati dal 1920 fino al 1940.
Portai il mio elenco a Lina, la quale era risalita a molti degli antichi abitanti spazzati via dalla tremenda bufera bellica. Aveva coinvolto nella vicenda alcuni ex-ragazzi interessati e che avevano approvato la proposta purché non dovessero partecipare all’organizzazione dell’evento.
Alla fine ci trovammo in sei, quattro uomini e noi due a rappresentare le donne. Pomposamente ci chiamammo “Comitato Organizzatore” e cominciammo a discutere, senza sapere da dove partire. L’entusiasmo della Lina era alle stelle, già immaginava il successo che avrebbe avuto questa rimpatriata. Ora avevamo molti nomi e indirizzi, ma nessuna delle persone lontane era stata interpellata. Parlandone con gli amici si capiva che la cosa poteva andare in porto. Si decise allora di contattare tutti per posta, per avvertirli dell’iniziativa e chiedendo un risposta, qualora fossero interessati. L’incarico naturalmente venne affidato a me che dovevo fungere da segretaria per ogni evenienza.
Lina era colei che rappresentava l’impresa mettendoci la faccia. Poi c’era il maestro Sauro Montevecchi che conosceva tipografi e stampatori e aveva dimestichezza con lo scrivere. Venivano poi Domenico Nenni, Carlo Pirazzini e Luciano Landi, i quali sarebbero stati pronti mano a mano si presentava il bisogno. In una prima riunione sconclusionata, tenuta a casa mia senza sapere minimamente se la cosa sarebbe andata avanti, venne coniato quel gioco di parole, quello slogan che si ricorda ancora adesso: “I Burdell d’la Pés d’prèma d’la Guèra”.
Partirono centinaia di lettere dirette in ogni angolo del paese, dove erano approdati i profughi della Pace nei lontani anni di guerra. Contattammo pure coloro che col crescere degli anni, col lavoro lontano e con la creazione di nuove famiglie avevano cambiato città. Molti risposero all’appello con entusiasmo, dando all’istante la loro disponibilità. La risposta più commovente arrivò da Isernia da Luigia Ancarani, un’ex casellante del ponte della ferrovia, trasferita colà per matrimonio. La “Gigina” con tanta emozione applaudiva all’iniziativa che riteneva eccezionale, ma si rammaricava amaramente di non poter partecipare. Le sue precarie condizioni fisiche non lo permettevano. Abbracciava tutti fra le lacrime e il rimpianto.
Il tempo frattanto trascorreva veloce. Arrivammo all’estate seguente. Qualcuno ogni tanto chiedeva notizie, facendoci fretta. Così la giornata tanto attesa e tanto paventata trovò la sua data.
Il 20 settembre 1987, in un radioso mattino di fine estate avvenne l’incontro tanto sognato. Il vasto piazzale di Santa Maria della Pace accolse una marea di gente festante che finalmente si ritrovava. Ci si cercava ansiosamente, qualcuno non riusciva a riconoscere qualcun altro. Grida, baci e abbracci, urla di gioia, forti emozioni, una felicità incontenibile che faceva scorrere lacrime di commozione. Quanti “a m’arcord, a t’arcurdat, quanti ricordi “scordati”, perduti nei risvolti del tempo. Persone che si conoscevano da bambini si ritrovavano oggi quasi alla soglia della terza età. Qualcuno dei più grandi aveva già settant’anni.
Una sorpresa insperata la fecero i due sacerdoti che si erano susseguiti nella conduzione della parrocchia, i quali avevano seguito i primi anni delle nostre giovani vite. Don Vincenzo Cimatti era stato con noi fino alla fine degli anni Trenta. Don Vincenzo Zannoni arrivò all’inizio del 1940 e rimase fino al 1959. Trascorse tutto il periodo della guerra sempre alla Pace. Assieme a Don Vittorio, l’attuale parroco, concelebrarono una Messa in ricordo e suffragio di tutti i Burdell che oggi non erano con noi a festeggiare, avendo già raggiunto il loro traguardo. L’elenco dei loro nomi venne letto, suscitando momenti di grande emozione.
La chiesa era gremita di persone, molte di più di quel centinaio che aveva aderito anche al pranzo che si sarebbe svolto dopo al Ponte del Castello, l’unico ristorante ubicato nel territorio della Pace. Vennero lette alcune considerazioni e ricordi scritti da Sauro per l’occasione. Sul sagrato ci attendeva il fotografo che immortalò il gruppo dei Burdell diventati grandi. La folla che aveva gremito la chiesa comprendeva amici e conoscenti, assai curiosi di assistere a questo fatto straordinario. Inoltre c’erano i nostri congiunti, non ammessi al pranzo per mancanza di spazio sufficiente nel ristorante. Allegria, ricordi e baccano tennero banco durante quest’agape fraterna. Carlo Pirazzini declamò col suo solito garbo un’esilarante zirudella.
Nel pomeriggio tutti nell’aia di Binet, da Carlo Liverani dove fra canti, giochi, scherzi, zuccherini, ciambella e vino buono si concluse questa giornata speciale, di quelle che nella vita non ce ne sono poi così tante. Arrivederci a tutti e grazie della bella giornata. “Vogliamo ritrovarci presto”, con queste scarne parole ci salutammo col magone.
Ognuno dei partecipanti aveva speso 30.000 lire che coprivano il pranzo, le spese postali, la stampa dei diversi opuscoli, il fotografo, i fiori per la chiesa e il cimitero, l’offerta per la Messa, ciambella e zuccherini. Alla fine di tutti i conti ci fu un avanzo di 80.000 mila lire. Come spenderli? Dopo un po’ di discussione e di ripensamenti espressi la mia opinione che fu accettata da tutti. La cifra eccedente sarebbe stata offerta all’Ospizio Santa Teresa di Ravenna, che ovviamente gradì.
15 settembre 1991
Per soddisfare le richieste che da diverso tempo e da diverse parti pervenivano al cosiddetto Comitato Organizzatore, fu deciso di dare il via a un secondo incontro di Burdell. Non fu necessario cercarli, avvertirli, chiedere conferma. Un passaparola sguinzagliato in giro bastò ad avvertirli tutti. A dir la verità, il tam tam era stato molto insistente, tanto che si aggiunsero ulteriori Burdell che per vari motivi non avevano partecipato al primo incontro. Invece qualcun altro, sempre per vari motivi non fu in grado di partecipare al secondo. La domenica 15 settembre 1991, dopo quattro anni esatti, i Burdell d’la Pés d’prèma d’la Guèra, si ritrovarono per il secondo raduno.
Il primo festoso incontro del mattino fu sul sagrato della chiesa della Pace, con tanto entusiasmo, emozione, allegria e magone. Seguì la Santa Messa in suffragio degli amici defunti, aumentati nel frattempo, celebrata oggi dal solo Monsignor Vincenzo Zannoni. Monsignor Cimatti aveva lasciato da poco i Burdell per raggiungere il suo ultimo traguardo. Dopo la cerimonia, tutta la brigata si trasferì a Cà d’Gatéra , alle tre Colombaie, casa momentaneamente disabitata, concessa gentilmente dal proprietario. Sotto il capannone liberato dagli attrezzi agricoli e ripulito a modo da tanti volontari entusiasti, si svolse il pranzo. Il Caminetto d’Oro, Badò, in una forma di Catering ante-litteram sfamò l’intera assemblea col condimento dell’allegria generale.
In una stanza fu allestita una mostra di fotografie messe a disposizione di chi ancora le conservava. Angela Drei, una dei Burdell si interessò dell’allestimento con perizia e buon gusto. La mostra fu un successo. I Burdell ritrovarono la loro trascorsa gioventù in quelle antiche foto ingiallite dal tempo, fra allegre risate e antichi rimpianti. Per tutto il pomeriggio fu un carosello di esibizioni, musica, canti, testimonianze, ricordi, il tutto condito da brazadèla e ven bon.
Un simpatico intervento di Gemma Utili ci fece conoscere aneddoti, allegri e tristi capitati alla Pace nel lungo arco del tempo. Si arrivò presto a sera e al momento di lasciarci, dopo aver trascorso un’altra giornata indimenticabile. Come oramai eravamo abituati, ci facemmo tante promesse, tanti abbracci, tanti arrivederci e tanta nostalgia. Poi ognuno tornò alla sua vita con qualcosa in più da ricordare.
20 settembre 1992
Non ci eravamo più confrontati da diverso tempo. Le passate riunioni si erano allontanate dai nostri pensieri. Poi Lina, la solita Lina uscì con una nuova idea. Perché non riunirci ancora? Ed ecco la sua mente rimettersi in movimento a studiare qualcos’altro. Una delle nostre ragazze, Anna Ragazzini di mestiere faceva l’accompagnatrice e guida turistica. A lei sarebbe stato affidato il compito di organizzare una gita per i Burdell, i quali per una giornata sarebbero stati ancora insieme. Fu un detto e un fatto. Avrebbero partecipato solo coloro che abitavano in zona. I più lontani, erano troppo lontani per aggregarsi.
Si partì con una corriera strapiena, cinquantanove persone allegre e festanti. La meta era stata scelta, le Ville Venete, un luogo di interesse generale. Ne avremmo visitata qualcuna, concludendo la giornata con un ennesimo pranzo sociale. La scelta non era casuale. Fra una delle Ville scelte, forse la più interessante, e noi Castellani c’era un rapporto stretto di storia antica. Un insigne abitante del nostro paese, nella sua lunga esistenza, con la sua grande capacità imprenditoriale aveva scalato le vette della scala sociale, divenendo per i suoi grandi meriti uno dei massimi esponenti della ricchezza italiana. Fra il suo immenso patrimonio immobiliare c’era pure la Villa Contarini a Piazzola sul Brenta, diventata poi Villa Camerini.
Il personaggio in questione era il Duca Silvestro Camerini, nato nel 1777 nella casa “la Ghinotta” di Castel Bolognese. Ancora adolescente parti dalla sua povera famiglia per fare il guardiano di bestie, “e Parador” nei mercati di Romagna. Cominciò a poco a poco la sua ascesa nel mondo del lavoro fino a giungere all’apice della fortuna. Camerini fu un grande benefattore. I suoi immensi profitti li usava per aiutare chi era nel bisogno.
A Castel Bolognese, suo paese natale, finanziò la creazione dell’Asilo Camerini, aiutò il ricovero di mendicità, istituì una fondazione per i tanti bisognosi del paese che ricevevano un sussidio, chiamato dalla popolazione “l’arditè d’Camarè”. Questo sussidio si è estinto con lo scombussolamento della seconda guerra mondiale. L’odierno reddito di cittadinanza è una copia del sussidio di Camerini in chiave moderna.
Durante il viaggio di andata, per tenere la comitiva allegra e attenta, Lina offrì alcuni omaggi dal suo negozio di profumeria per premiare coloro che sapevano rispondere a certi quesiti che riguardavano la nostra giovinezza: certi fatti e misfatti capitati alla Pace negli anni andati, episodi significativi accaduti durante la seconda guerra mondiale. La vittoria era di chi per primo riusciva a ricordare i vari eventi dimenticati nelle pieghe del tempo. Mi ero impegnata a scrivere queste antiche storie, anche in dialetto accorgendomi in quell’occasione che il dialetto è una lingua bellissima, basta trovare il modo di districarlo…
Visitammo poi alcune favolose e affascinanti Ville affacciate sulla straordinaria Riviera del Brenta. Naturalmente Villa Camerini a Piazzola sul Brenta ebbe tutta la nostra ammirazione e ci sembrò quasi che ci appartenesse un po’. Dopo le interessanti visite che avevano soddisfatto tutta la comitiva, approdammo alla “Beccaccia di Cornuda”, un ristorante che accontentò e saziò i nostri appetiti.
Giunse al fine anche questa giornata insolita che ci aveva fatto scoprire luoghi fantastici e fatto tornare alla memoria quel personaggio straordinario che probabilmente ognuno di noi aveva dimenticato nei risvolti della storia. Con una voglia matta di ripetere l’esperimento tornammo alle nostre case con qualcosa di nuovo da ricordare.
20 maggio 2001
Sembrava che il trascorrere del tempo avesse travolto e spento gli entusiasmi riscontrati nei tre precedenti raduni dei Burdell d’la Pés d’prèma d’la Guèra, i quali avevano suscitato emozione, contentezza, commozione. Dieci anni sono già passati dall’ultimo incontro. La lunga pausa ci ha fatto arrivare addirittura nel terzo millennio. L’inspiegabile silenzio faceva pensare che le simpatiche iniziative, gli indimenticabili “amarcord”, gli entusiastici ritrovamenti fossero finiti nel dimenticatoio.
Poi, dando ascolto a tante voci che giungevano da diverse parti, ci si è messi di buona lena per tentare di ripristinare un nuovo evento. Sfogliando i precedenti elenchi con i nomi dei partecipanti ci si è resi conto che dal 20 settembre 1987, data del primo incontro, le liste si sono molto assottigliate. Occorre quindi darsi da fare prima che il gruppo di Burdell si sgretoli ulteriormente.
Con lungimiranza qualcuno ha suggerito di includere nel gruppo anche coloro che, nati dopo il conflitto, hanno trascorso la loro infanzia e giovinezza alla Pace e al Ponte del Castello, all’ombra del risorto campanile della chiesa. Pertanto i nati fino agli anni Cinquanta o giù di lì, se lo desiderano, possono aderire ai Burdell d’la Pés de temp indrì, il nuovo slogan che ha soppiantato per forza maggiore il vecchio I Burdell d’la Pés d’prèma d’la Guèra.
La ripartenza è il 20 maggio 2001. Il primo incontro, come al solito è nel sagrato della chiesa – e non poteva essere altrimenti – con centoventi partecipanti emozionati che scalpitano. Un buon numero di nuovi Burdell, i più giovani si fa per dire, rimpolpano i ranghi. In chiesa la Santa Messa in suffragio e ricordo dei Burdell che ci hanno preceduto, il cui elenco si è notevolmente ampliato. Potenza del tempo che avanza inarrestabile. Alla fine dopo tutti i rimpianti, i saluti, i ricordi non può mancare un pranzo fraterno. Si dice che “tutti i salmi finiscono in gloria,”. Il ristorante Valsenio, dove si approda gioiosi e affamati sarà la nostra gloria. Buon umore, scherzi, zirudelle, poesie, allegria, canti e una simpatica cassetta postale dove i convenuti si sbizzarriscono a imbucare le loro lettere le quali contengono: commenti, suggerimenti, apprezzamenti, critiche, idee nuove, barzellette. La cassetta ha un notevole successo di pubblico. Sarà perché la spedizione è assolutamente gratuita, non occorre il francobollo. Buona parte del pomeriggio è impegnata a leggere la posta e a trarre ognuno le proprie conclusioni. La maggior parte delle richieste pervenute è quella di fare più spesso questi eventi. Ognuno mette i tempi che vorrebbe, c’è chi sceglie addirittura una volta all’anno. Alcune lettere vengono da Burdell impossibilitati a venire che però si associano con tanto affetto abbracciando tutti . Alla fine anche oggi si fa sera. Dopo esserci salutati, abbracciati, ringraziati per esserci, con un arrivederci presto, ognuno si avvia verso la sua vita consueta, forse sperando veramente di rivederci ancora tutti insieme.
Ricordi dell’incontro del 1987 (dagli archivi di Maria Landi e Maria Montanari)
Ricordi dell’incontro del 1991 (dagli archivi di Maria Landi e Maria Montanari)
Video dell’incontro del 1991 (si ringrazia Francesco Minarini)
N.B. pubblichiamo il video ritenendolo di interesse e pensando di fare cosa gradita a chi riconoscerà familiari o amici scomparsi da tempo. Siamo pronti a toglierlo dal nostro canale youtube se qualcuno si sentisse offeso dal suo contenuto
Ricordi della gita del 1992 (dagli archivi di Maria Landi e Maria Montanari)
Ricordi dell’incontro del 2001 (dagli archivi di Maria Landi e Maria Montanari)
Video dell’incontro del 2001 (si ringrazia Francesco Minarini)
N.B. pubblichiamo il video ritenendolo di interesse e pensando di fare cosa gradita a chi riconoscerà familiari o amici scomparsi da tempo. Siamo pronti a toglierlo dal nostro canale youtube se qualcuno si sentisse offeso dal suo contenuto
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